In una delle sue interviste da semiubriaco che ora non trovo Francis Bacon disse che molte delle polemiche su un suo celebre dipinto intitolato “Three studies for Figures at the base of a crucifixion” si sarebbero evitate se i cristiani arrabbiati per l’iconografia violentissima di quel trittico avessero letto meglio il titolo e si fossero concentrati su quel “una”.
Non “la” Crocifissione ma “una” Crocifissione.
Mi è venuto in mente questo piccolo episodio, l’articolo indeterminativo che in una frase cambia l’interpretazione del testo, quando ieri su Twitter si è iniziato a discutere ferocemente sulla frase di Maria Elena Boschi sui rapporti fra scuola e sindacato. La frase – estratta con tutte le dovute cautele da un discorso fatto a braccio – dovrebbe essere questa:
«La scuola solo in mano ai sindacati funziona? Io credo di no»
Tocca dire che la frase, così, da sola, non ha senso compiuto. La scuola non è mai stata “solo” in mano ai sindacati, per cui chiedersi se una cosa che non esiste funzioni o meno è una domanda senza senso. E certo è colpa del Ministro che poteva argomentare meglio (probabilmente Boschi intendeva dire che il sindacato ha avuto in questi anni nella scuola un ruolo decisionale maggiore di quello secondo lei necessario). Ma detto questo è interessante notare che molta della discussione pubblica che si è scatenata ieri e che si scatena ciclicamente sui temi sindacali è una discussione che si disinteressa degli articoli determinativi e indeterminativi.
Invece utilizzare e capire gli articoli, esattamente come nel Trittico di Bacon, sarebbe utile. Servirebbe a spazzare lontano il rumore di fondo e comprendersi meglio.
Esiste una vasta difesa intenzionale delle prerogative sindacali che usa il termine “sindacato” ignorando il contesto. “Il governo – si dice spesso – attacca il sindacato” , quindi Renzi o la Boschi o altri attaccano l’idea stessa di sindacato, attaccano le tutele dei lavoratori in senso lato, minano alla base le nostre prerogative di lavoratori (i pochi ormai rimasti) con una qualche forma di rappresentanza riconosciuta. E dietro a questa generalizzione arrivano, questa volta con maggior senso, le accuse di conservatorismo visto che storicamente la destra (come ripetono tutti a pappagallo) è contro il sindacato (contro l’idea stessa di sindacato), coi padroni e contro i lavoratori (per usare termini un bel po’ ammuffiti ma insomma ci siamo capiti).
Solo che non tutte le crocifissioni sono uguali, non tutte le tele che riproducono l’orrore e la morte vanno riferite al calvario di Cristo e spesso la distanza intenzionale fra le une e le altre dura la specificazione di un articolo o di un aggettivo. Esiste il sindacato ed esiste questo sindacato: chi attacca il sindacato fa certamente una politica di destra, chi, misurando meglio le parole, stigmatizza il ruolo egemone e conservatore che “questo” sindacato si è costruito in Italia negli ultimi decenni, forse (anzi quasi sicuramente) no.
Maggio 11th, 2015 at 17:34
non ho avuto in gran simpatia i sindacati e dove ho lavorato io – un po’ per le piccole dimensioni aziendali, un po’ perché il settore dei servizi di consulenza pare essere un universo sconosciuto ai sindacati italiani dell’ultimo ventennio -, ma a forza di attaccare i sindacati, talvolta con argomenti pretestuosi, finirà che me li faranno diventare simpatici a prescindere.
un po’ come mi stanno facendo diventare quasi poco antipatici d’alema e rosy bindi, pensa te.
Maggio 11th, 2015 at 18:28
Da pischello giocando a fiori frutta citta` per fumetti con la R sciorinai un “Ragno l`Uomo”, con lo stesso algoritmo con cui la Boschi conia le sue frasi
Maggio 11th, 2015 at 21:50
In questo post si ignora ingenuamente la tecnica di marketing politico ben precisa (e adottata da molti ministri renziani) di costruire una frase provocatoria ma tecnicamente sostenibile (e infatti Mantellini scrive un intero post per spiegarci che), in modo da ottenere i classici due risultati:
1. dirottare odio verso un soggetto antipatico ai più (il sindacato), ottenendo consenso
2. distogliere l’attenzione dal merito della materia: si parla della provocazione e non della riforma
Berlusconi ha fatto scuola (a proposito) anche su questo, e stupisce come anche commentatori intelligenti e attenti come Mantellini ci caschino così clamorosamente.
