Il progetto politico di Beppe Grillo non potrà finire con il suo passo indietro di oggi, né affondare nelle esplusioni o nelle polemiche interne al Movimento Cinque Stelle. Questo non potrà accadere per la semplice ragione che il progetto politico del comico genovese, quella di una democrazia diretta mediata dalla Rete era una assurdità fin dall’inizio. Non ha funzionato, così come non funzionano mai, matematicamente, le cose che non esistono.

Lo scrivo da molti anni, fin dai tempi in cui Grillo era un semplice blogger apocalittico di successo, ai tempi in cui nessuno avrebbe potuto immaginare la nascita del M5S, il suo grande rapido successo elettorale e la sua graduale successiva parabola discendente. E non lo scrivevo allora e non lo scrivo oggi per convincimento politico personale ma per semplice, minima coscienza delle dinamiche di rete. Se ci pensate è curioso: chiunque avesse guardato un po’ a Internet con occhio curioso anche solo dieci anni fa, sapeva perfettamente che il castello ideologico di Casaleggio, basato su una sorta di misticismo digitale adattabile ad ogni contesto, era un sentiero impraticabile ovunque, anche in un Paese digiuno di esperienza di rete come l’Italia.

La banalizzazione delle dinamiche di rete che Casaleggio e Grillo hanno raccontato agli italiani come nuova frontiera della democrazia contemporanea, consente a chiunque di applicare loro il beneficio del dubbio. Erano (e sono) Casaleggio e Grillo due ingenui incolti digitali, innamorati di una idea romantica ed impossibile che ora gli sta franando addosso, o andavano considerati, fin dall’inizio, come due spregiudicati affaristi sentimentali capaci di intuire il codice di accesso alla credulità di molti utilizzando Internet come grimaldello?

Personalmente non ne ho idea, non conosco Grillo né Casaleggio al di fuori del filtro deformante delle loro apparizioni pubbliche (e ho abbastanza anni ed abbastanza esperienza di relazioni dentro e fuori la rete per sapere che non tutto può essere compreso osservando il mondo da dietro una schermo) quello che però so – da tempo – è che il grande successo che il M5S ha ottenuto in questi anni è stato alimentato da due differenti categorie di persone: gli insoddisfatti e gli entusiasti.

Mentre i primi sono una quota storica e molto volatile dell’elettorato (una quota che contro ogni apparente scapigliatura rappresenta il borbottante tratto conservatore delle “patate da divano”), i secondi sono stati la vera interessante eccezione italiana allo sviluppo digitale.

Gli entusiasti, conquistati dal racconto internettiano di Casaleggio (divulgato con grande efficacia e fantasia da Grillo), sono stati la miglior espressione della nostra arretratezza culturale di inizio secolo sui temi digitali. Dentro un Paese con un digital divide culturale fortissimo, Grillo, dall’apertura del suo blog in avanti, ha coagulato un’armata di nuovi navigatori dai grandi entusiasmi ma sovente dalle competenze digitali esilissime. Nuovi ingenui navigatori dalla maiuscola e dal punto esclamativo facile. Per tutti costoro il racconto superficiale e pressapochista su come Internet avrebbe cambiato la nostra società è stato più che sufficiente. Mentre ovunque nel mondo le società complesse indagavano con cautela e raziocinio pregi e (soprattutto) difetti di alcuni miti fondanti della rete Internet (tutte cose che verso la fine del secolo scorso si erano rapidamente mostrate nella loro grande ambivalenza) come l’impatto della rete nel rafforzamento del pluralismo, della trasparenza, le frontiere possibili della democrazia elettronica, ecc. in Italia la vulgata semplificatrice di Grillo e Casaleggio attecchiva fra gli entusiasti.

Questa è stata la traiettoria nostrana verso esperimenti di democrazia elettronica in questi primi anni del nostro essere digitali. Compresi gli ultimi, imbarazzanti, andati in onda sul blog di Grillo in questi giorni. Il castello che sorreggeva tutto quanto, un’idea che tutti gli altri nel mondo avevano già da tempo prima immaginato e poi rapidamente rifiutato, non poteva fare altra fine. Una fine che se non è ora sarà domani o dopodomani. Perché non c’è nulla di più inevitabile del nodo giunto al pettine di una mistica digitale alla quale in molti hanno creduto fino a sperimentarne direttamente l’assoluta impraticabilità. Fino alla constatazione finale che essere digitali, come forse si poteva capire già dieci anni fa, non è la soluzione ai problemi del mondo, ma è una nuova maniera di essere noi stessi. Uguali a prima, con i medesimi pregi e gli stessi difetti, con forse qualche arma in più, ma con nessun problema vecchio e nuovo che possa essere risolto con un colpo di bacchetta magica. Nemmeno se la bacchetta magica fosse anche lei digitale.

