La netta opposizione pubblica di Virginia Raggi ad ogni ipotesi di sharing economy, al di là degli ovvi e momentanei interessi elettorali (anche Giachetti non è che abbia posizioni di grande apertura al riguardo, entrambi temono di inimicarsi troppo albergatori e tassisti) conferma un’idea che vado ripetendo da molti anni a riguardo del movimento di Beppe Grillo. E cioè che il ruolo dell’innovazione nell’ambito del successo politico del M5S è stato fin dagli inizi residuale e del tutto di facciata. Tutti osservavano il blog di Grillo come un laboratorio di comunicazione e di politica del futuro quando si trattava, in entrambi i casi, di una semplice sovrastruttura estetica. I meccanismi partecipativi mediati dalla rete erano, fin dagli inizi, fortemente controllati (i commenti del blog di Grillo silenziosamente censurati al bisogno, le candidature dal basso sottoposte al vaglio di una piccola oligarchia milanese, le votazioni del “popolo della rete” organizzate senza preavviso su temi scelti da Casaleggio e Grillo) e del tutto illusori: l’idea stessa di democrazia elettronica dal basso era vendibile solo ad un vasto numero di simpatizzanti con modeste competenze digitale, visto che quella filosofia non resiste ad un anche minimo approfondimento di chi avesse voglia di farsi un parere personale.

Come ho scritto spesso il successo di Grillo e del suo blog fra il 50% degli italiani connessi, a cavallo del primo decennio degli anni 2000, è stato favorito moltissimo dalla modesta alfabetizzazione digitali di questi ultimi. Il successo del M5S nei confronti del restante 50% della popolazione è in parte dipeso dalla facilità con cui i temi della modernità (Internet, la democrazia digitale, l’uno vale uno) potevano essere superficialmente venduti a chi – fuori dalla rete – non aveva alcun interesse a sperimentarli. Poi ovviamente, al di là dei temi digitali che ci interessano, una quota maggioritaria del successo di attenzione del Movimento si è basato su altro, sui soliti meccanismi antisistema che ciclicamente spostano quote rilevanti di voti da un populismo ad un altro.

Sviluppare un pensiero coerente partendo da simili premesse per il M5S è molto complicato. Per esempio, sempre nel confronto con Giachetti di qualche sera fa su Sky, Virginia Raggi ha ribadito un vecchio cavallo di battaglia (sarebbe meglio dire un asino di battaglia) di Grillo sull’onestà dei politici. Ha detto che dovrebbero essere i cittadini, in una sorta di tribunale popolare allestito al volo, a decidere se l’avviso di garanzia per il politico debba comportare il suo immediato allontanamento (onestà! onestà!) o la semplice prosecuzione delle indagini. Per farlo – secondo Raggi – i cittadini dovrebbero esprimersi sul sito del Comune (il web! il web!) o anche – perché no, sul blog di Grillo. Dove come è noto il diritto di voto dentro il famoso “Sistema Operativo” (solo i grillini possono chiamare Sistema Operativo un semplice DB su un sito web) si ottiene dopo molti mesi dall’iscrizione.

La verità è che tutte queste parole sulla partecipazione dei cittadini al progetto CInque Stelle hanno da sempre un ruolo marginale ed estetico. Non ha molta importanza che siano vere visto che si rivolgono ad un uditorio che le ignora e non vuole approfondirle. E quando l’innovazione è utilizzata come asino di battaglia può accadere perfino che il punto di vista del Movimento sulla sharing economy sia di chiaro e indubitabile stampo conservatore, esattamente come quello di Virginia Raggi su Uber o Airbnb. Un pensiero conservatore che, da qualsiasi lato lo si osservi, è del tutto incompatibile con la retorica modernista e digitale che il M5S ci ha venduto per anni.

Non vi citerò a questo punto Tomasi di Lampedusa. Non vorrei trasformarlo nel mio personale asino di battaglia, luogo comune da estrarre al bisogno quando si tratta di sottolineare le sorti deprimenti ma molto prevedibili del nostro Paese.

24 commenti a “Il M5S e l’asino di battaglia”

  1. Michelangelo Serra dice:

    Quello che dici non è vero, evidentemente ti limiti ad una critica basata sulle poche informazioni (parziali) che hai. Prova ad iscriverti ad un meetup. Tra LEX e i gruppi di lavoro sparsi sul territorio si lavora e pure bene. La stesura del programma energia ha coinvolto centinaia di tecnici e docenti sparsi in tutta Italia.
    Anche a livello locale si prendono decisioni condivise su tutto. In assoluta libertà.
    Il problema piuttosto e’ l’anarchia dovuta dalla mancanza di una catena di comando che lascia spesso senza organizzazione o allo sbando i vari gruppi di lavoro.