Maggio 11th, 2015 at 22:05
Il metodo ormai evidente del governo è far digerire qualunque porcata sotto la minaccia dei cavalli cosacchi in piazza San Pietro. Basta sventolare quei cattivi dei sindacati per far passare per buona qualunque legge. Sarebbe sotto gli occhi di tutti se non fossero foderati dall’odio verso una corporazione o l’altra. Questa volta i sindacati, la prossima gli impiegati pubblici, il mai abbastanza citato D’Alema. L’unico spauracchio che non agitano è il comunismo perchè credono ce ne siano ancora nel loro partito e anche in questo si sbagliano.
Maggio 11th, 2015 at 22:23
@Andrea, può essere che io abbia abboccato al marketing governo non dubito, ma può anche essere che sia semplice materia politica (discutibile quanto vuoi) che passa da una revisione dei rapporti di forza, per esempio quello dei sindacati. Che possono essere una scusa (data la ormai vasta sfiducia che li avvolge) ma che possono essere anche tema di un progetto politico. Io ingenuamente propendo ancora per questa seconda ipotesi
Maggio 12th, 2015 at 10:35
@Massimo, grazie per la tua risposta. Ma il problema è proprio la sproporzione tra la complessità della materia politica (il rapporto con i sindacati), che magari andrebbe anche affrontata, e la semplificazione per slogan costruiti in maniera perfetta a livello di marketing: immediati, di facile presa, contro un obiettivo facile.
La Boschi come dici tu stesso fa una domanda che non ha nessun senso. E allora perché la fa? Tra l’ingenuità e gli spin doctor io propendo per i secondi.
Anche perché si tratta, si badi bene, di una tecnica reiterata da questa nuova classe dirigente (i gufi, eccetera).
Segnalo su questo (tema diverso, stessa tecnica) in cui A. Robecchi decodifica passo per passo gli espedienti retorici usati da Scalfarotto per evitare il merito della questione: http://www.alessandrorobecchi.it/index.php/201505/il-pd-la-sua-mutazione-genetica-larte-di-accettare-tutto-una-storia-vera-e-un-caso-di-scuola/
Maggio 12th, 2015 at 11:42
I lavoratori della scuola attendono il contratto di lavoro nuovo da piu’di 8 anni,che significa aumenti ma anche regolamentazione di aspetti normativi,organizzativi,formativi.Nel frattempo si sono alternati molti governi e ministri di diversa tendenza politica e con diversi progetti di riforme scolastiche ma nessuno ha voluto contrattare con il sindacato un nuovo contratto anche se questo e’previsto da leggi quadro dello Stato obbligatorie come sono o dovrebbero essere le leggi.Quindu da quasi 9 anni nella scuola nessun sindacato di qualsiasi orientamento conta qualcosa,in Fiat Marchionne da’ piu’ascolto e contratta con qualche sindacato molto di piu’di quello che abbia fatto e voglia fare lo Stato nella scuola.
Maggio 12th, 2015 at 16:50
Ma un governo che ha fatto il Jobs Act, che intende fare una riforma come quella della scuola, che intende limitare la contrattazione collettiva nazionale a favore di quella aziendale (non mi dilungo ma lo ritengo un danno) fa chiaramente politiche di destra, quindi se in tale contesto un suo ministro dice quel che dice dei sindacati, nonc’è molto da interpretare, è conservatore. L’impressione è che Lei voglia non vedere (se non fare propaganda, che mi pare il vero core-business dei renziani).
Maggio 12th, 2015 at 19:37
Punti di vista
La frase della Boschi è totale come la propaganda di un vero e proprio regime, e ricalca il solco tracciato da Berlusconi. Non stupisce: stupisce l’atteggiamento dei blogger che prima si proclamavano di sinistra, poi di centrosinistra, poi di centro e ora di destra
e il Mantellini si adopera nel giustificare, esattamente come il tifoso di partito, in questo sono intercambiabili con quelli di Forza Italia.