26 commenti a “Gli insoddisfatti e gli entusiasti”

  1. Davide dice:

    Mantelli’ pe’esse lucido sei lucido ma leggendo di fila i tuoi ultimi post c’è da grattarsi…

  2. massimo mantellini dice:

    mi sa che hai raggione

  3. Dino Sani dice:

    Già da un po’ vedo e segnalo le derive del M5S, di cui sono stato elettore senza essere, caro Mante, né insoddisfatto né entusiasta. Semplicemente vedevo nel M5S l’unico elemento di novità della politica italiana che usciva fuori dal gattopardesco cambio d’abito delle varie classi egemoni che si sono alternate, per modo di dire, al governo negli ultimi vent’anni. Celebrarne oggi il funerale, con l’epitaffio “ve l’avevo detto giá nel 2008” non ci rende né felici né migliori, più o meno come se io scrivessi che Renzi è il volto nuovo della vecchia nomenclatura come dissi nel 2009…
    Il vero problema è che il movimento di Grillo ha sollevato degli importanti interrogativi ai quali non si sta dando risposta, e certo non da risposta il realismo pragmatico di Mantellini, che dice “non è mai successo perché doveva accadere”? Condivido che l’ideologia della rete come luogo di guarigione di tutti i mali collegato con la gestione del tutto verticale del blog erano e sono un cocktail altamente rischioso, ma da qui a ridurre tutte le idee e proposte di questo movimento alle teorie di Casaleggio… Mi sembra voler ridurre il tutto ai suoi fondatori. Poi che la democrazia diretta così intesa è illusoria non significa che internet non ci possa fornire quegli strumenti (vedi accesso ad informazioni, archivi, ecc) e quella trasparenza che possa rendere le democrazie un po’ più adeguate al XXI secolo.
    Io non amo Renzi ma se venisse sconfitto dall’ancien regime dalemiano non canterei vittoria. Se dovesse scomparire il M5S, e oggi il rischio c’è, sarebbe gravissimo per tutti noi, non essendoci altra opposizione oggi nel Paese.

  4. Dino Sani dice:

    Mante controlla lo spam….

  5. gian dice:

    ma all’ubalda ci vai??

  6. emanuele dice:

    Ottima analisi poi mi pare che anche gli entusiasti siano in calo. Scopriranno qualche altro giochino

  7. andrea61 dice:

    Grillo è vincente nel breve ma lerdente nel medio periodo perchè fa credere che esistano soluzioni semplici a problemi complessi. La Rete alla fine è solo un mezzo di distrazione di massa, la versione 2.0 di certe assemblee di circolo in cui l’oligarchia di un partito fa credere ai militanti di essere il motore della politica.

  8. ste dice:

    Ieri avevo l’idea di vedere cosa dice la rete del blog di Grillo. In caduta libera, dice Alexa:
    http://www.vogliaditerra.com/blog/wp-content/uploads/2014/11/grillo.png

  9. Bruno Anastasi dice:

    buongiorno Massimo, non so quanto la mia esperienza sia rappresentativa dell’elettorato di sinistra, ma la espongo qui per spiegare perché, qualunque sia il destino del M5S, non mi sono pentito di averli votati nel 2013; fino ad allora, e senza eccezioni dal lontano 1980, avevo sempre votato PCI/PDS/DS/ULIVO/PD; il che significa che, oltre ad essere un elettore ormai rotto a ogni forma di sodomia passiva, sono anche un anti-fascista convinto, un “conservatore pratico” (come direbbe Frank Zappa) o, se preferisci, un “progressista selettivo”; quando nel 2009 il segretario Pierluigi Bersani negò la tessera al cittadino Beppe Grillo, quasi che fosse un delinquente comune (caratteristica vantata da diversi parlamentari ed esponenti del partito), con la motivazione ufficiale che rappresentava una forza ostile al PD, in realtà per impedirgli di candidarsi alle primarie, ebbi la certezza che quella oscena classe dirigente da sola non se ne sarebbe mai andata; naturalmente alle primarie Grillo non avrebbe vinto, ma i capoccetti avevano una fifa tremenda delle percentuali a due cifre – o comunque significative – che, sicuramente, egli avrebbe ottenuto; il partito ne sarebbe uscito positivamente (per la base) terremotato;

    non mi sono mai iscritto ai Meet-Up, ma quando alle politiche è emersa un’opzione alternativa e consistente, tra mille esitazioni alla fine ho fatto la mia scelta, nella speranza di veder realizzati almeno due obbiettivi:

