Io la ditta me la immagino così: bassa emiliana, tavoli in formica gialla, uno spiazzo assolato in cui arrivano camioncini che caricano e scaricano la merce. Vicino all’ingresso l’amministrazione: un paio di impiegate con gli occhiali, schedari in metallo grigio e macchine da scrivere. Un ragioniere in maniche di camicia. Un luogo amichevole la ditta, con i ventilatori accesi d’estate e le zanzariere alle finestre, i campi di granturco intorno. Il commendatore con le bretelle e la pancia, il postino del paese che lascia all’ingresso il pacco della corrispondenza. La metafora della “ditta” tanto cara a Pierluigi Bersani nella mia testa è irrimediabilmente questa cosa qui: un posto confortevole e accogliente, idealizzato come accade ai nostri ricordi del passato.

Una idea della politica che ritenga adeguata e si riconosca in una simile metafora provinciale segna una distanza: accetta come possibile un luogo segnato dal tempo. Io dubito che Bersani si sia mai reso conto degli echi possibili della ditta: se ne avesse avuto il sospetto forse non l’avrebbe ripetuta tanto spesso. Più probabile che l’ex leader del PD continui ad immaginarla come una metafora perfetta. Il telex e la posta elettronica, il ventilatore e l’aria condizionata. I segni indiretti, dentro una sola innocua parola, di un tramonto inevitabile.

11 commenti a “La ditta: una metafora provinciale”

  1. gregor dice:

    Splendido post, preciso!

  2. Pierluigi Tolardo dice:

    No,piu’ semplicemente poiche’Berlusconi aveva un partito azienda anche Bersani non voleva essere da meno,tipo abbiamo anche noi una ditta,una banca,un giornale ed ora non ha piu’niente…

  3. .mau. dice:

    meglio ditta che fabbrichètta

  4. massimo mantellini dice:

    @.mau. senza dubbio

  5. Isa dice:

    Ho fatto l’impiegata in ditta per quindici anni, e non in azienda: proprio in ditta. Per la precisione, in tre ditte diverse. Nella prima l’unica dipendente ero io; l’ultima era una S.p.a. con cento addetti, ma se i membri del CdA sono tutti imparentati tra loro, ditta è e ditta rimane. Nella prima ero assunta con un contratto di formazione e lavoro (qualcuno se li ricorda?) da 40 ore, ma in realtà ne lavoravo davvero solo 36, perché nelle quattro ore del venerdì pomeriggio i due titolari, a turno, si mettevano lì e mi davano una formazione. Cioè, mi insegnavano letteralmente delle cose: che differenza c’è tra una società di persone e una di capitali, tra un assegno circolare e uno bancario, tra la paga base e il superminimo, che cos’è (era) una bolla di accompagnamento… Avevo diciannove anni e un diploma di liceo, di queste cose non sapevo niente. Ho lavorato e sono stata formata. Nell’ultima ditta il padr… il presidente del CdA girava per i reparti tutti i giorni, conosceva tutti gli operai e le famiglie, si informava su tutto, mi prestò cinque milioni di soldi suoi – personali – per coprire uno stato d’avanzamento della casa che stavo comprando perché la banca era in ritardo con il mutuo, dicendomi “Poi quando ce li hai me li ridai”. Era miliardario in lire, mica gli costava niente, però che classe. Ormai sono una lavoratrice autonoma da quasi altri quindici anni, e faccio tanta, tanta fatica. Ma uno dei motivi per cui non tornerei più indietro (posto che qualcuno mi volesse) è che le ditte, già, è vero, non esistono più. Il tramonto si trascina, lunghissimo e per molti versi tragico, con Bersani e quelli come lui stagliati all’orizzonte. Chi ha paura della notte? Io un po’ sì.

  6. massimo mantellini dice:

    Grazie Isa, molto bello

  7. Isa dice:

    Figurati, grazie a te. Semmai avrei dovuto aggiungere che le ditte delle meraviglie (almeno le mie) erano tali anche perché i sindacati non dormivano.

  8. francesco maione dice:

    La metafora della “ditta” tanto cara a Pierluigi Bersani nella mia testa è irrimediabilmente ST’ACQUA QUA…

  9. diamonds dice:

    Al momento non ho particolari difficolta` a immaginare la Dittatura. Ordine e supercazzole

  10. Daniele Minotti dice:

    (pero’, tutti ‘sti post sul piddi’, pur a casa tua, hanno sbombardato, eh… ;-))

  11. Marco dice:

    Come può essere possibile parlare ancora di ditte? Le poche rimaste sono morti che camminano e non ci sono più speranza di vederne nascere una nuova generazione. Lo stato ne perseguita ogni tentativo a meno di non essere extracomunitario fiscalmente non perseguibile o una grossa società dotato di uno staff alle spalle professionale dedito all’elusione fiscale, oppure copertura di attività malavitose.