A proposito di quello che scrivevo ieri sera aggiungo alla discussione il (lungo) commento di Giovanna Zoboli su Facebook. Un pezzo secondo me perfetto che dovreste leggere.

p.s. è interessante, io Giovanna Zoboli non so chi sia, semplicemente nella grande discussione in corso a un certo punto questo pezzo mi si è parato davanti.


Qualche anno fa, postammo sulla pagina Facebook di Topipittori il link a un articolo che riportava i dati di un’indagine, condotta da un’università americana, sull’influenza delle disuguaglianze sociali sul numero delle parole conosciute dai bambini, realizzata nelle scuole degli Stati Uniti. I dati mettevano in luce che i bambini appartenenti a famiglie disagiate conoscevano un numero di parole nettamente inferiore, rispetto ai bambini di condizioni sociali superiori, fattore che li penalizzava, dato che questo divario mostrava di avere consistenti conseguenze sul loro futuro scolastico e professionale. L’indagine era stata realizzata per avviare un piano di interventi allo scopo di ridurre il divario economico, sociale e culturale nelle condizioni di partenza dei bambini. Il link, con grande nostro stupore, sollevò polemiche: alcune persone fecero notare che queste affermazioni erano gravi da parte nostra perché riflettevano un atteggiamento classista che metteva in cattiva luce la debolezza delle classi disagiate. Ribattemmo, primo che non si trattava di una nostra opinione, ma di una indagine che riportava dati statistici rilevati da un’università. Secondo, che questa indagine non era stata realizzata per mettere in luce una eventuale tara genetica dei bambini in oggetto, al contrario sulla base di dati analitici di una situazione riscontrata oggettivamente, lo scopo era quello di promuovere interventi per assicurare una maggiore giustizia sociale. Le argomentazioni non ebbero effetto, e le persone rimasero sulle loro posizioni.
Oggi, leggendo su Facebook numerosissimi commenti negativi sull’Amaca di Michele Serra di ieri dedicata ai fenomeni di bullismo nella scuola italiana, mi è tornato alla mente questo episodio.
In sintesi, a mio avviso il senso del discorso di Serra è: le situazioni peggiori di bullismo non si riscontrano nei licei, ma negli istituti tecnici e negli istituti professionali. Scuole, queste, tradizionalmente considerate subalterne ai licei nella concezione corrente e tradizionale italiana: come sottolinea Serra “uno scandalo ancora intatto”. I licei, infatti, in Italia, sono da sempre le scuole superiori frequentate dai figli delle élite. E non perché lo abbia detto Serra: è un dato di fatto.
L’educazione e l’istruzione ricevute dai ragazzi sono determinanti nel loro comportamento. L’Italia sconta un ritardo secolare nei processi di alfabetizzazione, rispetto ad altri paesi europei, con conseguenze vistose a tutt’oggi, per esempio nella diffusione della lettura, nei consumi culturali, nelle abilità di literacy e numeracy (per non parlare della piaga tutta italiana dell’analfabetismo funzionale). Il populismo che ha contraddistinto la vita italiana negli ultimi decenni, ha cancellato questo dato e ha fatto in modo di sdoganare comportamenti violenti, aggressivi, ignoranti e proporli come veri e propri valori (pensiamo solo al razzismo, pensato come diritto di esprimere la propria opinione e dichiarare l’appartenenza a razze e culture superiori). Se i ragazzi si comportano in questo modo è perché qualcuno ha permesso loro di pensare di poterlo fare e che tali comportamenti siano premianti. Viviamo in una società ancora fortemente classista, dove la posizione sociale e culturale è ereditaria: chi è andato al liceo, manda i figli al liceo. Se ci scandalizziamo è perché fondamentalmente siamo ipocriti, fingendo di vivere in un Paese che assicura a tutti condizioni di partenza paritarie. Ma non è così e chi frequenta le scuole migliori ha, da sempre e ancora oggi, maggiori possibilità degli altri.