    1) la distruzione dell’apparato del PD, ormai putrido fin nel DNA, per agevolare la successione di qualsiasi altra cosa al suo posto (nessuno sul pianeta avrebbe potuto fare peggio di Violante, Del Turco, Boccia, Burlando e compagnia);

    2) il decesso di tutti i giornali tenuti in vita con i finanziamenti pubblici, quindi non liberi (è superfluo ricordare che l’odio viscerale del gruppo Repubblica/Espresso nei confronti del M5S dipende dall’esclusivo, comprensibile ma deplorevole motivo che attribuiscono a Grillo la responsabilità di aver divulgato il “segreto”);

    facciamo un bilancio: a) i dinosauri del PD si sono quasi estinti (rivendico il merito di aver provocato la fine politica di Bersani e Letta Jr. – il giovane/vecchio ammiratore di Giulio Andreotti – col mio voto nichilista al M5S); b) Unità e Padania hanno chiuso i battenti e neanche Repubblica se la passa troppo bene, presto toccherà agli altri; c) per giudicare l’operato (non il metodo, che dà già il voltastomaco) del boy-scout toscano bisogna realisticamente aspettare un po’, almeno fino a Natale 2015, poi valuteremo; in conclusione, io direi che quel voto non è stato espresso invano, ha smosso un bel po’ le acque; l’alternativa sarebbe stata l’astensione, ma sono figlio di un partigiano, anche se il menù mi nausea, il voto è un diritto a cui non rinuncio …

  10. Visto nel Web – 159 | Ok, panico dice:

    […] Gli insoddisfatti e gli entusiasti ::: manteblog […]

  11. Pier Luigi Tolardo dice:

    Penso che uno dei motivi per cui la retorica della Rete ha avuto un successo imprevedibile e’ perche’ gli spazi democratici tradizionali si sono ridotti come non mai: Berlusconi ha potuto candidare la sua igienista dentale e farla eleggere grazie ad un listino bloccato mentre Bersani ha piu’ pregevolmente fatto eleggere una signora colta, uno storico autorevole, un giovane brillante ma il risultato non cambia, la gente deve poter eleggere chi vuole anche uno che propone il matrimonio per gli scimpanze’ , devono essere anche persono arretrate, demagoghi ma persone in cui si possa riconoscere…se non si riparte da questo Abc della democrazia, in cui ci sono rischi perche” una societa’ corrotta produce una politica corrotta, ma l’alternativa non puo’ essere una dittatura o un’ oligarchia piu’ o meno illuminata.

  12. Paolo d.a. dice:

    Da ex elettore e sostenitore cinquestelle non mi sento colpevole di aver creduto ad un approccio digitale terremotato fin dall’inizio, perché ho invece visto qualcosa di più dove speravo davvero che ci fosse, una intelligenza che in campagna elettorale sapeva di plebiscito cileno, una retorica che portava speranza in quell’insieme di amarissime rivendicazioni sul sistematico furto da parte di una oligarchia di potere ai danni dei cittadini. Furto che alcuni nel paese vedono e trovano sia gravissimo perché impedisce un qualsiasi rinascimento ed altri che invece lo ritengono fisiologico e fondamentalmente meno grave di altre cose tanto da farsi beffe degli intransigenti.

    C’erano molte cose buone là dentro, non ultima, anzi forse la prima in assoluto, la capacità di avvicinare la gente alla politica. Perché è questo, la disaffezione, ciò che condanna questo paese.

    M5S sembrava poter invertire la tendenza, riportare la gente a discutere di politica locale, come ha fatto in tanti casi, partendo dalla propria comunità. Quando venivi avvicinato per strada da un attivista cinquestelle è vero che non sapeva perlopiù una mazza di politica, ma potevi parlarci, magari anche dargli qualche dritta. Quando mi è capitato un approccio simile da destra o sinistra invece dell’entusiasmo sentivi la puzza dell’apparato che fa politica per mantenere se stesso e che quindi deve prendere tutto quello che può.