Mentre il Grillo ha detto testualmente: “la differenza di mortalità tra chi la fa e chi non si sottopone alla mammografia ogni due anni è di due su mille.”
e si può rispondere solo in modo scientifico: può essere vero o può essere falso, Grillo sta discutendo della frequenza, non sta negando l’importanza di uno screening
il Mantellini sta dando del “collione” al ricercatore che ha tirato fuori quel dato poichè non è farina del sacco del Grillo..
e ricordiamo che il partito che ha cancellato l’articolo 18 è proprio il PD, sulla carta di sinistra ma al potere alquanto fascistoide
Maggio 13th, 2015 at 09:07
I temi di discussione sono almeno tre. Difficile rinchiuderli in un commento. Comunque ci provo.
Le tecniche di marketing usate dal Ministro Boschi. Ho l’impressione che da circa vent’anni chi partecipa ai talk show e chi fa interviste lampo abbia frequentato prima dei corsi di formazione finalizzati a imparare come si fa a distogliere l’attenzione dal vero problema in discussione. Basta ricordare l’ossessivo ripetere della stessa frase di Brunetta o della Santanchè o di Sgarbi per non lasciar parlare l’interlocutore. Ora Renzi e i suoi ministri usano la tecnica di spostare il discorso su di un altro tema soprattutto quando non è possibile la replica.
Non è un bel vedere se si parla di riforma della scuola.
Non ho letto il PDF della riforma, ma qualcosa si può dire ugualmente. In testa al provvedimento c’è l’assunzione dei precari. Non è una cosa nuova. si imposta un provvedimento economico vantaggioso per il personale per far passare altri contenuti che si pensa possano essere poco graditi. Altre volte in passato è successo ed era andata. Questa volta sembra che l’idea non sia altrettanto efficace: la mossa economica è aleatoria e comunque parziale.
Quanto ai contenuti mi fermo a due di essi. Sono pregiudizialmente contrario ai finanziamenti pubblici alla scuola privata e ai finanziamenti privati alla scuola pubblica dati in cambio di un potere di gestione perché non possono che essere motivo di discriminazione. Chi finanzierà una pluriclasse in un piccolo paese o un istituto di una periferia degradata? Quanto al potere dato ai dirigenti scolastici sarebbe utile ricordare chi sono. Sono ex insegnanti, quindi laureati per insegnare una materia che hanno vinto un concorso a contenuti prevalentemente amministrativi. Di questo si occupano fondamentalmente supportati, quando non direttamente guidati, dal direttore amministrativo e hanno scarso potere sulla didattica la cui organizzazione è affidata ai singoli docenti o a figure paravolontarie che possono rinunciare quando vogliono al loro ruolo e non mi sembra che la riforma modifichi questa situazione. In passato inoltre ho avuto molte occasioni di frequentarne un numero non piccolo. Mi sento di concludere che un buon 80% è in grado di fare il proprio mestiere. Su quale base sceglieranno i docenti e daranno giudizi? Forse sarebbe utile ricordare come non funzionano le “pagelline” dei dipendenti della Pubblica Amministrazione.
Quanto al ruolo del sindacato vorrei sapere da dove il Ministro Boschi ha ricavato l’idea che la scuola sia mai stata in mano a esso. Se invece voleva denunciarne il ruolo generale sarebbe utile ricordarle che questo è fondato su due principi generali: attività di servizio e capacità contrattuale che gli viene dal livello di partecipazione dei lavoratori misurato in iscrizioni e successo delle azioni di lotta e che è fondata su di un principio di solidarietà. Può essere dubbio che il sindacato nella sua azione applichi in modo pieno questi due principi. Oggi effettivamente lo fa poco. Ma il Ministro Boschi e il Governo di cui fa parte non sembrano voler criticare l’azione, ma gli stessi principi. Lo dicano chiaramente e allora si saprà ancora meglio da che parte stanno.