Ci sono indagini di ogni genere che attestano questo fenomeno: il divario sociale cresce sempre di più, e vi sono paesi in cui la posizione sociale ed economica risulta tramandarsi per via ereditaria. L’Italia, al pari dell’Inghilterra, è uno di questi.
Mi sono chiesta perché un discorso del genere, che ci chiede di guardare in faccia la realtà e di prenderne atto, di valutare i nostri privilegi per quello che sono: privilegi e non meriti, risulti così equivocabile e odioso. Ci sono molte e possibili spiegazioni: oggi è diventato insopportabile parlare di differenze. Talmente lo è da non poter accettare che qualcuno dica come stanno le cose. Tale è il desiderio di giustizia sociale, che il mostrare che questa giustizia è molto lontana dal compiersi, impedisce di essere lucidi, e viene percepito non come denuncia, ma come offesa agli ‘ultimi’: sentire parlare di povertà, di disagio, populismo, divario sociale e culturale denota insensibilità, arroganza, spocchia intellettuale. E questo sebbene in tutto il mondo la povertà, il disagio sociale, l’arretratezza culturale ed economica stiano crescendo, soprattutto nei paesi ricchi, dove i ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri e privi di risorse e strumenti di riscatto.
Inoltre, siamo anche sempre meno disposti ad accreditare ai saperi l’autorità di spiegarci chi siamo: che si tratti di filosofia, medicina, psicologia, sociologia, antropologia, psicoanalisi, storia, biologia eccetera. La funzione di mediazione che ha la cultura, è sempre più screditata. Tutte le branche del sapere oggi hanno incluso nel loro orizzonte le specificità individuali che vengono sempre considerate centrali nel discorso teorico. Gli individui, al contrario, sono sempre più diffidenti e insofferenti nel vedersi inclusi in orizzonti più ampi, che li collochino all’interno di contesti allargati, dove i comportamenti, le azioni, le tendenze siano spiegabili in termini di grandi fenomeni che li determinano. Come se fosse intollerabile il solo pensiero di essere determinati dalla storia, dalla cultura, dalla società. Come se la libertà non fosse un processo di acquisizione e conquista di consapevolezza che parte dalla conoscenza di sé e dalla propria storia, ma un valore supremo e assoluto, un dato di fatto, e ognuno potesse costruire se stesso nella completa assenza di legami rispetto al contesto: non ci determinano la famiglia, la storia, la società, la geografia, la biologia. Ognuno è figlio di se stesso, in un processo sacrale di costruzione di sé. Molto americano.
I ragazzi stupidi non sono. Probabilmente, si sono accorti di non vivere in società giuste, che tuttavia non fanno che promuovere modelli di vita fondati su consumi da privilegiati, e sono arrabbiati, arrabbiatissimi. Agli adulti non credono più, a cominciare da quelli che si trovano davanti in classe. Per questo affermano se stessi con violenza, cioè come sanno e come possono, sapendo di non avere niente da perdere, e che quello che li aspetta è un futuro socialmente ed economicamente già determinato da un meccanismo sociale che perpetua le ingiustizie. Meno arrabbiati sono sicuramente i ragazzi che sanno di avere una posizione più sicura, che sanno per esempio di avere un futuro di studi all’estero, la possibilità di avere il tempo di studiare, di conoscere il mondo, di poter contare su relazioni familiari vantaggiose (l’Italia è uno dei paesi in cui la rete delle relazioni familiari è più determinante nella costruzione del futuro).
Michele Serra può risultare antipatico, non c’è dubbio. E tuttavia la lucidità dovrebbe imporci di non mettere in conto simpatie o antipatie personali nel valutare il senso di un articolo che sia di Serra o di chiunque altro. Attribuire a qualcuno parole che non ha detto è, a mio avviso, una spia di un atteggiamento diffuso e inquietante. E dovrebbe far pensare il twitter di Matteo Salvini che esulta contro Serra, e lo esorta a vergognarsi per aver insultato “i figli del popolo”.