    Il “la” di Grillo sostenuto da Casaleggio era per me come credo per tantissimi in fondo solo quello.
    Mai però, ed è lì che tutto è morto, avrei creduto possibile che si sarebbero giocati l’occasione di far fare ad un possibile governo Bersani tutto quello di cui c’era bisogno. Avevamo avuto un risultato grandioso, tutto era possibile. Ma un compromesso richiedeva una maturità politica che il dinamico duo purtroppo ha dimostrato di non possedere e, non avendolo, ha comunque voluto gestire direttamente ogni contatto. Mandando tutto a remengo.

    Per me è da lì, non dal parafango digitale con cui si sono scontrati facendo tutto da soli, che è partita la fine.
    Che Grillo se ne sarebbe andato prima o poi era inevitabile. E’ un peccato che non abbia mollato molto prima. Ora è tardi.

    In tutto questo la cecità culturale di una parte consistente della sinistra borghese italiana ha giocato un ruolo fondamentale. Non solo ha spesso avallato negli anni il triste succedersi di potentati strettamente imparentati tra loro e persino col Nemico ma non ha proprio capito perché in piazza Grillo portava milioni di persone. Ritiene che fossero milioni di cretini.
    E ancora ora quella sinistra continua a non capire, invece per crescere avrebbe un bisogno tremendo di comprendere quanto è successo.

    La maggiore responsabilità di Grillo rimarrà aver distrutto le attese e le aspettative di tanti che si riallontaneranno dalla politica ancora più disgustati di prima. E così i compagni di merende avranno gioco persino più facile. In fondo è quello che è successo anche a me, che pure ho iniziato a 17 anni a fare politica.

    Ora che ne ho 43 preferisco occuparmi di olive e api e sperare di non aver io capito assolutamente nulla e che effettivamente stiamo andando verso un mondo migliore. Sarei così felice di sbagliarmi.

  13. malb dice:

    Non mi sono mai avvicinato al M5S fondamentalmente perché mi sono fatto nel tempo una cultura politica di tipo marxiano o quasi tale, nel senso che non sono mai stato un ortodosso. Il M5S mi ha in qualche modo interessato a causa dell’inconsistenza totale di una risposta della sinistra a fronte di un attacco alla democrazia che va avanti da quasi vent’anni che ho più volte denunciato in pubblico e in privato senza mai ottenere un audience non solo nell’apparato del PD, che a Venezia ho avuto occasione di conoscere anche troppo, ma neanche nel resto della sinistra alternativa. Mi interessavano sia per le proposte che adombravano sulle potenzialità della rete sia per la conoscenza di alcuni militanti. Ma ho una formazione tecnica e perciò ho cercato di capire se le esperienze di democrazia nella rete avrebbero potuto avere una consistenza reale. Ho cercato di approfondire e ho trovato solo la conferma di una serie di dubbi che avevo da sempre, avendo molta esperienza di gestione di assemblee, sulla efficacia della democrazia cosiddetta diretta. Per il resto mi dispiace per i militanti che ho conosciuto se sono ancora tali. Condivido perciò quasi tutte le conclusioni di Mantellini anche se mantengo una sfiducia totale, avendoli conosciuti, nell’apparato del PD siano onesti o meno.
    Sarebbe tempo di tentare di ricostruire una sinistra per la quale esistono ottime analisi e buone proposte, ma nessuno in grado di metterle insieme.

  14. Al dice:

    @ Paolo d. a.

    Ti rispondo solo su un punto. Non sono stati i M5S a non voler fare il governo con Bersani. Ma il contrario. È stato quando i M5S hanno capito che il PD non ci sarebbe mai stato a governare con loro che hanno affermato di essere loro a non volerlo fare. Un po’ è comprensibile, si sarebbero infatti bruciata l’immagine di partito antisistema/anticasta. Come fai a criticare il governo quando tu stesso hai cercato di entrare a farvi parte, non risulteresti credibile. Chissà, se la sono forse giocata male. D’altra parte con le menti raffinatissime della controparte era difficile per dei principianti poter sperare in qualche successo.
    Metto in fila
    – Il PD prima ha affossato Prodi presidente coi 101.
    – Poi, mentre tutti (compresi i M5S) pensavano che come in molte altre elezioni del PdR si sarebbe andati per le lunghe (e di consequenza si attrezzavano con strategie a lungo termine), il PD ha fatto il colpo di mano di rimettere Napolitano (e questa è stata abbastanza sporchetta).
    – Poi hanno fatto la stafetta Bersani-Letta.
    – Poi il patto Renzi-Berlusconi.

