Giuseppe De Rita sul Corriere della Sera di qualche giorno fa metteva in guardia i lettori sul “dominio dei pareri personali”.

L’articolo si intitola “La potenza dell’opinione, inarrestabile e preoccupante“.

Vale la pena leggerlo secondo me per due motivi. Il primo è che l’argomento è interessante e certamente attuale, il secondo è che il pezzo di De Rita non ci aiuta troppo ad approfondirlo.

La sottolineatura dei tempi presenti che sono peggiorati rispetto al passato, che è la parte più trasparente dell’articolo, la possiamo saltare: De Rita ha 89 anni e – ci informa – esprime opinioni sui media dal 1976. Va detto che questo articolo non fa eccezione. La domanda per il sociologo, l’unica davvero interessante che potrebbe darci una mano in una discussione del genere, resta così inevasa e sarebbe questa:


le opionini personali, le presunte verità senza dati sono in aumento o no? E se sono aumentate di numero hanno effetti differenti sulla società nel suo complesso oppure no?


L’opinione di De Rita penso sia che sì, aumentano e sono destinate a perturbare la discussione pubblica, ma nell’articolo non c’è alcun dato che sostenga una simile tesi.

De Rita si tiene poi a distanza dall’interpretazione più banale fra quelle disponibili al riguardo, quella cioé che l’opinionismo sia una conseguenza del proliferare degli ambienti digitali. Intelligentemente dice che “l’effetto finale del dominio dell’opinione attua una trasfigurazione in basso e banale della realtà” ma non specifica dove e come tutto questa accada. Anzi l’unico accenno pratico lo riserva ad una pratica leggermente desueta ma certamente non digitale:


“Basta comprare al mattino un quotidiano e si rimane colpiti dalle prime pagine piene di riferimenti che annunciano tanti articoli interni, quasi tutti legati a fatti d’opinione, personaggi d’opinione, a polemiche d’opinione…”


Così un’altra domanda per i sociologi in sala potrebbe essere:

il proliferare di tante differenti opinioni sui media è una conseguenza della nuova “abitudine” digitale all’opinione per tutti o è una deriva autonoma della discussione pubblica e dell’informazione in genere?

De Rita sostiene che:

Non c’e dato comunque di sapere (visto che pochi lo studiano) dove potrebbe portarci la progressiva potenza dell’Opinione, un fattore fra l’altro più subdolo e sfuggente dell’immaginario visivo dei nostri padri.



Poiché non possiamo sapere – sembra di capire – l’unica cosa che potremo fare sarà aggiungere un’altra opinione al flusso ininterrotto delle opinioni. L’esatto opposto del lavoro del sociologo.

Un commento a “A mio personale parere”

  1. layos dice:

    Io ho letto l’articolo con interesse, per essere stato segnalato su Il Post e devo dire che mi ritrovo molto in quel che De Rita scrive, soprattutto riguardo al fatto che le persone tendono ad innamorarsi delle proprie opinioni e poi si arrampicano su qualunque specchio anche quando si dimostrano errate.

    Per esempio (non per essere banali, ma solo perché è attualissimo) tutti quelli che hanno elogiato Putin per essere un grande, avveduto ed illuminato leader o eludono l’argomento o fanno figure meschine oppure dicono che “Putin è cambiato”. L’unico del quale ho letto abbia detto “lo stimavo ma evidentemente mi sbagliavo” è stato niente meno che Albano Carrisi.

    Io credo che non ci sia niente di male ad esprimere opinioni e al vedere che proliferano e generano dibattito (io stesso in questo momento ne sto esprimendo una, del tutto trascurabile).

    Quella che dovrebbe crescere invece è la cultura per cui se prima pensavi A e poi leggendo, studiando, confrontandoti inizi a pensare B, è una cosa buona e giusta, è anzi una cosa fighissima.

    Le proprie opinioni, a differenza dei fatti che non mutano, non sono totem, sono fatte apposta per essere cambiate, senza temere di passare per incoerenti. Uno incoerente è qualcuno che cambia opinione per interesse, per contingenza, perché in quel momento gli fa gioco così.

    Per esempio passare dal ritenere che si possa girare armati e sparare alla gente che ti ruba in casa a dire che “l’uso delle armi è sempre condannabile ed esecrabile” quando in casa non ti è entrato un ladro ma un esercito ostile, mi sembra un bell’esempio di cambio di opinione paraculo e interessato.