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Torno giusto ora da Perugia. Il non detto, l’impossibile da raccontare del Festival de Giornalismo, è in fondo questa idea che le notizie – loro, solo loro – siano una cosa importante. Questo non ha molto a che fare con i nomi roboanti degli ospiti della manifestazione né con il grande entusiasmo di volontari e spettatori, non riguarda la qualità degli interventi e nemmeno la retorica inevitabile delle televisioni fuori (c’è la TV quindi è per forza una cosa importante), non dipende del bellissimo storico albergo a picco sulla valle, dalla cui hall tutto si estende al centro storico della città. Attiene invece alla ragione per cui tutto questo Barnum sta ancora tutto sommato in piedi. Noi, del resto, che le notizie fossero ancora importanti, da sole, senza l’aiuto di nessuno, già lo sapevamo da prima, ma se un simile pensiero bello ed educato si presta immediatamente ad una qualche adulterazione (la supponenza di questo editorialista, la pochezza del foglio tale, la collusione imbarazzante di quell’altro) vale forse la pena notare che questo riflesso automatico a Perugia di solito non scatta. È come se la creatura organizzata da Arianna e Chris funzionasse da vocabolario inevitabile di fronte al quale ogni parere ed ogni posizione diventa accessoria e supplementare. Le notizie ci interessano, tutto il resto meno. È in questo sfogliare le pagine umettandosi l’indice fino alla N di notizia, raggiungere la riga giusta fra le tante e leggerne la definizione che sta l’essenza di questa manifestazione. Una sintesi bibliografica, accurata e senza orpelli di un’idea di informazione che ci piace e che vorremmo più spesso rappresentata.


La foto è di Francesco Costa in platea mentre sta per iniziare la lectio di Harper Reed.

2 commenti a “Il vocabolario inevitabile”

  1. Claudio dice:

    Poi esci, compri un quotidiano qualsiasi, e ti viene l’irrefrenabile desiderio di passare in pescheria

  2. Pinellus dice:

    Urca! A prima vista pensavo fosse Matteo Bordone…:-)