    Insomma i M5S ne hanno tante di responsabilità, però quella di non voler entrare al governo col PD, be’ quella magari no.

  15. Paolo d.a. dice:

    @ Al
    non voglio andare OT o riaprire polemiche ormai senza senso ma un’alleanza non si fa in un incontro in streaming, si realizza con un approccio maturo ai problemi, uno dei quali era certamente l’ambiguità del PD. Discorso lungo, ma Grillo di un governo così aveva paura, temeva una normalizzazione. Avrebbe dovuto scambiare quattro chiacchiere con Bossi e crescere. Le alleanze di governo sono sempre un braccio di ferro. Si tratta di dosare lo sforzo e non farsi mettere sotto.

    Ma non è più molto importante, l’occasione per cambiare davvero le cose è andata, rimaniamo con qualche brava persona in qualche amministrazione locale e in parlamento, e con tanti altri che spariranno senza aver cambiato nulla. Soprattutto – ed è tristissimo per chi è cresciuto in un paese da DC egemone – rimaniamo con un PD parademitiano per il quale possiamo solo sperare in una implosione endogena, senza peraltro avere alternative da proporre.

  16. cla van dice:

    Io penso che gente che non crede alla democrazia diretta ma si voglia far rappresentare (da questa gente qui poi) sia equiparabile alle pecore il cui solo scopo è quello di mangiare, espellere e belare quando hanno i bisogni…

  17. Damiano dice:

    L’analisi è lucida ma parziale e quella che manca è la parte più importante.
    Tu accusi Grillo di semplificare il mondo da dietro uno schermo, ma giudichi lui e soprattutto il M5S solo per quello che vedi sullo schermo. (Nuovi ingenui navigatori dalla maiuscola e dal punto esclamativo facile).
    Da quello che scrivi qui, ammesso che le loro competenze digitali siano esilissime (una generalizzazione, sbagliata in quanto tale anche se ci aggiungi sovente) mi pare proprio che le tue competenze di analisi politica lo siano altrettanto.
    Ti è giunto in soccorso Paolo d.a, i cui commenti di politica ne contengono parecchia. Perché è di quella che stiamo parlando, non di sociologia digitale.

    Leggendoti sul M5S alla fine traggo le stesse conclusioni di quando leggo Zucconi o Battista: mi sembra che tu abbia hai il culo troppo al caldo per capire.

  18. max dice:

    mi piacerebbe che bruno anastasi leggesse queste due righe, perchè vorrei tentare, per una volta, di spiegare (e sono tanti) quelli che la pensano come lui, che sul contributo per l’editoria hanno generalizzato di brutto

    faccio questo mestiere (lo scrivo, giornalista) da 22 anni, ne ho 43, e tra pochissimo temo che sarò in mezzo alla strada, almeno lavorativamente parlando. e mentre vivo questa situazione di incertezza mi tocca leggere frasi del tipo “presto toccherà agli altri”, con un compiacimento e una soddisfazione che andrebbero solitamente riservati a spacciatori o sfruttatori della prostituzione minorile, anche se in realtà non mi stupiscono più.

    lavoro in un piccolo giornale (seguo le pagine sportive), e il contributo per l’editoria, in questo contesto depresso/disperato, tra la pubblicità che crolla e internet che ci sottare lettori, ci dà (o dava) una mano per andare avanti
    si potrebbe discutere a lungo sulla reale funzione del contributo (credo comunque che il fondamento di base fsose più che legittimo e l’epopea berlusconiana ne è la prova provata), sull’uso che in italia ne è stato fatto da troppi editori, sono il primo a dire che andrebbe rivisto e riconsiderato. e sono altresì certo che l’informazione cartacea sarebbe comunque destinata, a breve, a fare una brutta fine (e per favore evitatemi lezioni sulla riconversione a internet: la stiamo facendo da anni ma non funziona. economicamente non funziona. stop)
    ma l’effetto primario, pare tanto auspicato, sarà spazzare via tutta una serie di giornali, anche e soprattutto locali, con la perdita di tantissimi posti di lavoro (non solo di noi bastardi giornalisti, ma anche di cartiere, tipografie, distribuzione, edicole), mi permetto di dire, anche di professionalità e personale molto valido. ho appena letto che se il governo decide di non rifinanziarlo ci saranno 16mila persone che il prossimo anno (i più fortunati, e io sono tra quelli) finiranno in cassa integrazione o mobilità
    ripeto, potremmo discutere a lungo di tutto, ma questa incredibile cieca arroganza di fronte a quella che per molti è una discreta tragedia, non trova nessuna giusitificazione, nemmeno di natura “politica”. è qualuquismo alla stato puro, nient’altro. parole a vanvera