25 commenti a “La ghirlanda brillante (Serra, scuola e populismo)”

  1. Isa dice:

    Giovanna Zoboli il pezzo incriminato di Serra lo ha letto, lo ha capito ed è in grado di riassumerlo e commentarlo. (Competenze che una volta erano scontate alla fine della terza media ma, ahimè, non lo sono più.) Una vastissima congerie di altri – e perlopiù laicidemocraticieantifascisti e “de sinistra”, è questa la cosa più spaventevole – se lo ha letto davvero non lo ha capito, e infatti commenta, à la Salvini, dicendo sostanzialmente «Serra è un borghese». Sai che intuizione geniale–come se Serra lo avesse mai nascosto. Elaborazione, zero: è tutto stimolo-risposta, esattamente nei termini che descrive Zoboli e nelle condizioni ambientali che descrivi tu. (Per sapere chi sia Giovanna, a ogni modo, basta “googlarla”.)

  2. Gino Grandi dice:

    Tutto bello e tutto perfetto.
    Adesso spiegate a noi ignoranti che leggiamo il pezzo e non lo capiamo il significato della frase “Il livello di EDUCAZIONE, di PADRONANZA DEI GESTI e delle PAROLE, di RISPETTO delle REGOLE, è direttamente proporzionale al CETO SOCIALE di provenienza”. Illustrateci come questa, piuttosto che un’osservazione superficiale, snobistica e classista come l’abbiamo letta in parecchi sia in realtà frutto di un’osservazione scientifica della realtà e quindi oggettivamente inattaccabile e quanto quindi sia, come lui stesso ha scritto, emancipativa al pari de “La situazione della classe operaia in Inghilterra” di Engels.
    Onestamente io non vi leggo altro che un tentativo di costruire, su una frase completamente soggettiva, dato che non trovo analisi e ricerche che la supportano, una tesi che potrà anche avere valore di denuncia sociale di un’ingiustizia ma basata su un idealtipo weberiano insultante, oltre che falso.

  3. se-po dice:

    Un po’ di anni fa l’Evening Standard, un free press inglese, aveva lanciato una campagna contro l’analfabetismo.
    Quello che veniva fuori era che molti bambini provenienti da famiglie disagiate non avevano libri a casa.

    >When a teacher asked his pupils to bring in a book from home, one nine-year-old brought the Argos catalogue, saying: ‘It’s the only one we’ve got.’

    Da bambino cresciuto in una normale famiglia nel nord-est, dove un libro era una cosa normale da trovare a casa, fa impressione che in un paese all’avanguardia molti bambini non abbiano la stessa fortuna.
    Poi scopro che non e’ una cosa tanto fuori dal comune anche in Italia, e naturalmente dipende dall’estrazione sociale e cultura delle persone. La cosa ancora piu’ preoccupante e’ anche l’anti culturalismo (se e’ una parola) che molti vantano, come se l’ignoranza fosse un valore che ci rende superiori ai ‘secchioni’.

    E’ un paradosso che in un momento dove la cultura e’ raggiungibile a prochi click (posso immediatamente iniziare un corso gratuito su coursera o su siti simili, l’analfabetismo cresca.

    Link all’evening standard.
    https://www.standard.co.uk/news/scandal-of-the-homes-with-not-a-single-book-to-read-6406780.html

  4. Pamelio dice:

    @Gino Grandi

    “Illustrateci come questa, piuttosto che un’osservazione superficiale, snobistica e classista come l’abbiamo letta in parecchi sia in realtà frutto di un’osservazione scientifica della realtà e quindi oggettivamente inattaccabile”

    Sarebbe gradevole discutere degli articoli dopo aver letto gli articoli.
    Le cito il passaggio saliente di questo articolo in cui si dimostra scientificamente che quello che lei contesta come falso, sia in realtà vero

    “un’indagine, condotta da un’università americana, sull’influenza delle disuguaglianze sociali sul numero delle parole conosciute dai bambini, realizzata nelle scuole degli Stati Uniti. I dati mettevano in luce che i bambini appartenenti a famiglie disagiate conoscevano un numero di parole nettamente inferiore, rispetto ai bambini di condizioni sociali superiori, fattore che li penalizzava, dato che questo divario mostrava di avere consistenti conseguenze sul loro futuro scolastico e professionale. ”

    Cioè nei ceti sociali più elevati, come s rive Serra, “Il livello di EDUCAZIONE, di PADRONANZA DEI GESTI e delle PAROLE, di RISPETTO delle REGOLE, è direttamente proporzionale al CETO SOCIALE di provenienza”

    L’indignazione non porta lontano.
    E anche se quello che ha scritto Serra fosse falso, lei dovrebbe dimostrarlo provando che Serra ha torto, non facendo esattamente quello Serra denuncia: comportandosi da bullo.

