Ed è su questo aspetto che, in mezzo allo stupore per la scintillante tecnologia, aleggia qualche fantasma. Per esempio, quello di una potenziale payola 2.0. Che non sarebbe un allucinogeno messicano di nuova generazione, bensì la replica in salsa digitale di uno scandalo che coinvolse l’industria discografica e radiofonica statunitense tra gli anni ’50 e ’60 del secolo scorso. All’epoca si scoprì che alcune etichette pagavano di nascosto i dj per trasmettere i loro dischi. Internet era ancora un embrione di idea nella mente degli scienziati del Pentagono, la radio era il mezzo privilegiato per trainare il successo di una canzone: un aumento di airplay significava un’automatica impennata di vendite di dischi
Luca Castelli che in questi anni è stato uno dei più lucidi commentatori della rivoluzione musicale verso il digitale, ha scritto per Le Macchine Volanti un pezzo intitolato Musica 3.0
Ottobre 21st, 2015 at 23:14
Letto. Grazie.
Per bulimici musicali come me spotify è una morte lenta, adorabile e sognata per anni.
Ottobre 22nd, 2015 at 07:37
ma che bella scoperta … tutti i maggiori network nazionali ci somministrano senza posa quelle 20/30 canzoni raccapriccianti dei soliti noti “artisti” italiani … le canzoni sono così orribili da escludere categoricamente che siano scelte in autonomia dai vari “direttori musicali”, ammesso e non concesso che ve ne siano ancora in redazione (la figura di “Lester The Nightfly” che alle 4:10 del mattino trasmette “Sonny Rollins And The Contemporary Leaders” è una romantica reliquia del passato, diciamo al più tardi degli anni Settanta) … do quindi per scontato che agenti ed etichette paghino fior di bustarelle alle emittenti affinché queste ultime diffondano a rotazione le loro ciofeche … perché non dovrebbero fare lo stesso con i “portali”?
l’editoriale segnalato è sicuramente interessante, eppure alcuni passaggi mi lasciano perplesso:
“futuri dominatori dell’ascolto musicale globale: le piattaforme streaming” … “è diventato fondamentale promettere all’utente strumenti di selezione e filtraggio che lo aiutino ad ascoltare solo il meglio, cancellando la paralisi della scelta” … “possiamo ascoltare tutto ciò che vogliamo, ma non riusciamo a farlo e torniamo così a delegare la selezione a qualcun altro” … “qualcosa che avviene in simbiosi con la trasmigrazione tecnologica da un ambiente libero e orizzontale come il web a uno controllato e verticale come quello delle app per smartphone”
mi permetto di osservare che, molto semplicemente, non è vero … pochi giorni fa ho incontrato due vecchi amici con cui condivido la passione per la musica: uno, più al passo coi tempi, mi diceva di avere appena scaricato gratis e in formato lossless “Stonechaser” di Jess Roden – disco ignoto e stupendo – e di ascoltarlo con grande sollazzo e in continuazione da oltre una settimana sull’impianto stereo; l’altro, più feticista, aveva acquistato da Feltrinelli il CD “Cityscape”, capolavoro di Claus Ogerman con Michael Brecker, a 4,19€ (prezzo per me ancora esorbitante, ma confido che presto scenderanno sotto 3€ anche le novità, se vogliono venderle) … cioè, vorrei capire… cosa c’è di male, di bizzarro o di obsoleto in tutto questo? chi lo dice che nessuno ascolta più la musica “come una volta”? procurarsi comodamente da casa tutti gli album del mondo (soprattutto quelli registrati prima degli anni Ottanta) e archiviarli nel pc ad altissima fedeltà, per poi ascoltarli con l’amplificatore a valvole accuratamente e senza farsi distrarre dalla cornucopia disponibile a portata di mouse … oppure acquistare i CD che vogliamo custodire e tramandare a non più di 2/3€ … vi assicuro, lo fanno milioni di persone, aumentano ogni giorno e invertire la tendenza – impedire scaricamento e condivisione liberi, rialzare il prezzo dei CD, convogliare i paciosi amanti della buona musica su merdette come le piattaforme web – non è possibile
Ottobre 22nd, 2015 at 14:47
Sarà abbondante ma di nuova musica che mi piace ne sento sempre meno.
A parte questo, non metto in dubbio che oggi si possa trovare tantissimo, e magari se si è appassionati competenti trovare tutto, mi chiedo però quanto, escludendo i sopraddetti appassionati, ci si goda la musica rispetto al tempo delle radio per fortuna ancora non omologate, di Videomusic e di dischi e audiocassette da comprare spesso a ben più di 4,99 euro (x 1936,27 lire).
Ottobre 22nd, 2015 at 18:23
a occhio e croce raccapriccianti, è una delle poche parole italiane ad essere nel contempo aggettivo, sostantivo e verbo. Forse l’unica in grado di descrivere lo stato delle cose
Ottobre 23rd, 2015 at 14:13
Complimenti per il copia-incolla, con l’aggiunta di un immagine e di una lode a Luca Castelli, il quale ha farcito di mille parole un concetto semplice come: non affidatevi ad un unico servizio streaming perchè vi limita nelle scelte, Spotify e Apple in primis.
Ottobre 23rd, 2015 at 14:19
Ah, già, dimenticavo, se si aggiunge un immagine e una riga di complimenti non è un copia-incolla, è una citazione.
Esticazzi, come dicono Lillo e Greg (cit)