La storia è vecchia ma merita di essere riassunta. Negli ultimi 20 anni il quotidiano Il Foglio ha incassato a vario titolo finanziamenti pubblici per oltre 50 milioni di euro. Come è stato possibile? Con un trucco, come lo definì a suo tempo il suo fondatore Giuliano Ferrara: inventando un movimento politico inesistente con la collaborazione di due parlamentari dell’epoca (Marco Boato e Marcello Pera) e diventandone l’organo di stampa.
Il Foglio potrà essere il miglior quotidiano del mondo (tacerò al momento sui suoi tanti anni di apologia del berlusconismo), i suoi giornalisti potranno essere i migliori su piazza ma tutto questo in quello che sto per dire non c’entra molto. Dietro i vent’anni di quel giornale c’è un metodo classico di gestione del potere in Italia che merita di essere sottolineato.
Le relazioni, intanto. Quanti altri soggetti editoriali hanno potuto inventare un simile giochetto? Perché in un regime di sana concorrenza dadaista non abbiamo assistito al proliferare di organi di stampa del partito degli ufologisti anonimi o degli adoratori del calcio a 5? Eppure nessuna legge veniva violata. Una volta che qualcuno avesse trovato la strada, perché tutti gli altri non hanno fatto lo stesso? Per via delle relazioni di Ferrara col potere. Le relazioni sono il centro della vita sociale italiana e ne sono l’espressione anticompetitiva per eccellenza. C’è chi può e chi non potrà mai. Chi può sarà citato e riverito.
Poi ha contato l’indifferenza dei poteri intorno. Perché il giochetto del movimento inesistente non è stato bloccato immediatamente ma è potuto durare vent’anni? Perché i senatori che si sono prestati ad un simile “trucco” non sono stati rapidamente isolati dai loro colleghi? Perché questo Paese vive da sempre dentro una sostanziale collusione dei vari sistemi di potere. Perché il controllo civico dei cittadini è stato da sempre quasi inesistente. Sarà sempre possibile – ovunque – produrre norme imperfette, ci sarà sempre qualcuno – ovunque – disposto a compromettere la propria reputazione per iniziative eticamente discutibile ma nelle democrazie compiute un simile schema dura il tempo necessario a turare la falla. Il Foglio ha incassato oltre 3 milioni di euro di media all’anno dal 1997 al 2015. I cittadini italiani hanno pagato di tasca loro per vent’anni il foglio di un partito inesistente che ha venduto al massimo qualche migliaio di copie al giorno.
Se nessuno fa niente, se l’impunità dei furbi rimarrà sostanzialmente conservata poi sarà inevitabile la lenta crescita di un movimento di protesta che da noi, proprio per le caratteristiche intrinseche di questo Paese e la sua incapacità di organizzarsi attorno ad una serie di principi etici, sarà grossolano e disinformato. Non è davvero un caso che fra i temi cardine che continuano a girare oggi, non solo dentro il M5S, e che hanno maggior presa sui cittadini, ci sia quello dei finanziamenti pubblici ai quotidiani. Soldi che la gran parte dei quotidiani non prende più da tempo.
Rocco Casalino e le sue stupide e pericolose dichiarazioni (ma anche le sciocchezze scritte da Vito Crimi qualche giorno fa a Repubblica) sono semplicemente la fine di questo lungo percorso nel quale l’indifferenza del potere al bene comune è rimasta costante nella sua arroganza ed ha causato l’attuale scardinamento politico. Di questa indifferenza che riguarda intere categorie, della noncuranza dei furbi, del trionfo del sapersi arrangiare dentro le stanze del potere, la piccola storia del Foglio è un esempio paradigmatico. Ed è una delle ragioni per cui oggi siamo ridotti così.
Luglio 14th, 2018 at 10:36
Scusa come sarebbe a dire che “Se nessuno fa niente, se l’impunità dei furbi [..]” ? Un filo populista no? Visto che per un attimo scordi il terzo soggetto che fino a ieri spadroneggiava al potere legislativo ed esecutivo: il PD. No, non ci siamo proprio: non si può sostituire la responsabilità diretta con l’indifferenza, bellamente. E anche basta coi vecchi trucchetti, dai.
In questo sistema di potere quanto valgono le dichiarazioni di Casalino? Casalino chi? A dirlo è sua maestà Mario Draghi: ‘Aspettiamo i fatti, per ora soltanto parole’
Il PD fino a ieri è stato al centro di un potere mai visto prima: sostenuto artificialmente dalla BCE a suon di miliardi, un prezzo del petrolio bassissimo, una concentrazione d’interessi mai vista prima grazie al “compromesso storico” col partito di Dell’Utri (condannato per trascurabili questioni mafiose..), Confindustria a capo degli asseti pubblici (!) tanto per sottolineare lo strapotere oligarchico.
Ma cosa vuoi di più caro renzista?