  19. Umberto dice:

    L’argomento Grillo ormai non attizza più di tanto come già è accaduto per l’argomento Berlusconi. Io credo che stiamo andando verso un futuro di una noia mortale, senza partiti veri, senza opposizione degna di questo nome, senza battaglie politiche che vale la pena di vivere, con un personale politico desolante e pavido. E in mezzo a questa noiosa melassa Renzi regna.

  20. Bruno Anastasi dice:

    caro @max, non mi va di abusare di questo spazio generosamente concesso da M.M. per dirimere irrilevanti questioncelle tra noi disadattati della Rete (con rispetto parlando, mi riferisco a noi due) … quindi, se permetti, e solo perché tirato in ballo direttamente, mi limiterò a tre brevi risposte, rimandando gli approfondimenti ad altra più opportuna sede;

    1) ricorrere a uno pseudonimo per chiamare in causa con nome e cognome uno che correttamente si firma con nome e cognome (autentici) è gesto come minimo inelegante, ma direi molto peggio, considerando che sei anche un giornalista … insomma, hai fatto una figuraccia;

    2) a riprova del fatto che la soppressione del finanziamento pubblico alla stampa rappresenti un’urgenza ormai non più procrastinabile, leggiti questo “bel” colloquio tra colleghi e dimmi, in tutta franchezza, da orgoglioso esponente della categoria, se quello che tu chiami “contributo per l’editoria” non sia in realtà un autentico abominio:

    http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/rond-rondolino-ieri-alema-santadeche-oggi-infatuato-renzi-89773.htm

    3) ho letto a fatica, ma per intero, la tua geremiade … a parte la sincera solidarietà che ti esprimo (se davvero vivi un disagio personale di tipo lavorativo), scusa tanto ma considero del tutto sconcertante (nella accezione negativa del termine) il contenuto del tuo intervento … mi fermo qui, andremmo fuori tema … good night and good luck

  21. cla van dice:

    @max Capisco il tuo punto di vista e ti offro tutta la mia solidarietà ma secondo me il problema è un altro. La gente comincia a pensare che non ne può più del finanziamento ai giornali perchè questi ormai non danno più fatti ma sono diventati praticamente tutti la voce del padrone (nella fattispecie di Renzi, ma prima di Letta e prima ancora di Monti), qualunque cosa loro dicano viene esaltata all’inverosimile e casualmente invece vengono tacciate informazioni che li possano danneggiare, il contrario invece vale per l’oppsozione (nella fattispecie l’M5S) di cui vengono evidenziati solo i lati negativi tacciando totalmente quanto di buono stanno facendo (apri uno qualunque dei fogli di carta straccia presenti in edicola e te ne renderati conto).
    Ora liberissimi di fare quello che vi pare ma fatevi pagare direttamente dai vostri ‘datori di lavoro’ e non con contributi pubblici.
    Per cui inizialmente prenditela con i tuoi ‘colleghi’ che mandano in giro notizie false e tendenziose prima di prendertela con gente che non ne può più di questa malainformazione…

  22. max dice:

    @ cla van

    non so, già partire dicendo che vai in edicola e trovi carta straccia traccia una linea di pensiero che non condivido fino in fondo

    e non penso nemmeno che se il Movimento ha problemi di “comunicazione” la colpa sia dei giornalisti bastardi, certo non tutta loro

    ci sono giornalisti bastardi, ci sono giornalisti scarsi, e ci sono giornalisti bravi. direi che capita in tutti i lavori

    il mio datore di lavoro è una cooperativa, quindi sono io

    non cerco solidarietà o comprensione, mi sono divertito per 20 anni e ora farò qualcos’altro (e direi che quelli che fanno il mio lavoro è meglio che siano lungimiranti e inizino a programmare un futuro diverso)

    ma questa battaglia sul finanziamento pubblico resta (almeno in parte) inutile, e pretestuosa, anzi populista
    come, purtroppo, troppe battaglie grilline

