Non avrei dovuto ma ho collegato due notizie di questi giorni.

La prima notizia è quella della misteriosa intercettazione telefonica di Rosario Crocetta. Non mi riferisco al contenuto della presunta telefonata (le telefonate sono oggetti delicati ed il senso che contengono è sempre facilmente equivocabile: in questo caso si sta caricando di un significato un semplice silenzio) quanto alle modalità della sua emersione. Sperando di essere smentito l’ipotesi attualmente più probabile è che quella telefonata non sia agli atti di una istruttoria ufficiale e quindi come tale proveniente da due soli possibili ambiti: una intercettazione illegale effettuata dagli organi di polizia senza l’autorizzazione di un magistrato oppure un falso confezionato ai danni di Crocetta.
In entrambi i casi (molto più probabile il primo del secondo) l’Espresso non ci fa una bella figura ma, soprattutto, prende corpo la possibilità di una autorità inquirente scollegata dal controllo della magistratura.

Nel momento in cui gli strumenti di indagine dai piedi e gli occhi dei poliziotti si trasformano in oggetti tecnologici la possibilità di abusarne senza essere scoperti aumenta in maniera rilevante.

La seconda notizia è quella della condanna dopo 41 anni di due degli imputati della strage di Piazza della Loggia. 41 anni, un tempo ridicolmente lungo che è già una sconfitta per tutti. Un processo in ogni caso con grandi analogie con altri episodi dello stragismo italiano del secolo scorso. Da Piazza Fontana a Brescia, a Bologna in un modo o nell’altro dai processi esce fuori sempre – faticosamente – il ruolo di Servizi Segreti o di parti deviate della polizia. Gli inquirenti che si occupano della protezione dei cittadini sono in molti di questi casi (ed in molti altri molto più piccoli di questi anni, basti pensare alle imbarazzanti uscite pubbliche del Sindacato di Polizia nel caso Aldrovandi) individui vicini ad ambienti neofascisti e dell’estrema destra. E la volontà degli organi di polizia di arginare questa deriva fascistoide sembra francamente molto modesta.

Lo sviluppo tecnologico nei settori di indagine aumenta la responsabilità delle forze dell’ordine nell’utilizzare simili presidi. Apre spazi di teorica discrezionalità che in passato non erano possibili. Allontana il controllo della magistratura nei confronti dell’attività degli inquirenti (si veda ad esempio le intercettazioni con spyware tipo quelle vendute da Hacking Team). Crea insomma uno spazio nuovo e pericolosissimo dove le indagini possono essere preliminari a tutto, gestite con grande libertà e con la ragionevole possibilità di uscirne impuniti. Se aggiungiamo che la repuazione di quelli che spingeranno quei bottoni non sembra essere – come dire – sempre cristallina, abbiamo davanti il nostro Paese oggi.

3 commenti a “Il Paese dei Colonnelli”

  1. Roberto Re dice:

    da cittadino razionale condivido spesso le tue riflessioni . Da osservatore con sempre maggior fatica oggettivo secondo me un grosso problema è alla base ,nelle “tifoserie” , intendo quelle moderate e non quelle che si pigliano a sprangate sotto gli occhi dei caramba e che verranno riconosciute grazie a riconoscimenti tecnologici tipo immagini e filmati.
    p.s. Scusa il volo pindarico,il titolo di questo articolo mi aveva fatto pensare alla Grecia anni ’70 ed ho divagato ;)

  2. Paolo dice:

    ‘e dell’estrema destra’

    Mante non so se hai letto
    Pier Carlo Padoan

    Direttore esecutivo per l’Italia del Fondo Monetario Internazionale dal 2001 al 2005 (con responsabilità su Grecia, Portogallo,[..]

    dal 2001 al 2005 il funzionario della Troika e attualmente al Ministero dell’Economia della Repubblica Italiana ha avuto responsabilità sulla Grecia.

    politicamente dove collocheresti la Troika?

  3. Andrea Rosso dice:

    Grazie per questo post ;-)
    Andrea Rosso