Un appello di Carlo Gubitosa sull’annosa questione molto in voga in queste ore dei blogger che accettano di scrivere gratis in cambio di “visibilità”:


Se ti senti una ostetrica che partorisce un nuovo giornalismo, sappi che sei solo il becchino che sta scavando la fossa a quello vecchio.

Caro blogger che su Facebook dichiari con orgoglio “me ne frego se non mi pagano. finché posso esprimere ciò che penso senza vincoli, e finché qualcuno mi legge e magari apprezza quello che scrivo”.

Voglio dirti una cosa col cuore in mano: anche a me e’ capitato di scrivere gratis per questo maledetto prurito alle mani che mi perseguita da una ventina d’anni, e perche’ il piacere di pubblicare un editoriale su un quotidiano nazionale puo’ mettere in ombra il compenso che ne corrisponde. Ma poi ho cominciato a interrogarmi sulla responsabilita’ sociale delle mie azioni.

E sono arrivato alla conclusione che i ragionamenti come quello che fai tu, e che purtroppo ho fatto anche io in passato, hanno fatto crollare il valore della professione giornalistica negli ultimi 5 anni da 100 euro a pezzo (quanto prendevo io nel 2003 per scrivere articoli da freelance sul sito di un grande gruppo editoriale) a zero.


10 commenti a “Da ostetrica a becchino”

  1. zerobyte dice:

    Piu’ o meno quanto guadagna ora un webcoso pubblicando un sito..

  2. sergej dice:

    Ma Gubitosa l’ha scritto gratis l’appello o si sta facendo pagare da chi lo reblogga o lo pubblica?

  3. riccardo dice:

    legge offerta/domanda stop.
    Smettete di provare a fare i giornalisti

  4. Santiago dice:

    Io per ora scrivo gratis sul mio blog.
    Dopodiché, quando Mante mi chiamerà per dirmi “senti Santiago non è che ti va di farmi da ghostwriter, sai sono stanco di scrivere…”; beh, a quel punto gli chiederò fior di quattrini. Semplice, no?

  5. Reshep dice:

    Io scrivo – saltuariamente e male – sul mio blog e, per un brevissimo lasso di tempo, ho scritto gratuitamente su un sito online.

    Lo rifarei, senza alcun problema.

    Per curiosità, qualcuno di voi ha mai preso 1 centesimo per le sue condivisioni su Facebook? Avete mai quantificato quanti introiti ha generato per FB e sito condiviso il vostro click, magari corredato da scritto più discussione?

    Insomma ok, scrivere per 2 € al pezzo è sfruttamento, siamo d’accordo, ma la colpa non è sicuramente dei bloggers – o aspiranti tali -.

  6. valentinaa dice:

    @riccardo
    legge offerta domanda non significa solo pagare zero stop
    e quelli che provano a fare i giornalisti sono proprio quelli che lavorano (gratis), tutti gli altri, che giornalisti lo sono, non lavorano (più).
    ne vengono fuori bei giornali, pieni di notizie ben scritte e ben verificate, ne converrai.
    prima o poi ci si renderà conto che non è questione sindacale dei giornalisti, ma di qualità dell’informazione.

  7. emanuele dice:

    Conosco gente che scrive gratis o giù di lì, ma di solito ha altri stipendi coi quali si mantiene. Scrive per puro piacere o perché nonostante tutto a qualcuno piace ancora farsi dare del giornalista…
    @ valentinaa : i giornali fanno schifo, sono scritti malissimo, non è informazione, tutto quello che vuoi, però non hai idea dei ritmi di lavoro che vengono imposti nel 90% delle aziende editoriali, sii un po’ più cauta

  8. valentinaa dice:

    @emanuele i ritmi li conosco: in discussione non è la professionalità dei colleghi, ma proprio la politica aziendale scellerata degli editori

  9. Carlo Gubitosa dice:

    Sergej, l’appello l’ho scritto gratis sul mio sito, poi ripreso da LSDI.it

    Chi ha tirato in ballo la legge della domanda e dell’offerta evidentemente crede in un libero mercato di libere volpi con libere galline. Per me invece questa e’ solo editoria predatoria, come tante altre forme di moderna economia. La rete doveva servire per fare innovazione e migliorare il giornalismo, non per depennare i compensi dei collaboratori dai costi di produzione.

  10. Claudio (un altro) dice:

    Ma che bel post!

    Per esperienza personale, sono un editore di un piccolo quotidiano locale on line, devo dire che tutte le istituzioni, ma proprio tutte, non agevolano l’editoria autonoma.

    Qui da noi contributi pubblici zero, pazienza, la pubblicità è un miraggio, pazienza, i giornalisti, o presunti tali, vogliono essere retribuiti 65 euro al pezzo con: auto, telefono, rimborso spese, eccetera.

    Fatto il dovuto piano dei conti ci siamo messi in moto per recuperare dal territorio, non dal mercato, giovani disposti a prendere tra i 5 e 10 euro al pezzo.I giovani in questione li abbiamo trovati ed il loro entusiasmo non ha nulla a che vedere con la boria ed il fare saccente dei maestri con i quali ho avuto a che fare; maestri spediti su Marte a risate.

    Vorremmo pagare il giusto, e magari anche assumerli questi giovani talenti che stiamo coltivando, ma le opportunità date a noi come editore ed a loro come giovani, in questo paese, sono pari a zero.Un giovane praticante incide per circa 30mila euro all’anno, fate 2 conti di quanto costa fare informazione.

    Va bene non ci ha detto il dottore che dobbiamo avere un giornale on line ma lo stesso dottore non ha vietato al giornalista di immedesimarsi nel progetto e dividerne i pro ed i contro.

    La nostra struttura, giovane e motivata, si spinge oltre al mero – lo facciamo per soldi – proprio perché il gruppo che forma la società editrice è un gruppo di ex assunti che si sono messi in gioco: in prima persona!

    Tutte le digressioni sulla qualità dell’informazione che è, o deve essere, pari a quanto un giornalista viene retribuito sono dei vagheggi da bar. Fate un giro nelle redazioni e cercate giornalisti professionisti stabili es: RCS, Gruppo Espresso, Caltagirone. Andate a vedere cosa scrivono, come lo scrivono, per chi lo scrivono, poi andate a vedere quanto guadagnano.

    Questo per dire che approvo gli scrittori che si fanno auto promozione gratuitamente sulle testate o che si aprono un blog e vogliono essere visibili è un modo diverso di farsi conoscere ed in quel modo lo scrittore ha l’opportunità di ritagliarsi uno spazio dove poi proporre in forma retribuita i propri scritti (ad esempio fa un libro e noi gli diamo una vetrina, gli facciamo l’EPUB, eccetera)

    Non sono in discussione le dinamiche dell’informazione ma è in discussione la libertà d’informazione. Se io ti assumo a 5mila euro al mese tu scrivi quello che dico io, non ti va? STAI A CASA! Questo è più o meno il mercato dell’informazione. Ah e non solo qui in Italia ma nei maggiori paesi evoluti: Francia, Spagna, Portogallo, Germania, Inghilterra, Irlanda, eccetera.

    Quanto essere a libro paga incide sui contenuti e quanto i contenuti sono a libro paga?

    La discussione mi sembra molto più profonda e molto più ampia e dovrebbe essere affrontata in modo più sincero da parte di tutti.