30
Ott

Per conto mio possiamo decidere di fare due cose. O facciamo finta che Internet non conti, che sia al massimo un simpatico gadget informativo-ludico-culturale di cui ci serviamo di tanto in tanto mentre la nostra esistenza scorre altrove (in fila alle poste, al tavolo di un ristorante nel letto a dormire in attesa dell’ora solare) oppure accettiamo che la rete sia diventata una strana protesi delle nostre esistenze e come tale meriti il rispetto e l’attenzione che siamo soliti riservare alle cose a cui teniamo.

Il mio punto di vista sulla faccenda delle foto che dal profilo su Facebook della ragazzina marocchina al centro delle cronache di questi giorni è questo. In un commento a qualche post fa Alessandro Gilioli, che è un amico che stimo (e che è il responsabile del sito web de L’Espresso) e con il quale già altre volte abbiamo constatato diversi punti di vista su faccende simili, scrive:


Massimo, credo che la questione sia un filo più in chiaroscuro – e del resto sarebbe sbagliato credere che nelle redazioni la questione non sia stata discussa. Aldilà della scivolosissima questione della privatezza delle immagini su Fb (tra l’altro, il mattino del giovedì la ragazza ha accettato come ‘amici’ diversi giornalisti, lasciandoli entrare nelle sue foto), c’è da chiedersi se davvero il demi-monde che emerge da quelle immagini – il demi-monde vincente dei Lele Mora, dei Corona, delle Minetti e quindi di Arcore) non sia una invece una notizia – e che notizia – che la cittadinanza ha diritto a conoscere.
Non sto prendendo una posizione, sia chiaro, perché sul merito ho molti più dubbi che certezze.
E men che meno intendo fare una battaglia di categoria (per carità).
Ma sono un po’ infastidito dal rischio che ci si faccia vanto di una presunta dirittura morale che è più che altro una scelta di marketing.
Uguale e contraria rispetto a quello di chi pubblica, ma forse con una notizia in meno.
Sbaglio?



Per conto mio Alessandro non sbaglia quando afferma che La Stampa sponsorizza ampiamente da qualche giorno un atteggiamento morale che dovrebbe essere forse regola silenziosa, mentre la faccenda della potestà sulle foto nel profilo Facebook di Ruby a me pare discretamente indiscutibile e per nulla scivolosa. Nessun giornalista, anche ammesso fra gli “amici” di Ruby, ha il diritto di pubblicare le sue foto senza la sua autorizzazione, a meno che non consideri Internet con la stessa leggerezza e furbizia ad una sola direzione che molta stampa è solita dedicarle. Non mi piace il diritto di cronaca esercitato per via telematica, fuori dai codici di utilizzo della rete. E questo al netto della vicenda in questione che è anche pesantemente gravata dall’uso che si è fatto di foto di una minorenne, dietro la foglia di fico del viso pixelato.

Milioni di persone in tutto il mondo aggiornano quotidianamente ambiti di rete privati con le proprie foto, le proprie parole, i propri documenti video. Al di là della sbadatezza e della ingenuità di molti la distinzione fra quanto di questi dati sia pubblico e quanto non lo sia è oggi un punto di discrimine forte per i media. E il discrimine certamente non è dato dal fatto che questi dati siano in qualche maniera raggiungibili. È troppo comodo così.

31 commenti a “Ruby, le foto”

  1. HGW dice:

    Infatti il commento di Giglioli mi sembra fare un po’ acqua da tutte le parti.

    Che cosa esattamente c’entra il fatto che la ragazza abbia accettato come “amici” alcuni giornalisti? Forse si crede che io domattina possa tranquillamente mandare le foto di mie amiche in costume a novella 2000 solo perché sono loro amico di facebook (oltre che reale)?

    Giglioli eccepirebbe: “eh ma qui c’è di mezzo il presidente del consiglio e dobbiamo pubblicare anche l’impubblicabile”.
    Atteggiamenti che trovo molto simili nella sostanza a quelli di altri giornalisti che siccome l’interrogatorio di Misseri è sgattaiolato via allora lo pubblichiamo pure noi perché la questione è di pubblico interesse, fregandocene se si tratta di atto coperto da segreto istruttorio. E mi rendo perfettamente conto che qua c’è di mezzo una carica pubblica ma il succo, gira e rigira, è lo stesso: i giornalisti se ne fregano.

    Qui c’è una ragazza, minorenne, e ci sono delle foto che non si possono pubblicare. Stop. Il resto è tutto un arrampicarsi sugli specchi, almeno per come la vedo io, naturalmente.

  2. Marco dice:

    ‘’La Rete non è il Far west’’ (cit.)