  2. massimo mantellini dice:

    @Michelangelo grazie del commento, il problema è che la catena di comando siete voi (molto in teoria)

  3. gregor dice:

    @michelangelo

    Li voglio proprio vedere questi tecnici che hanno lavorato al programma energia: inconsistente e insensato.

  4. diamonds dice:

    Dalla caverna di platone alla cantina di underground(kusturika). Tutto a posto

    http://youtu.be/C8hfs8zP6tE

  5. Michelangelo Serra dice:

    @Gregor il risultato e’ la summa di tutte le posizioni. Anch’io cercavo un approccio meno talebano ma alla fine la posizione dominante resta quella. It’s democracy, …

  6. Mariano Giusti dice:

    Ma soprattutto sto fatto che nessuno può toccare i tassisti, nemmeno Monti ai tempi, che aveva licenza di uccidere i cuccioli di dalmata, ha osato.
    Mah.

  7. andrea61 dice:

    Io lo vado dicendo da tempo: al di lá dell’uso prezemoloso dei termini come innovazione o rivoluzione, il M5S a livello dei piani alti incarna il tipico conservatorismo piccolo borghese che si scaglia contro le lobby anche se non più giudoplutocraticomassoniche, che vuole spiegare ogni male con l’immancabile complotto esterno, che rassicura le corporazioni ( vedi Raggi sui taxisti) perchè argine contro le terribili multinazionali, che fa credere che ogni problema anche molto complesso trovi sempre soluzioni semplici applicando il buon senso dell’uomo della strada.
    Aggiungiamoci programmi ridicoli e velleitari ma che mostrano al popolo come le soluzioni miracolose siano dietro l’angolo e il gioco è fatto. Poi fa niente se i nostri geni non capiscono la differenza tra disoccupati e inoccupati o se pretendono di finanziare la spesa corrente di un anno tagliando investimenti che si sviluppano su 20 anni tanto la gente è pronta a tutto pur di sentirsi dire che la soluzione è a portat di mano.
    È un fim giá visto e guardando il CV politico dei boss non ci vuole neanche molto a capirne il genere.

  8. Detox dice:

    Chissà quando Mantellini la smetterà di essere un tifoso e tenterà anche solo di sembrare un giornalista. La Raggi se l’è presa con Uber, è vero (e sono d’accordo con lei per motivi che non sto a spiegare), ma mai con Airbnb. Se “il Mante” fosse una persona seria avrebbe scoperto che il M5s è l’unico che ha organizzato un tavolo partecipato – trasmesso in streaming tra l’altro – per far luce sul fenomeno e cercare almeno di normarne le criticità. Vedere per credere, le farà bene: https://www.youtube.com/watch?v=NTB6PpYnfBI
    Ma del resto da chi sostiene un Governo che si è visto quello che ha combinato con uno strumento innovativo (mi sanguinano le dita a scriverlo per quanto siamo indietro) come il FOIA o con le liberalizzazioni nel Ddl concorrenza cosa vogliamo aspettarci?

  9. Marco dice:

    Solo 1 nota “TECNICA”, e SOLO tecnica: non se ne può più, ma proprio più, di sentir chiamare Uber, Airbnb e roba simile “sharing economy”, vedi http://stop.zona-m.net/it/2016/06/uber-airbnb-eccetera-sharing-un-accidente

  10. Mariano Giusti dice:

    [”non se ne può più di sentir chiamare Uber, Airbnb e roba simile “sharing economy” “]

    Sul fatto che Airbnb spesso sia utilizzato per normalissime vacanze in affitto, le assicuro che non è il primo ad accorgersene, già avvocati in tutto il mondo si stanno scannando sulla definizione di “affitto” e l’unica praticabile soluzione sembra essere stabilire una soglia di fatturato annuo oltre la quale diventa un lavoro, esattamente come per eBay e qualunque altra fonte di reddito.

    Su Uber è un po’ diverso.
    Il concetto è che una rete condivisa di automobili a disposizione di chi ne fa uso saltuario (meno di un’ora al giorno diciamo, cioè il 99% delle persone) è sharing economy eccome, perché ti permette di non comprarla, con tutte le conseguenze economiche e sociali.
    Anche se gli autisti sono professionisti e ci campano, si.

    Il fatto che sharing economy debba essere sinonimo di contadini che praticano il baratto, e camerate da 20 con cessi in comune, e vietato generare profitto, è un delirio no global tutto italiano.

  11. Fabrizio dice:

    Bello sto post.. fate girare!!1!1!