Luglio 14th, 2018 at 10:39
Scusa Mantellini, ma quando scrivi “Soldi che la gran parte dei quotidiani non prende più da tempo”, a cosa ti riferisci?
Hai delle informazioni in tuo possesso particolari? – in tal caso condividile con i tuoi lettori, ti prego.
A una veloce ricerca, dal sito del Ministero
http://informazioneeditoria.gov.it/it/attivita/contributi-erogati-e-agevolazioni-concesse/contributi-erogati-e-agevolazioni-concesse/2016/
Risulta, ad esempio, che il Fatto, nel 2016, ha ricevuto un contributo di 802.849,26€. Ognuno puo’ leggere cosa hanno ricevuto gli altri (c’è anche Motocross, con 336mila, e molti altri).
Nel documento che ho scaricato, dove ci sono le voci dei contributi alle case editrici (ovvero ai giornali) non ci sta neanche il totale, ma essendo un excell è facile: sono – solo in questo primo documento – oltre 52 milioni di euro. Ma le voci come questa sono 7/8 e se qualcuno ha tempo può facilmente arrivare alla cifra totale erogata.
Personalmente non ho seguito la discussione tra Casalino e il Foglio (non stimo nessuno dei contendenti quindi leggo altro), ma sostenere che i giornali ormai quasi non prendono più soldi dallo Stato mi sembra un’inesattezza quasi “sospetta” per uno come te. Cosa stai cercando di dirci?
Luglio 14th, 2018 at 12:55
Mi accorgo adesso che il correttore automatico ha trasformato Il Foglio ne Il Fatto. Non sarebbe grave se non fosse che il quotidiano diretto da Marco Travaglio è l unico che non gode di finanziamenti pubblici. Mi scuso.
Luglio 14th, 2018 at 20:58
@maui questo lo archvio nel folder “E allora il PD” (il PD con questo post non mi pare c’entri granché)
@dino sani Repubblica, Corriere, La Stampa e altri quotidiani italiani non prendono finanziamenti pubblici all’editoria che come puoi vedere dal link che hai postato sono riservati alle pubblicazioni di cooperative. Per lo scambio di lettere fra Calabresi e Crimi accennato nel post ti basterà google
Luglio 14th, 2018 at 23:03
quindi poichè sono alle cooperative non fanno testo. ho capito.
E questi finanziamenti indiretti, cosa sono?
https://www.italiacontributi.it/agevolazioni-finanziarie-per-settore-editoria.html
Non sono forme di finanziamento pubblico?
Siamo davvero nel mondo dove ognuno si disegna la realtà con le parole che preferisce, slittando i significati verso le proprie personalissime tesi.
Beh, a me risulta che i giornali siano ancora finanziati dalle nostre tasse. Anche se con forme meno “appariscenti”.
E’ un peccato nasconderlo.
Poi che questo sia giusto o meno, che il metodo sia corretto, è un altro discorso, sul quale non è facile avere delle certezze.
Ma ti pongo una domanda: io ho un giornale che non gode di questi “aiuti”, e un altro giornale invece si. Non ti sembra che lo Stato cosi intervenendo provochi una vera e propria concorrenza sleale?
Quello che ha fatto Ferrara con il Foglio è vergognoso, ma fa parte di un sistema più generale, che per fortuna va scomparendo.
Forse dovremmo ripensare il modo di aiutare CHIUNQUE voglia intraprendere un’attività editoriale. TUTTI non solo ALCUNI.
Luglio 15th, 2018 at 06:13
@Dino Sani, a parte che è il sito di uno studio privato di commercialisti, quindi un po’ debole come fonte, ma poi almeno hai letto il contenuto? Bonus pubblicitá: riservato a tutte le imprese che investono in campagne (su carta e non solo); bando traduzioni: destinato a nuovi progetti di editori libri, eccetera. Cos’ha a che fare coi finanziamenti ai quotidiani? Come dire che la riduzione delle accise carburanti è un finanziamento ai quotidiani, perchè usano dei veicoli! :-D
> ognuno si disegna la realtà con le parole che preferisce, slittando i significati verso le proprie personalissime tesi
Ipse dixit.
Luglio 15th, 2018 at 09:41
“Consiglio dei Ministri, iMinistero dello Sviluppo Economico e Ministero dell’Economia e delle Finanze hanno firmato il decreto attuativo relativo al tax credit per investimenti pubblicitari incrementali effettuati sulla stampa quotidiana e periodica e sulle emittenti televisive e radiofoniche locali, il cosiddetto bonus pubblicità.”
Tax credit è finanziamento pubblico, che altro aggiungere?