  5. Pamelio dice:

    @rfdfd

    non andate a “googlare” (possiamo usare l’italiano, per favore?) detto a Mantellini è un po’ come andare da un immigrato arrivato su un barcone e dirgli “che ne sai tu cosa significhi essere poveri?”

    >> anzi, è probabile

    Se lei i dati li ha letti dovrebbe saperlo, invece lo ipotizza, quindi i dati lei non li ha mai neanche letti.

    >> ma siccome è di sinistra, è comunista, scrive sul giornale, usa il gergo fighetto, fa propaganda ideologica, allora va bene,

    Sta dando ragione a Serra: lei con il suo comportamento danneggia solo se stesso e il suo futuro.
    Di sicuro uno che pensa le cose che pensa lei e le esprime come le esprime lei, in una società basata su regole di convivenza civile ha meno possibilità di altri.
    Per colpa sua, non di Serra.
    Che in realtà dava la colpa a chi non glielo ha spiegato, cercando di assolverla.

  6. Sven dice:

    http://www.linterferenza.info/attpol/sullamaca-meglio-dormire-piuttosto-scrivere/
    Interessante qui, più che l’articolo, il commento di Sasha

  7. DinoSani dice:

    Mante un umile consiglio, lascia perdere. Hai fatto per anni la peggiore battaglia possibile in difesa di Matteo Renzi e ora ne inizi una su Michele Serra. Ti piace perdere facile?

  8. DinoSani dice:

    Aggiungo, sempre umilmente: sei migliore di entrambi, perché devi spenderti in battaglie inutili oltreche perdenti e di retroguardia? La storia del bullismo uno come te la dovrebbe leggere esclusivamente dal punto di vista della manipolazione mediatica e social, visto che ciò di cui parlano sono cose sempre accadute, anche in forme peggiori, nella scuola. La differenza è che prima rimanevano li, e si chiudevano con qualche sospensione e bocciatura, oggi diviene un fenomeno politico culturale di cui tutti devono parlare. Possiamo anche decidere che non ne vogliamo parlare?

  9. DinoSani dice:

    Grazie del link @Sven (chissà se va al in moderazione anche questo commento…)

  10. A. dice:

    @DinoSani
    Perdere, vincere… in difesa di… un attacco a… Tutto personalizzato. Esempio di come si leggano i testi in maniera pregiudiziale. È un atteggiamento comune e diffuso, e purtroppo la dimostrazione di un altro limite alla comprensione.
    Il tenutario del blog esprime opinioni e le argomenta. Possono non piacere, e i commenti aperti sono un invito a metterle in discussione con altrettanti argomenti, se si possiedono. Occasione persa (anche per tacere).
    A.

  11. Erasmo dice:

    Sì, Sven, grazie del link.

  12. davide dice:

    Mantelli’ almeno Serra risponde… Te manco morto.

    Forse, dopo aver scritto un libro, uno dei blog più seguiti d’Italia, 46K followers su Twitter, dovresti realizzare che sei un personaggio pubblico e sentire il bisogno di rispondere alle domande delle persone che leggono i tuoi pezzi e non capiscono.

    Il problema è solo loro invece.

  13. Guido Gonzato dice:

    Visto che nessuno lo ha fatto notare fino ad ora, lo faccio io: quanto ha scritto Serra sembra quasi copiato, concetto per concetto, da quanto scriveva Don Milani oltre cinquanta anni fa.

    La povertà di parole delle classi subalterne come concausa della loro subalternità: e la necessità urgente, prioritaria, di uscirne tramite l’istruzione. Immagino che anche Don Milani, oggi, sarebbe stato accusato di classismo: esattamente l’opposto di quelle che erano le sue intenzioni.

  14. Claudio dice:

    @ Guido Gonzato: proprio stamattina ne ha parlato Serra in una trasmissione radio.

