Ieri sera nella concitazione dei primi momenti dopo gli attentati all’aeroporto di Istanbul molti media italiani, su Internet ma non solo, hanno pubblicato notizie delle bombe in Turchia illustrandole con alcune foto riferite ad altri attentati. Le due foto sono queste:

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La prima è certamente riferita al recente attentato all’aeroporto di Bruxelles, la seconda è di origine incerta ma di sicuro pubblicata sul web molte settimane fa.

Le foto sono state utilizzate in homepage e su Twitter da La Stampa (che ha rapidamente corretto dopo le segnalazioni e si è scusata on line attraverso la sua public editor Anna Masera) da SkyTg e da molti altri. Il record mondiale della svagatezza va assegnato a Repubblica.it che in due momenti differenti ha pubblicato come foto principale sul sito prima una e poi l’altra foto falsa.

Perfino il Telegraph di Londra ha pubblicato un tweet con una delle due immagini riferendola agli attentati di Istambul prima di essere diluviato dai commenti dei lettori che facevano notare l’errore (il tweet è stato poi cancellato senza ulteriori spiegazioni).

Le cause di simili grossolani errori giornalistici (che si ripetono ogni volta uguali) sono molte. La prima è che i giornali si fidano ciecamente delle agenzie che vendono loro le foto dopo averle prese a caso su Internet. La seconda è che esiste un’idea diffusa, senza alcuna base logica, secondo la quale informare velocemente sia economicamente rilevante. Si tratta del vecchio concetto di scoop legato alla pubblicazione cartacea pedissequamente trasportato sul web. Nei tempi accorciati di Internet pubblicare la medesima notizia qualche minuto prima dei concorrenti non crea alcun vantaggio competitivo, mentre diffondere notizie errate o imprecise qualche danno alla reputazione lo crea di sicuro.

Poi esistono due altri temi da considerare. Uno è la competizione coi social network: l’idea secondo cui se i lettori vengono raggiunti dalle notizie su FB e su Twitter poi non verranno a cercarle sui nostri siti. Si tratta di un errore di visione molto solido: se il tuo competitor è il cretino che mette online qualsiasi cosa su FB in cerca di visibilità la battaglia sarà persa in partenza e tu diventerai esattamente come lui. Il secondo tema riguarda la fatica: lavorare male costa meno. Non controllare le fonti, non chiedere il permesso di riutilizzo di immagini trovate sul social (come fanno tutti i giornalisti seri nel mondo) non prendersi i dieci minuti necessari per capire se una foto è vera o non lo è, non segnalare i propri errori e gli edit fatti agli articoli in nome della grande velocità del web è molto comodo ma soprattutto rende il proprio lavoro molto più leggero di quello che potrebbe essere. E se nessuno verrà a fartelo notare tu continuerai per forza di cose a comportarti nella medesima maniera.

7 commenti a “Presto e bene non vanno assieme”

  1. Stefano dice:

    Vero, quindi volevo far notare che Istambul è errato… :-D

  2. T9 dice:

    anche la seconda dovrebbe essere Bruxelles

  3. Coliandro dice:

    Vorrei vedere Mantellini, che con i suoi lunghi tempi di riflessione prima di pubblicare il suo articolo scrive ‘Istambul’ al posto di Istanbul, alle prese con una notizia come quella dell’attacco all’Ataturk. Mi piacerebbe proprio capire cosa riuscirebbero a cavare fuori dal cilindro lui e i suoi sodali ‘teoreti del giornalismo’.
    Caro Mantellini, fare questo lavoro, per chi lo fa veramente e non si diletta ad osservare la fatica altrui come i vecchietti davanti ai cantieri, significa esporsi al rischio dell’errore, in Rete ancora di più. Non tutti sono perfettini come lei. Certo, dal salotto di casa forse è più facile (o forse no? ‘Istambul’ docet)

  4. Al dice:

    Haha Coliandro, non è che perché sbaglia Mantellini, allora siete tutti legittimati a sbagliare. I giornallisti sono pagati per controllare quello che pubblicano. Quindi sì, ci si aspetta che i giornalisti possano sbagliare, ma anche che possano imparare dai propri errori!
    @Mantellini, senza l’edit non si capiscono bene certi commenti che citano Istanbul o Bruxelles

  5. massimo mantellini dice:

    Ho corretto, grazie della segnalazione. Mantenete la calma, ciao

  6. Dino Sani dice:

    Ci sta un divario enorme tra l’errore ortografico e la mancata verifica delle fonti. Ora il problema diventa il blogger che non corregge l’errore e non le redazioni che lavorano in maniera non professionale. Il problema è che, in Italia soprattutto, la professione del giornalista è ormai svilita e ridotta a un “copia e incolla” artigianale e distratto. E la teoria della velocità delle notizie ha qui reso obsoleto i fondamenti del giornalismo. Ma, come dice Coliandro, noi stiamo qui a lavorare e commettere errori, mica come voi che fate i vecchietti davanti ai cantieri. Peccato che ormai questi cantieri sono dei buchi neri…un tempo un giornalista si sarebbe indignato difronte a questo scempio, oggi si tende a giustificare tutto. Siamo sottopagati, si lavora di corsa e male, che volete che facciamo? Semplicemente i professionisti….

  7. Melis dice:

    E quindi si scrive “Istanbul” e non Istambul :D