Luglio 15th, 2018 at 06:26
Per quanto riguarda la questione dei finanziamenti pubblici ai giornali, all’inizio di questa settimana abbiamo pubblicato tutti i dati sia sui contributi diretti che su quelli indiretti, aggiornati all’anticipo dei contributi diretti per il 2017, e la proiezione su contributi indiretti se non venisse abolito, come pare invece sarà, l’obbligo della “pubblicità legale”: http://www.datamediahub.it/2018/07/09/finanziamenti-pubblici-alleditoria-un-po-di-chiarezza-sul-tema/
Per quanto riguarda direttamente Il Foglio, condivido assolutamente l’idea che, come molti altri [a cominciare da Libero], non dovrebbe ricevere finanziamenti diretti essendo prima in maniera fittizia giornale di partito ed ora nominalmente cooperativa. In riferimento specifico all’anticipo dei contributi diretti per il 2017 [pari al 42% del totale], Il Foglio ha ricevuto 337.598 euro e quindi, in linea teorica, il totale 2017 dovrebbe aggirarsi attorno ai 533mila euro di contributi.
Segnalo infine che sino al 2015 – quando Salvini era già sulla “cresta dell’onda” – La Padania ha ricevuto 38.6 milioni di euro di contributi diretti.
Mi auguro siano dati utili a razionalizzare il confronto sul tema.
Luglio 15th, 2018 at 09:26
Grazie Pier Luca molto utile
Luglio 15th, 2018 at 10:52
Grazie a te, a voi. Buona Domenica
Luglio 15th, 2018 at 13:31
@matellini
no: “E allora tutti” non solo chi ti fa comodo.
Inoltre derubricare il passato potere legislativo in una folder per archiviare la pratica burocratica non è una gran lezione di etica e di morale. Cioè sfruttare il momento della propaganda a reti unificate e lasciare le questioni “razionali” a quelli che verranno. Manca solo un filo di democrazia.
la comunicazione indiretta di Pier Luca riguarda invece le inesattezze che hai scritto, o “fake” come dicono i giovani. Per poi concludere che servono delle linee guida ovvero delle leggi, cioè politiche diverse. La storia dei furbetti era e rimane populismo, sembra che le parti politiche siano oggi invertite.
il punto rimane politico e Crimi ha qualche ragione: un grosso giornale che fa attività lobbistica e ha numerose entrate indirette NON è un giornale che tenta di sbarcare il lunario, non è pluralismo, anzi. L’accordo tra Berlusconi e De Benedetti sulle concessionare pubblicitarie in rete è un accordo di cartello che taglia il pluralismo. Il battibecco con Calabresi è ridicolo.
Tanto che ad un certo punto, nauseato dalla propaganda, avevo scritto a un giornalista dell’Espresso (Gilioli, che aveva anche lavorato al Giornale quando si sapeva chi era e cosa faceva un tal Silvio Berlusconi) comunicandogli tutta la mia preoccupazione per la politica aziendale: nemmeno un euro dei milioni ricevuti da Berlusconi per il lodo Mondadori è stato reinvestito in azienda e si è preferita la cassa integrazione, cioè un costo indiretto per lo Stato. (Dopo tutta la propaganda confindustriale antistatalista ancora una volta aggrappati allo Stato, e vabbè)
Mi ha risposto “Io i sindacati non li capisco”, appunto: cosa c’entrano i sindacati?
Luglio 16th, 2018 at 04:45
Il pezzo di Mantellini mi sembra importante perché mette a nudo il sistema di potere e di poteri che avvolge e soffoca il nostro Paese.
Un sistema che vive di complicità e di ingiustizia, di connivenze e di intrallazzi; che mortifica il merito, nega ogni reale possibilità di concorrenza, mette a serio rischio la stessa democrazia.
Temo che Mantellini abbia ragione.
Luglio 16th, 2018 at 07:16
l’indifferenza del potere al bene comune è rimasta costante nella sua arroganza ed ha causato l’attuale scardinamento politico. Di questa indifferenza che riguarda intere categorie, della noncuranza dei furbi, del trionfo del sapersi arrangiare dentro le stanze del potere, la piccola storia del Foglio è un esempio paradigmatico. Ed è una delle ragioni per cui oggi siamo ridotti così.
Applausi.
Stesso identico percorso per la legalità che è sempre stata percepita un qualcosa di destra e intere sono state abbandonate a se stesse lasciando che diventassero incubatori per la destra. Così il PCI e PD poi sono stati sostituiti da Casapound nelle periferie romane. Fenomeni che iniziarono ai primi 2000 e lasciati nella totale indifferenza.
Luglio 16th, 2018 at 17:48
A parte la mia generale insofferenza verso qualsiasi forma di sostegno pubblico all’editoria, all’epoca non fu solo ilFoglio a sfruttare il giochino, era l’epoca in cui ogni due giorni nascevano nuovi movimenti politici infraparlamentari per ramazzare fondi pubblici. Forse IlFoglio è solo una delle testate ancora oggi esistenti, ma all’epoca fu davvero un magnamagna generale, come si dice a Roma.
Non ricordo ahimé cifre e nomi ma sarebbe probabilmente sufficiente una ricerca old style in emeroteca per trovare la lista degli orrori.