  15. andy61 dice:

    Dunque la soluzione quale sarebbe ? Tutti al Liceo ?
    Io credo che l’osservazione di Serra sia empiricamente evidente però vorrei far notare che in altri paesi, Germania in primis, certe distosioni non avvengono.
    Mi domando: quanto della ghettizzazione della formazione professionale è anche figlia di quel pensare per cui chi non discetta di filosofia o declama i classici a memoria è un minus habens ? Perchè secondo me è qui che sta il punto, Serra che rappresenta quel pensiero radical chic per cui solo un certo tipo di sapere è degno di considerazione è una delle cause per cui l’intruzione professionale è relegata alle cosidette classi subalterne. In altri paesi un po’ più evoluti sul piano civile e culturale, la formazione tecnica ha pari dignità il che significa anche pari qualità didattica e di impegno di risorse. Aggiungo che il classimo tipico del nostro sistema didattico è anche colpa di chi ha ucciso la meritocrazia e di chi ha permesso che la Scuola diventasse ostaggio di una classe docente infarcita di incomptenenti ed incapaci rendendo la formazione extrascolastica sempre più importante e discriminando così tra chi ha un ambiente famigliare ricco e stimolante e chi invece si arrabatta come può.

  16. DinoSani dice:

    @A grazie di aver spiegato a me e tutti i lettori come funziona un blog, ora abbiamo finalmente le idee più chiare. Prendendo a modello il tuo ragionamento – del resto chi può decidere da se di possedere degli argomenti? – potremmo smettere tutti di commentare, così il blog non lo seguirebbe (quasi) più nessuno….
    Chissà se @mante sarebbe contento e, soprattutto, viene da domandare se è felice di avere questi follower più realisti del re….

  17. jona dice:

    io Serra non so chi sia, ma nel suo scritto inanella una serie rovinosa di errori e orrori

    Uno. La generalizzazione.. non è per caso la prima caratteristica di quello che viene chiamato impropriamente populismo?

    Due. Le fonti. L’analisi è basata su quali dati? O, come nel caso di Zoboli, sulle solite “ricerche americane” con ampio valore retorico?

    Tre. Prima ancora della polemica c’è un’equazione tratta dall’astrologia: “direttamente proporzionale”. Ma in base a cosa? All’esperienza?
    Una metodologia sicuramente non scientifica e delirante, e storicamente pericolosa soprattutto per una cultura che si ritiene borghese. Borghese e ignorante. In ultima analisi: devastante.

    Quattro. Ghost Track. Le sparate senza fondamento razionale sono un segno di esaurimento nervoso, prima di tutto politico. La fake news anche il sale della politica ma direi che siamo anche un po’ stufi del rutto del solito opinionismo da strapazzo. L’Italia non merita.

  18. Giacomo Brunoro dice:

    Peccato che i dati statistici, ovvero “dati analitici di una situazione riscontrata oggettivamente”, dicano altro rispetto a quanto scritto da Serra:

    Ragazzi e adolescenti di 11-17 anni che hanno subito comportamenti offensivi, non rispetto e/o violenti per tipo di azione subita e, per frequenza, con cui vedono gli amici nel tempo libero e per tipo di scuola frequentata:
    Istituto professoinale: diretti 46,8%, indiretti: 39,%
    Istituto tecnico: diretti 44,3%, indiretti: 34,1%
    Liceo: diretti 46,4%, indiretti: 42%

    Questo solo per parlare delle cose documentandosi sui dati invece che basandosi su un paio di video che girano su facebook e che la stampa trasforma in “il video che ha fatto il giro della rete).

    Basta fare una ricerchina sul sito dell’Istat o su Google: https://www.istat.it/it/files/2015/12/Bullismo.pdf?title=Bullismo++tra

  19. unAlberto dice:

    Mi pare che, semplificando semplificando, sia sempre l’arroganza a trasformare la società.
    Non serve un liceo o un istituto professionale per spiegarla. Nemmeno la posizione sociale ne preclude l’utilizzo a chi impara l’arte dell’arroganza.
    Sono molti ed i più disparati i settori dove l’arroganza viene impiegata con successo.
    E non è facile contrastarla

  20. massimo mantellini dice:

    @davide mi sfugge un po’ (per non dire del tutto) la relazione fra numero di follower su Twitter e dovere di risposta. Ma a parte questo io rispondo, per mia scelta, perché mi interessa, non dico spesso ma almeno qualche volta: tuttavia accade se ho qualcosa da aggiungere o controbattere.

