Non conoscevo Mattia Torre. Non so granché di TV, della serie TV Boris ho sentito parlare molte volte in questi anni – in genere molto bene – senza averla mai vista. Non so nemmeno di cosa tratti. Non ho visto La linea verticale: anche lì stessa storia, ho letto ottimi commenti dai miei contatti in rete ma non mi ha mai incuriosito abbastanza. Ricordo di aver pensato che il titolo era bellissimo (sono molto sensibile ai titoli) ma il tema ospedaliero (e il dolore e la morte) la allontanava da me.

Ieri ho letto questa cosa scritta da Mattia Torre a proposito de La linea verticale e l’ho trovata formidabile, drammatica e toccante. Ho riconosciuto lì dentro il grande talento che difficilmente capita di incrociare in giro. Eppure di lui non sapevo niente. Come era stato possibile? mi sono chiesto.

Forse – ho pensato – è perché Torre scriveva prevalentemente per la TV che è un luogo che non conosco. Se La linea verticale fosse stato un libro e basta magari ci avrei fatto caso.

Eppure mi sono reso conto che molte persone che seguo ogni giorno e che stimo per le cose che scrivono in rete, conoscevano Torre perfettamente.

Ci vuole una grande forza per scrivere dei propri mali. Serve una forma di destino inevitabile al proprio fianco – l’ossessione della scrittura – un destino verticale al quale semplicemente non sarà possibile sottrarsi. Quella forma di identità fra l’arte e l’uomo, che spesso soltanto nei più grandi rimane inossidabile ad ogni situazione: Torre evidentemente ce l’aveva. Penso a Bolaño, per esempio, e alle sue ossessioni di scrittura a pochi giorni dalla morte. Tuttavia questo non è sufficiente: anche i cattivi scrittori (la grandissima maggioranza) scrivono delle proprie cose e immaginano di trasformarle in canone. Altri – semplicemente – grandi o piccoli, di fronte ai disastri improvvisi della propria vita, rinunciano. Io rinuncerei.

Così oggi pensavo che forse guarderò le cose che Torre ha scritto in questi anni, anche se trattano temi che magari avrei lasciato perdere. Ma prima ancora mi sono chiesto come mai, una volta di più, il talento e la capacità visionaria di chi sa comporre il racconto, specie quando, come in questo caso, è faccenda di cultura popolare, serie TV e vita di tutti, oltretutto in un formato italiano, vale a dire prodotto della nostra migliore identità culturale, depurata dai soliti se e ma che separano la cultura alta da quella bassa, come mai – pensavo – tutta questa meraviglia continui a rimanere seppellita nelle chat e nei sottintesi fra addetti ai lavori (era il migliore di tutti hanno scritto in molti a titolo di privato necrologio).

Mi stavo chiedendo come mai, nei siti web e sui quotidiani di carta italiani, invece che la foto enorme di Francesco Saverio Borrelli, un magistrato importante di vent’anni fa morto ieri, non ci fosse oggi quella di Mattia Torre. Abbastanza sicuro che un simile ipotetico cambio di scaletta nella priorità delle notizie sarebbe per noi e per il nostro futuro un grande salto in avanti.


5 commenti a “In memoria di un autore a me sconosciuto”

  1. Eugenio Ciccone dice:

    In realtà per alcune ore è successo, con tanto di grande foto in primo piano, prima della morte di Borrelli, sia su corriere che su Repubblica Me ne sono stupito, non capita spesso per un autore televisivo ma Torre lo meritava e tra chi bazzica la rete e il mondo della TV era davvero un nome importante, un talento riconosciuto.
    Boris è la cosa più strafottente, ironica, imprevedibile che la TV ha partorito nell’ultimo decennio per fare satira su se stessa, recuperala e goditela appena puoi.

  2. Lele dice:

    “un grande salto in avanti” sarebbe stato vedere Torre in prima pagina da vivo.

  3. marcell_o dice:

    uno dei miei fratelli mi ha passato – anni fa insieme ad altre cose – tutte le stagioni di Boris, altrimenti boh…
    un indice di civiltà sarebbe stato averle viste in prima serata su una delle reti principali e poi averne letto commenti sui quotidiani…
    in ogni caso, la cosa migliore di Boris forse era proprio la scrittura, la sceneggiatura che – mediamente – è proprio la parte più debole di quasi tutti i film e serie tv italiani

  4. Teodora dice:

    Conoscevo il talento di Torre perché ho visto Boris. Il senso dell’umorismo estremo (alle volte ridevo tanto da farmi venire il mal di stomaco) rendeva Torre un autore di nicchia. La prima cosa che viene a mancare in un Paese che si impoverisce culturalmente è il senso dell’umorismo. Viceversa la prima cosa che si impone è l’ironia becera.

  5. Fabrizio dice:

    Adoravo e tuttora ripasso Boris.
    Mi è piaciuta molto buttafuori, miniserie che puoi recuperare su RayPlay.
    il film Ogni Maledetto Natale, la seconda parte è più fiacca, la prima è stupenda.
    Non avevo colpevolmente visto la linea verticale, recuperata in sua morte, molto bella, riconoscibile la sua mano e molte sofferenze vissute di persona o con miei cari in ambedue le loro facce terrificanti ed ironiche.
    Se un giorno vedrai qualcosa scrivine, sarei curioso di sapere le tue impressioni.
    Perdersi Boris è un vero peccato ma sono 3 stagioni + un film, la linea verticale è molto più facile da digerire.