Ovviamente non sono scemo del tutto e spero che Genna con questa storia ci stia sottilmente giocando………
L’ermeneutica del testo, cioè, nella sua dinamica di comprensione ed esplicitazione del senso si attua in base a operazioni differenti. Gli abiti pragmatici dell’interpretazione mutano e l’effettuazione del significato, la sua concreta produzione, accade nell’ambito ermeneutico in relazione a un nuovo contesto. In altri termini si potrebbe parlare di un’ermeneutica radicale e performativa, di una “ermeneutica dell’ermeneuticaâ€, ovvero della necessità di mostrare come le condizioni di possibilità della prassi del comprendere mutano in relazione al frame tecnologico nel quale l’interpretazione viene a essere praticata. Se il passaggio alla scrittura elettronica mediante la traduzione del testo nel formato digitale modifica le condizioni strutturali di fruizione del testo, siamo allora già in presenza di un dispositivo in grado di trasformare le condizioni di possibilità immanenti all’evento interpretativo.
Gennaio 30th, 2005 at 13:40
viva la supercazzola! ,-)
Gennaio 30th, 2005 at 13:49
qui leggendolo due risate ce le siamo fatte. :)
sottilmente?
Gennaio 30th, 2005 at 14:15
per scrivere le ultime due righe che hai scritto, è evidente che non segui Genna con assiduità (senza entrare nel merito della questione)
Gennaio 30th, 2005 at 14:57
vero vero, mi tengo a prudenziale distanza dal grande scrittore……;)
Gennaio 31st, 2005 at 04:28
Ora che ho letto, anziché solo una scheda di presentazione, l'introduzione o qualche stralcio, un intero capitolo, proporrei la candidatura di Igino Domanin e Paolo D'Alessandro per il Premio IgNobel 2005.
Addurrei come motivazione, oltre al linguaggio involuto e al periodare denso, forse parzialmente giustificabile in un testo specialistico (ma Apogeo non lo presenta come tale) alcune chicche; aver citato Derrick De Kerckhove dimostrando nel paragrafo successivo di non aver compreso (o di non condividere) l'accezione utilizzata per il termine "realtà virtuale", dando per acquisita un equazione ( scrittura elettronica = realtà virtuale ) non solo poco condivisibile, ma anche indimostrabile.
Inoltre, i temi trattati, per quanto interessanti, risultano appesantiti non solo da arditi – e talora bruttini – neologismi (es.: brainframe) ma anche dall'uso improprio di termini tecnici, utilizzati dalla scienza dell'informazione in maniera del tutto differente e in altri contesti, che fanno supporre che gli autori non abbiano approfondito adeguatamente una disciplina ( un intero settore dello scibile ) a loro estraneo sottovalutandone l'importanza, in nome di un presunto primato della filosofia sulla teknè, che già dopo Cartesio non trova più riscontro nel pensiero scientifico.
Gennaio 31st, 2005 at 04:43
Sotto intendevo scrivere "un'equazione", by jove, m'è sfuggito l'apostrofo.
Inoltre mi permetterei di consigliare a chiunque voglia difendere le posizioni di Domanin e D'Alessandro circa l'etica della scrittura elettronica, di leggere prima almeno due testi: "L'atto della lettura" di Wolfgang Iser ed "Esperienza estetica ed ermeneutica letteraria" di Hans Robert Jauss, entrambi editi in Italia dalla Società editrice Il Mulino. Il primo l'ho letto mesi fa e lo giudico un capolavoro, il secondo lo sto leggendo in questi giorni e nonostante il titolo, è un testo chiaro, interessante e di agevole e piacevole lettura, almeno per me.
Gennaio 31st, 2005 at 05:24
"da arditi – e talora bruttini – neologismi (es.: brainframe)"
brainframe è un neologismo di De Kerckhove. sta nel titolo di uno dei suoi libri più famosi.
contenti voi…
Gennaio 31st, 2005 at 05:49
A proposito di scrivere difficile, dovresti dare un'occhiata ai saggi di Heidegger ed alle prefazioni del professor Angelino, edizioni Il Melangolo. Se ti capitano sotto mano in libreria fallo, ne vale la pena, più che altro per capire su che testi ci tocca studiare a Lettere e Filosofia.
