Da mesi c’è agitazione nei confronti delle piattaforma digitali da parte di quanti, per professione, impegno civico o propensione personale, si preoccupano dei temi della democrazia digitale. Inizialmente la domanda riguardava Twitter, rapidamente trasformata da Elon Musk in grossolano strumento di propaganda reazionaria. Abbandonare Twitter per non essere utilizzati (o molto più spesso marginalizzati) dalla macchina disinformativa, magari migrando verso social network più consoni, oppure restare e combattere in nome della verità? A Twitter si stanno velocemente accodando le piattaforma di Mark Zuckerberg, altri come Google e forse Apple si avvicineranno, vista l’enorme quantità di denaro che Trump sta per riversare dentro i progetti di intelligenza artificiale americani. Oggi una seconda ondata di attori dell’universo informativo si domanda se e quando abbandonare Facebook o Instagram, altri ancora si domandano cosa chiederà Trump in cambio della riapertura di TikTok. Si tratta di discussioni molto spesso dai tratti encomiabili ma totalmente irrilevanti da quello operativo. Il discrimine è stato molti anni fa, quando una quota rilevante della popolazione mondiale ha scelto le piattaforme sociali come proprio confortevole luogo di residenza. Quella enorme massa di individui è la posta in palio: persone che mai si domanderanno come mai Le Monde abbandoni i social network per fare sentire la propria voce, finalmente libera da condizionamenti, dalle pagine del proprio sito web, o dalle profondità di uno dei tanti piccoli social network irrilevanti di cui si parla da tempo come alternativa possibile.
Il dado è tratto, essere o non essere sui social cattivi è oggi del tutto irrilevante. Rimanere o andarsene cambia qualcosa solo in termini di personale autostima. Con la quale notoriamente non si pagano i conti. Immaginare di poter ricevere la propria meritata attenzione fuori dalle piattaforme dominanti, o peggio immaginare di poter trasformare Mastodon in una Facebook meno corrotta è un pensiero davvero tenero e ingenuo.
Oggi l’intera Internet delle piattaforme social assomiglia a certi gruppi Facebook di una volta che raccoglievano migliaia di iscritti occupandosi di temi notoriamente popolari (calcio, donne, motori, attori del cinema, ecc) per poi cambiare nome occupandosi d’altro.
I social stanno cambiando nome, alla grande maggioranza dei suoi iscritti non importerà più di tanto.