  23. cla van dice:

    @max : mi sono spiegato male probabilmente, non ho detto che tutti i giornalisti siano cattivi, dico solamente che la percezione che ha la gente della stampa è inficiata dal giornalismo ‘voce del padrone’ (che comunque se sei onesto, soprattutto nella stampa mainstream è quello che va per la maggiore, vedi Stampa, Repubblica, Corriere per non parlare di Libero e Giornale) e che dunque prima di guardare alla pagliuzza nel giudizio del lettore dovreste guardare alla trave nel vostro occhio (federazione).
    Mi spiego se io vedo un pitbull che azzanna un’altro cane, un secondo pitbull che azzanna un cane e un terzo pitbull che azzanna un cane, comincio a farmi l’idea che i pitbull siano tutti un po’ feroci (non me ne vogliano i padroni dei pitbull, esempio preso a caso).
    Ed il mio giudizio carta straccia deriva da questo, onestamente una volta leggevo repubblica, il corriere etc. etc. ma, dall’avvento di Monti in poi, non mi interessano più tanto so che non sono obiettivi.
    Che poi l’M5S faccia errori di comunicazione non lo nego, però quando lo fanno loro la ‘stampa’ (così va meglio?) giro il coltello nella piaga fornendo interpretazioni molte volte tirate, mentre invece quando lo fa Renzi & co (che di errori di comunicazione a ben guardare ne hanno fatti molti di più rispetto all’M5S, basta solo guardare tutte le promesse non mantenute) la ‘stampa’ tende a minimizzare se non giustificare o addirittura nascondere.
    Ecco se la stampa facesse notare allo stesso modo sia gli errori dell’M5s che quelli di Renzi (ossia del pd che tanto è la stessa roba) allora forse potrei, io e credo anche altra gente, cominciare a riconsiderare il concetto di ‘carta straccia’… spero di essere stato un po’ più chiaro…

  24. max dice:

    @cla van

    il problema che vedo io è che tu (o voi o, meglio, molte persone, perchè non so se esiste un voi), in realtà finite per spiegarla non con un “tutti i pitbull sono cattivi”, che pure sarebbe già sbagliato, ma con un ancora più generico “tutti i cani sono cattivi”

    ad ogni modo, lungi da me l’idea di essere vergine, tantissimi errori sono stati fatti, e in questo sistema probabilmente il finanziamento non si giustifica più, e dovremo cercare altre soluzioni (tra l’altro la mia realtà ne ha guadagnato il diritto nel 2013 per la prima volta e lo perderà nel 2014 se scompare, non abbiamo goduto a lungo dell’aiuto di Stato, purtroppo :-)

    ma anche quando tutta la carta straccia sarà sparita, mi son fatto l’idea che grillo cercherà e troverà un altro nemico

    alla prossima

  25. cla van dice:

    @max Vedi ? già confermi… qui mi sembra che il generalizzatore o forse colui che parte un po prevenuto sei tu… e mi confermi purtroppo quello che stavo dicendo sopra… si dovrebbero separare i fatti dalle opinioni e comunque dare spazio a tutte le opinioni cosa che nella stampa non avviene… continuo a dire non deve essere compito mio dire che non tutti i pitbull sono cattivi, dovrebbero essere i pitbull a interrogarsi del perchè tutti pensano che siano tutti cattivi… la cosa bella dei giornalisti è che in linea di massima sono i primi a generalizzare (tutti i dipendenti pubblici sono dei fannulloni,,, etc etc etc) però quando si parla di loro allora si deve distingure… eh no… visto che comunque avete (seppur un po di meno ma ancora molta) importanza e dunque responsabilità fatevi prima un esame di coscienza… poi sicuramente non sarà il tuo caso, anche se il giornalismo sportivo è partigiano per definizione, però il discorso rimane valido…

    Un grosso in bocca al lupo

  26. max dice:

    bruno

    questo spazio non è “generosamente concesso” da manteblog. è uno spazio commenti, se non lo vuole lo toglie

    per il nome, qua dentro è tutto uno ste, cla, malb, al, non credevo di fare una particolare figuraccia. ma se la cosa ti disturba provvedo: max sta per massimiliano baravelli

    per il resto, stai pure “sconcertato”. sarebbe bastato arrivare alle ultime due righe del tuo primo intervento per prenderti le misure ed evitarti. colpa mia

    stammi bene