Gennaio 31st, 2005 at 07:03
Pur apprezzando la lucidità di pensiero e la chiarezza nell'esposizione di De Kerckhove ( ma senza condividerne molte delle conclusioni, che troppo risentono del pensiero del suo maestro, Marshall McLuhan ) continuo a trovare bruttini i neologismi da lui coniati: non solo quello citato, che (al plurale) era il titolo di un suo libro di una quindicina d'anni fa, ma anche termini come hypertinence e cybercection.
Della stessa scuola apprezzo abbastanza Nicholas Negroponte, con lo stesso tipo di riserve. M'è piaciuta molto una sua frase, spesso citata, quando dovendo spiegare durante un'intervista cosa fosse il cyberspace ( neologismo che invece mi piace ) disse all'interlocutore "Ecco, è il posto dove sono in questo momento tutti i suoi soldi, esclusi i contanti che ha in tasca".
Ad una scuola di pensiero simile appartiene Gianni DegliAntoni, che ho conosciuto nel '92 quando venne come ospite ad un convegno organizzato da un'associazione di cui facevo parte, e del quale ho apprezzato l'eloquenza e la passione visionaria.
Mentre concordo con Giuseppe Genna quando scrive (su Clarence) che il fatto che Carlo Sini, cercando di difendere l'approccio umanistico alla "nuova realtà " dalla supposta aggressione neoscientista e positivista, "abbia invocato, dopotutto, un'ermeneutica dell'ipertesto è abbastanza significativo del fatto che non ha compreso a fondo di che cosa si stia parlando."
Gennaio 31st, 2005 at 07:19
Visto che ancora non l'ha fatto nessuno, è opportuno ricordare che il vero ispiratore della prosa dei Nostri sembra essere Petrolini: Se l'ipotiposi del sentimento personale, prostergando i prolegomeni della mia subcoscienza, fosse capace di reintegrare il proprio subiettivismo alla genesi delle concomitanze, allora io rappresenterei l'autofrasi della sintomatica contemporanea che non sarebbe altro che la trasmificazione esopolomaniacaÂ…
Gennaio 31st, 2005 at 08:52
E' indubbiamente un testo specialistico, fatto più per i filosofi che per gente che "ne sa di internet", di conseguenza proprio non capisco dove sta il problema su una presunta incomprensibilità del testo (anzi ci tolgo il "presunta" é incomprensibilità effettiva per me che ho una preparazione filosofica liceale, ma magari per un "addetto" é un testo chiarissimo).
Poi ditelo che volete prenderlo per il culo, che mi rendo conto che é divertente :)
Gennaio 31st, 2005 at 15:03
Un testo per filosofi edito da Apogeo? Suvvia…
Gennaio 31st, 2005 at 16:17
Alessio: é esattamente lì il problema.
Gennaio 31st, 2005 at 16:20
e aggiungo un pezzo trovato su Quintostato (che a me dà noia ma che immagino abbia i suoi estimatori) :
Scopo del volume, edito da Apogeo, è interpretare filosoficamente il senso dell’esperienza culturale che emerge nel contesto interattivo e virtuale proprio dei nuovi media. Nel testo, dopo una prima parte teoretica e una seconda di documentazione, è presentato il laboratorio telematico Hermes_Net, una sperimentazione di ricerca e di didattica universitarie: si tratta della proposta, su materiale cartaceo, di un ipertesto frutto di scrittura cooperativa, realizzato con un’elaborazione avvenuta on line.
Febbraio 1st, 2005 at 08:24
Libro interessante, forse un po' banale in alcuni passaggi. L'autore tende a semplificare il processo di conoscenza e lo scambio di informazione tra il cittadino utente e l'ambiente che lo circonda. Nessun accenno alla ricerca dell'informazione nella realta multimediale di oggigiorno