  21. DinoSani dice:

    Mantellini lo sai che il tuo libro precedente è sulle bancarelle a 3 euro? Di solito è un buon segno….
    In bocca al lupo con questo nuovo (comprato, letto, digerito, ecc) che, con tutti i limiti di un libro che sembra costruito sulle riflessioni del blog (ma forse è anche un merito di aver praticato un formulamolto in voga tra gli anglosassoni) mi è parso più “pensato” del precedente, con UNA idea ma ripetuta ossessivamente dall’inizio alla fine. E anche questa è una bella caratteristica dei libri americani…. bravo!

  22. Sven dice:

    Bullismo verso i compagni e bullismo verso gli insegnanti sono fenomeni molto diversi, non vanno mescolati, statistiche che li trattano in modo promiscuo servono a poco

  23. Erasmo dice:

    “The conditions which surround extreme poverty, especially in densely crowded places, tend to deaden the higher faculties. Those who have been called the Residuum of our large towns have little opportunity for friendship; they know nothing of the decencies and the quiet, and very little even of the unity of family life; and religion often fails to reach them. No doubt their physical, mental, and moral ill-health is partly due to other causes than poverty: but this is the chief cause.”
    Alfred Marshall, Principles of Economics, 8th ed. , 1890

  24. davide dice:

    @davide mi sfugge un po’ (per non dire del tutto) la relazione fra numero di follower su Twitter e dovere di risposta. Ma a parte questo io rispondo, per mia scelta, perché mi interessa, non dico spesso ma almeno qualche volta: tuttavia accade se ho qualcosa da aggiungere o controbattere.

    @massimo quando passi dall’esternare i tuoi pensieri alla macchinetta del caffè a un blog o a twitter con migliaia di follower un minimo di dovere di risposta nei confronti del tuo pubblico ci sta secondo me. Poi se vuoi negare che tu abbia un pubblico, ok lasciamo stare.

  25. Rocco dice:

    Secondo me quello dei liceali è un bullismo diverso, è un bullismo furbo. Quando frequentavo il liceo andava di moda rubare i caschi. Poteva accadere di giorno, nel giro di mezz’ora, mentre andavi a comprare il pane. Al secondo casco rubato, il terzo difficilmente lo si andava a comprare, ma si chiedeva di rubarlo all’amico dell’ITIS della compagnia. Stessa cosa per specchietti e parabrezza. Quei pochi ragazzi beccati ovviamente andavano ad ingrassare le statistiche dei bulli degli istituti professionali. Stessa cosa per lo spaccio: se si era in gruppo e si voleva fumare il viaggio con l’erba se lo faceva sempre l’amico dell’ITIS.
    L’unico bullismo che ho visto nella mia classe è sempre stato quello dei professori nei confronti dei figli dei meno ricchi(spesso più in senso culturale che economico). Provate a vedere le statistiche dei bocciati nei licei e andate poi a verificare da che “background” provenivano. I professori ridotti a “macchine da programma” non hanno ne tempo ne voglia di capire. E poi ci si lamenta che ci vorrebbe più educazione civile nelle scuole. In casa ho un ragazzo in affidamento da anni, la madre (italiana) parla un Italiano nemmeno definibile tale e quando andava ai ricevimenti dei professori se ne tornava a casa con la coda fra le gambe per quello che i professori le dicevano. Quando ha cominciato ad andarci mia mamma (di ben altra estrazione sociale) ai ricevimenti improvvisamente si è cercato di capire, nuove possibilità all’orizzonte, sorrisi anziché rimproveri.
    L’intellettualismo etico che dovrebbe essere alla base di ogni percorso educativo e punto di riferimento per ogni insegnante viene applicato dagli stessi a seconda del “ceto” da cui gli studenti provengono.
    PS: io ho un bel po di video sull’Hard disk che se li tiro fuori Michele Serra rimane come Andreotti dalla Perego