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Questa sera su Twitter ho scoperto che la nuova Unità (il foglio redivivo che pubblica quotidianamente inutili e imbarazzanti vassallaggi a Renzi esattamente come la versione precedente lo attaccava un giorno sì e l’altro pure) ha oggi in prima pagine un editoriale di Vittorio Sgarbi. In pratica, in un tentativo di contrapposizione destra-sinistra sulla vicenda Casamonica qualcuno ha avuto la bella idea di chiedere a Sgarbi un parere su una vicenda a metà fra la cronaca e la politica. Per dirla meglio: L’Unità ha scelto di occupare uno spazio di discussione sulla sua prima pagina ospitando il punto di vista di un caratterista televisivo che parla continuamente di tutto senza sapere niente.

Ovviamente il punto non è Sgarbi. Sgarbi e la sua notorietà sono la conseguenza, non la causa. La centralità di Sgarbi nella discussione politica/economica/culturale/aggiungereuntemaacaso italiana è uno dei sintomi, forse quello maggiormente visibile, di una mediocrità imperante, talmente diffusa che col tempo ha assunto i tratti della normalità.

La mediocrità in Italia è oggi un vero distinguo culturale. Non riguarda i furbi che ne approfittano ma i decisori che riempiono le TV, i giornali e perfino i centri del potere di mediocri come loro. Quale sia stato il percorso in discesa verso una simile pochezza è difficile da ricostruire: di sicuro uno degli elementi cardine è stato il dominio delle relazioni sul merito, un vizietto che governa questo Paese da decenni. Nulla che oggi sia stato interrotto né tantomeno “rottamato”.

I mediocri del resto sono una scorciatoia. Si vendono bene, sono abili comunicatori (il loro unico merito), sono dei grandi semplificatori (i migliori di loro urlano in genere solo bello-brutto condendo i due concetti di altre parole a caso ma affascinanti). Sono l’ideale per portare a casa la pagnotta nei talk show o sui giornali. Garantiscono quel surplus di urla, lanci di oggetti, offese e gesti truci che piacciono tanto a tutti.

Resta da capire se siano il segno di un Paese già affondato o se contribuiscano loro stessi a completare l’opera. Ma si tratta a questo punto di un distinguo irrilevante.

12 commenti a “Il problema non è Sgarbi”

  1. Carlo Felice Dalla Pasqua dice:

    Elemento secondario: la vignetta di Staino cita Kim il-Sung, morto nel 1994

  2. Salvatore dice:

    Concordo in pieno con l’analisi fenotipica dei personaggi in voga e della realtà attuale. Ti sei perfettamente raccontato.

  3. m.fisk dice:

    Spiace contraddire, ma dei tre articoli (chiamiamoli così per carità cristiana) che empiono la prima pagina del foglio, due sono ignobili marchette e uno afferma cose sensate. Qual è l’intruso?

  4. david dice:

    Magari resta da capire perchè anche il giornale che si chiama come la vecchia Unità abbia cominciato a usare le stesse scorciatoie di tutti.
    p.s. Scintille è certamente molto meglio di Tango (che, tanto per ricordarlo, attaccava allegramente il segretario).

  5. malb dice:

    Come mai i “mediocri culturalmente” che sembrano intellettuali sono abili comunicatori? Forse perché semplificano anche quello che non è semplificabile o forse perché ritengono che la comunicazione sia l’unico elemento per affrontare i problemi: conoscenze e esperienze contano ben poco.
    Comunque il caso dell’Unità non è certamente solo. Questa mattina la rassegna stampa di RAI News 24, incredibilmente trasmessa dal meeting di CL in uno studio precario, ma che durerà per tutto l’evento, un giornalista è stato chiamato a dire la sua verità su qualsiasi argomento trattassero i giornali. Certamente la diceva in modo molto semplificato e fluido, ma presentando come generale la piccola parte che costituisce la sua visione.
    In questo episodio ci sono due cose da eliminare: lo studio presso CL e il tipo di commento.

  6. Pier Luigi Tolardo dice:

    Forse era meglio un editoriale di un Casamonica, qualcuno lo hanno fatto anche studiare!

  7. Emanuele dice:

    Forse invece di prendersela con l’editoriale di Sgarbi sarebbe il caso di fare un elenco degli editoriali usciti in questi giorni e prendersela con tutti i tuttologi e tutti i media che li usano per fare audience.

  8. andrea61 dice:

    Segnalo un articolo che secondo me vale la pena di leggere.

    http://www.leoniblog.it/2010/09/12/perche-in-italia-vince-la-preferenza-l/

  9. Paolo dice:

    sempre con questa storia del Paese affondato.. è insopportabile

    il mio unico timore è l’arroganza del PD, che tra non molto potrebbe trasformarsi in furia cieca e metter a ferro e fuoco questo povero Paese, pur di aver ragione anche quando ha torto marcio. Altro che ‘rottamazione’

    non seguo l’Unità ma è un’operazione squallida, usare lo stesso giornale per una strategia di propaganda. La libertà d’espressione secondo il ‘democratico partito’. Noi siamo Charlie..

    nell’analisi c’è però un salto di qualità: il problema non è Sgarbi ma i decisori che controllano le TV e i giornali, il problema di un unico soggetto politico che monopolizza l’intera RAI (nemmeno la cara vecchia lottizzazione à la democristiana). Non una questione aleatoria o da metter sotto il tappeto fin quando conviene

  10. Marcello dice:

    il punto di vista di un caratterista televisivo che parla continuamente di tutto senza sapere niente

    Toh, sostituendo *televisivo* con *digitale* si potrebbe parlare di un sito molto, molto vicino…
    Il fatto che tale sito faccia “odiens” dimostra che la mediocrità è endemica, vive tra gli individui e non ha bisogno di essere imposta dall’alto.
    Questo fatto suggerisce due considerazioni diverse.
    La prima è che …[proseguire a piacere sullo stile del sito molto molto vicino]

  11. Paolo dice:

    bah. La sostituzione *televisione*/*internet* è possibile solo nell’arte retorica poichè i dati reali, purtroppo, sono impietosi, e sistematicamente a favore della prima…

  12. beppe dice:

    @andrea61

    mi spiace, ma per quanto possa essere condivisibile il contenuto, una persona che ha falsato il proprio curriculum inventandosi lauree inesistenti e perfino partecipazioni allo “zecchino d’oro” mai avvenute, ha perso ogni credibilità.