Molte discussioni degli ultimi giorni, a cavallo fra il festival di Sanremo, le trasmissioni Rai domenicali, le discese in campo di chiunque (cantanti, politici, opinionisti vari) esposte sui giornali e sui social, tutte le parole di tutta questa gente che si esprime su Israele e la questione palestinese, spingono il pensiero nella medesima direzione. Quella di una sostanziale acquisita incapacità non solo ad un argomentare degno della complessità delle cose (non una novità) ma anche – e questa mi pare di più una caratteristica recente – ad una diffusa disumanità di fondo. Un essere disumani molto spesso orgogliosamente ostentato, espressione di quanto la misura sia colma, necessario baluardo e risposta ad altre ben peggiori disumanità. Ecco nulla come questo tratto comune alla maggioranza delle posizioni acquisite su una simile tragedia racconta quanto siano miserabili i tempi in cui viviamo. Perfino la breve frase “Restiamo umani”, anche quando sussurrata sottovoce in luogo pubblico, viene oggi esposta alle critiche e ai distinguo dei peggiori. Che sono tanti e ovunque e abitano trionfanti questo povero Paese.
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Febbraio 16th, 2024 at 10:22
Di là (a Gaza) un re nudo in tutto il suo disumano orrore.
Di qua (nel mondo degli umani) manganelli e tanto umano silenzio: perchè nessuno veda, nessuno capisca, nessuno dica, nessuno sussurri. Perché nessuno turbi il re.
Febbraio 19th, 2024 at 19:03
Gli umani si uccidono fra loro per un dio diverso, per un colore della pelle, per ideologia, per invidia, per denaro, a volte solo per noia o per uno sguardo. Gli altri animali, no. Restiamo umani ?