  12. worm dice:

    @michelangelo: nel 2009 mi dissero che la cosa più bella del m5s è il programma “wiki” in continua evoluzione e su cui lavorano centinaia di persone. Ho scaricato il pdf nel 2009, poi di nuovo nel 2013, prima delle elezioni, e ancora a inizio 2016. il pdf è sempre lo stesso, non hanno aggiunto una riga in 7 anni.

  13. Mariano Giusti dice:

    @worm

    molto interessante, hai dei riferimenti?
    Queso si meriterebbe spam selvaggio o almeno un editorialino sui blog de sinistra.

  14. andrea dice:

    Scusa, tutto può starci. Ma Fare un po di esempi e statistica? Su dove il m5s ha un sindaco… sui soldi restituiti? Il pd continua a non restituire e rubarci sopra! Quindi rispettando il tuo discorso.. direi il male minore è m5s ok? Quindi rimane la cosa più sana!

  15. Michelangelo Serra dice:

    @worm Il programma avanza e gli aggiornamenti, emendamenti e votazioni sono sul portale LEX. Quando si finalizza qualcosa viene pubblicato sul blog e un po’ ovunque (vedi programma energia).
    Stesso discorso a livello locale: Guardate il programma partecipato di Torino: http://www.chiaraappendino.it/programma/

  16. DinoSani dice:

    Mante e i tuoi lettori continuano a parlare del M5S senza mai documentarsi a sufficienza. Ma perché quando parli di altri argomenti lo fai e sei bravo e documentato e invece sul M5S spari a vanvera cazzate non verificate e superficiali valutazioni che non corrispondono alla realtà. Al di là delle polemiche tra le persone credi che Pizzarotti abbia ricevuto indicazioni quotidiane da Grillo e Casaleggio per governare Parma? Eppure forse avrebbero dovuto farlo….mah!

  17. massimo mantellini dice:

    @dino sani capisco che il clima sia adatto ad eccitazioni varie ma perché, per elevare un po’ il livello del contributo, non mi indichi quali sarebbero le “cazzate non verificate” (le superficiali valutazioni essendo il mio blog me le tendo senza problema alcuno)?

  18. DinoSani dice:

    Mi rompe fare il “grillino”, primo perché non lo sono e poi perché ho tante perplessità sui sistemi di gestione collettiva online (basta vedere come si è avvizzita su se stessa Wikipedia Italia ), ma un’occhiata a Rousseau non potevi darla?
    https://rousseau.movimento5stelle.it/index.php

  19. massimo mantellini dice:

    @dino sani ho visto Rousseau ovviamente ma la domanda sulle cazzate non verificate resta valida

  20. DinoSani dice:

    Eppure l’esperto dovresti essere tu, qui. Ma una frase come “solo i grillini possono chiamare Sistema Operativo un semplice database su un sito web”, non ti sembra proprio una “cazzata”?
    Sono sicuro che sai distinguere tra un database e una piattaforma…possibile che un esperto come te debba fare questa cattiva informazione? Io pure non amo Nigel Farand, ma questo non significa denigrare ogni iniziativa del M5S…. E in ogni caso se lo vuoi fare, è un tuo diritto, ma fornisci anche a tutti noi le informazioni che tu sembri avere ma che non condividi.

  21. DinoSani dice:

    Ovviamente era Farage…

  22. Dino Sani dice:

    Che poi invece che denigrarne la funzione non sarebbe più opportuno discutere che la piattaforma non è open source ma è un sistema chiuso?

  23. massimo mantellini dice:

    @dino sani Rousseau è un banale sito in php come ne esistono milioni che gira su un webserver apache. Se fosse un “sistema operativo” ce ne sarebbero milioni uguali nel mondo. Sistema operativo lo si può raccontare a una marea di gente a cui il significato delle parole non interessa e che si bevono qualsiasi cosa appena un po’ esoterica, quindi no non è una cazzata è la banale verità

  24. Dino Sani dice:

    Mante ma tu lo hai definito “database”!
    Chi è più esoterico?
    Possiamo pure metterci a discutere teoricamente cosa sia un “sistema operativo” (se vai nelle definizioni enciclopediche ci può stare dentro di tutto), ma definire una piattaforma un “database” è come minimo cattiva informazione, soprattutto da te che di queste cose te ne intendi.
    Poi ti chiedo: ti sei iscritto al M5S? Solo così potevi entrare dentro Rousseau… Che al momento è molto”sistema” e poco “operativo”… Quindi stai parlando di una cosa per sentito dire, oppure confessa a tutti noi che, finalmente, sei entrato nel Movimento che, a dirla tutta, avrebbe bisogno di personaggi come te (a parte l’orticaria grilli a che hai…)