Il voto di ieri in Senato della minoranza PD solleva definitivamente il velo su un paio di questioni. La prima è che benché le parole della politica (sia nella loro variante usuale, democristianamente pomposa ed oscura, cosí come in quella più recente ma ugualmente vacua di salvinismi, slogan e hashtag) siano comunque perfette per discutere del nulla, esistono limiti oltre i quali resta impossibile avventurarsi.

Ogni persona di medio comprendonio aveva inteso dall’inizio che i mille ragionamenti che la semiDitta Bersani-Fassina-Cuperlo-Mineo-D’Attorre contrappone di volta in volta alle scelte politiche di Renzi erano strumenti di pura opposizione personale.

Nel dibattito (una volta si diceva così) dentro il PD la buona scuola o la riforma elettorale, il jobs act o gli 80 euro sono sempre stati solo una scusa per delineare gli schieramenti. Renzi può non piacere (a moltissimi non piace) ma da una parte ci sono le sue scelte politiche magari discutibili, dall’altra solo parole a caso per smontarle e delegittimarle.

Dentro il PD si replica la medesima logica che ha governato il Paese da decenni. La politica ridotta a gioco di squadra, indipendente dai contenuti, un luogo in cui la strategia conta molto più delle convinzioni. Così la contabilità che i giornali si ostinano a tenere sul chi-vota-cosa è perfettamente inutile. Sottolineare con stupore giornalistico il voto di Fassina a fianco del grande capitale o quello Verdini a difesa dei diritti dei cassintegrati crea cortocircuiti magari divertenti ma irrilevanti. Tutti votano a favore (o contro) a tutto, a patto che questo significhi l’affondamento dell’avversario. E lo fanno in spregio ad ogni controllo etico dell’elettorato il cui potere di indirizzo di fatto non esiste. Il 90% degli elettori del PD non va mai oltre ai titoli del TG o dei quotidiani del bar (per questo in un Paese di vasto analfabetismo funzionale l’occupazione e la deriva superficiale dei media restano oggi tanto importanti) mentre la quota residuale degli affezionati della discussione politica si divide equamente fra gli indignati cronici e quelli che pensano che il fine giustifichi sempre i mezzi.

Nella cerchia dei renziani per caso (quelli che continuano ad individuare in Renzi una forma di possibile discontinuità) ai quali Matteo riserva spesso dolori, disillusioni e maldipancia la minoranza PD funziona da antispastico. Non risolve problemi ma calma i sintomi. Bastano 5 minuti di Bersani o di D’Alema, un ragionamento di Fassina o una fiera presa di posizione di Mineo per cancellare all’istante (e purtroppo per un solo istante) qualsiasi dubbio legittimo sull’azione del Premier. Nella sue deprimente inutilità la battaglia della minoranza PD contro Renzi crea un sollievo momentaneo. Mostra una ipotesi di mondo peggiore di quello che abbiamo davanti e anche questa sola ipotesi per qualche minuto basta a farci sentire meglio.

9 commenti a “L’antispastico Bersani”

  1. Felice dice:

    Meno male che i blog, questo blog, non sono morti

  2. Al dice:

    però Fassina non fa più parte della ditta da poco più di un mese

  3. Enrico Bardella dice:

    Ecco cosa era quella breve, ma intensa sensazione che non riuscivo a definire. Grazie.

  4. Pier Luigi Tolardo dice:

    ” E’ meglio essere colti che ignoranti,in Italia siamo tutti molto colti, tranne i gufi, ed è meglio essere liberi che in galera”(Matteo Renzi ai Ministri della Cultura di tutto il mondo riuniti all’Expo, il discorso scritto da F.Sensi era più o meno questo ma il Premier ha voluto semplificarlo ulteriormente).

  5. malb dice:

    L’analisi mi sembra rispondente alla realtà con un piccolo appunto: il gioco di tutti non è strategico, una pura tattica e neppure tanto complessa.
    Meno d’accordo sulle conclusioni. Non amo i democristiani, cioè Renzi, non perché non hanno una strategia politica, ma per quella che mettono in pratica e non li sopporto neppure se essa appare come unica.
    Quanto al controllo dell’elettorato sarebbe ora che si mettesse in evidenza che esso no può avvenire attraverso il parere di alcuni presunti esperti (quasi sempre giornalisti) o quello di alcune persone prese per strada più o meno a caso o ad arte. Il controllo sociale è un processo complesso che non si ha se non attraverso una struttura organizzata. Oggi quella dei partiti tradizionali non sembra esistere più, ma non è stata sostituita da quella che potrebbe sembrare possibile attraverso internet in cui le esperienze fatte non prevedono un dibattito che tenda a una conclusione, ma solo molti che parlano per conto proprio. La sostituzione di questa carenza attraverso una leadership unica o diffusa non sembra possibile.

  6. Luciano dice:

    Il gaviscon e’ migliore e più sicuro

  7. Stefano dice:

    Nessuno si chiede come mai questa minoranza del PD rema contro Renzi?
    Forse perché sembra Berlusconi?
    Forse perché predilige le lobby la classe politica salva dall’arresto deputati del suo partito taglia la sanità taglia la scuola??
    Si hai proprio ragione il problema è’ la minoranza del PD che rema contro non avere un premier che fa gli interessi di condannati lobby banche etc etc ,forse gli remano contro perché le sue scelte sono più di destra che di sinistra e mi permetto di dire che grazie a dio c’è qualcuno che gli rema contro se no in questo paese la sinistra non esisterebbe più.

  8. Renzo dice:

    E’ purtroppo vero ma con una considerazione ulteriore: La profonda amarezza che un amato e stimato segretario possa comportarsi così. Gli abbiamo quasi perdonato voti in parlamento che gridano vendetta….. Ma il personalismo no la politica dei capi correnti e’ stata sconfitta con la elezione di Renzi che ho votato con questa speranza. Chi ha perso deve agire perché la speranza si avveri. Di Fassina che da vice ministro non ha proposto o contrastato nulla e’ del tutto inutile parlarne.

  9. Mariano dice:

    Purtroppo, Mantellini, la medicina antispastica ha un’efficacia decrescente nel tempo.
    Alla fine saranno prevalenti i “dolori, disillusioni e maldipancia” e molti elettori di Renzi (sono uno di loro), che non vogliono votare né per la cosiddetta sinistra radicale né per i 5 stelle, finiranno per astenersi dal voto.