Interessante siparietto sulla copertura digitale dell’Italia facilmente risolvibile – dicono – attraverso un accordo fra Musk e Meloni. Starlink, l’accesso via satellite di Musk, a prezzo calmierato (10 euro al mese rispetto ai 50 del costo attuale) con il benestare della nostra presidentessa del consiglio. Due temi: uno tecnologico e uno culturale.
Quello tecnologico: nessun paese – per ovvie ragioni – basa la propria infrastruttura digitale su una connessione via satellite proprietaria. Quello culturale, ben più importante: Musk ha dato prova di grande intenzionale commistione fra servizi fisici di infrastruttura di rete e contenuti. Lo ha fatto durante l’invasione russa in Ucraina ma anche in altri ambiti meno drammatici. Twitter, per esempio si è rapidamente trasformata in una macchina di propaganda di qualsiasi idea reazionaria e fascistoide disponibile sul mercato e questo è avvenuto prima ancora che per ragioni ideologiche dei suoi utilizzatori (quando non sono bot) per scelte di piattaforma chiaramente orientate dal suo proprietario. In tempi più ingenui degli attuali si suggeriva di non confondere contenuti e infrastrutture: oggi una simile idea è diventata davvero difficile da applicare (il fornitore di contenuti è spesso anche il fornitore di connettività). Quanto al ruolo di Giorgia Meloni in una simile vicenda può essere variamente inteso: da una forma di prevista ignoranza personale su un tema complesso a quella di una sostanziale complicità con il suo impresentabile amico di serate. Più probabilmente entrambe le cose assieme.

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