  3. Alessandro dice:

    Caro Massimo,

    può darsi, può darsi. Ma così temo che la questione si inchiodi solo su due delle sue componenti, che secondo me sono entrambe importanti sì, ma in questo caso non prioritarie: Internet e i giornalisti. L’importanza dell’uno e i comportamenti degli altri.

    Invece, secondo me, qui è in ballo il difficilissimo balance tra due diversi e robusti interessi sociali: il diritto alla privacy-proprietà dei dati da un parte, il diritto dei cittadini ad avere tutti gli strumenti per giudicare il loro eletto e il suo mondo dall’altra.

    Ora, facciamo un caso del tutto assurdo, ma per capirci, e tenendoci lontano tanto da Internet quanto dai giornalisti. Poniamo cioè caso cioè che il signor X. sappia per caso che il signor Y. possiede delle foto in cui si vede Berlusconi (o Obama, se preferite) che tira di coca. Fino a che punto è moralmente condannabile il signor A. se cerca di sottrarre in ogni modo quelle foto al signor B. per far sapere ai cittadini elettori la verità sul loro eletto?

    E se in quelle foto, anziché il presidente che tira di coca, ci fosse la prova – chessò – degli effetti cancerogeni sui bambini di una discarica? Il signor X. si dovrebbe fermare di fronte alla proprietà dei dati o dovrebbe fare di tutto per rendere pubbliche quelle foto di Y., quindi non sue?

    Questa, secondo me, è la vera e complessa questione. Il ‘balance’ tra diritto legale di privatezza e obbligo morale e civile alla pubblicazione.

    Credo che in alcuni casi – ad esempio quello della discarica cancerogena – saremmo tutti d’accordo che prevale il diritto-dovere alla pubblicazione.

    Quindi – se siamo tutti d’accordo su questo – ne deriva il principio che la privatezza e la proprietà dei dati non prevale sempre e comunque, in modo assoluto: ci sono casi in cui l’interesse sociale prevalente è invece la pubblicazione.

    Ora passiamo al caso specifico.

    E’ evidente che le foto di Ruby non hanno nulla a che vedere con una discarica cancerogena.

    Tuttavia mi pare altrettanto evidente che comunicano e informano su qualcosa: ad esempio, il fatto che alle sue feste il presidente del consiglio si porti una ragazza rovinatissima, con le labbra già rifatte a 17 anni, con frequentazioni e comportamenti che esigerebbero un immediato intervento della magistratura minorile, altro che feste. Quelle foto in discoteca raccontano meglio di qualsiasi articolo o film i devastanti effetti della subcultura Corona-Mora-Berlusconi su una generazione che viene allevata in questi valori e poi spedita a fare carne da macello alle feste del premier e dei suoi.

    Insomma, quelle foto sono informazione sociologica e politica, e chi ci vede solo il gossip morboso probabilmente è perché ce l’ha dentro.

    Ciò nonostante, ripeto: non sono sicuro lo stesso che in questo caso il ‘balance’ pendesse dalla parte della pubblicazione. Può darsi di no, come dici tu.

    Ma non credo che sia una questione così semplice e priva di controversie come può sembrare.

  4. Giancarlo dice:

    La rete è come il resto del mondo. Prendiamo ad esempio il caso di Avetrana che con la rete centra molto poco: anche li c’è un sacco di gente che tenta di vendere di tutto dalle foto, ai parenti. Spiegatemi perchè quel troiaio di facebook dovrebbe fare eccezione.

  5. Sir Robin dice:

    d’altra parte è anche vero che la sovraesposizione di queste immagini non è ininfluente, non è solo informazione sociologica vs gossip morboso: contribuisce molto a propalare un modello di subcultura sbagliata, a prescindere da quello che poi si legge negli articoli.

  6. Annarella dice:

    Faccio fatica a capire il “valore”, qualsiasi esso sia, di quelle immagini.
    Da una parte vedo sulla HP di Repubblica le immagini pixelate di una 17enne. Pixelate perchè “Il diritto del minore alla riservatezza deve essere sempre considerato come primario rispetto al diritto di critica e di cronaca”.
    Ora la ragazza non sarà MariaGoretti o CandyCandy, appartiene ad una categoria che di solito è seguita dagli educatori ma non le decade il diritto alla privacy nè ad essere una persona prima di uno strumento di attacco politico od altro. Anzi, a maggior ragione, dovrebbe essere tutelato
    Neppure le decade 1/100 di diritto perchè è straniera, extracomunitaria.
    Se uno poi vuole informarsi su come fuzionino certi giri può ampiamente ed abbondantemente farlo leggendo Novella 2000 che è lì apposta.

  7. barbarap dice:

    @gilioli: il paragone con foto di Berlusconi che tira la coca regge solo per foto con Berlusconi vestito di latex che balla in discoteca, (anzi nemmeno, visto che vestirsi di latex e ballare in discoteca non è, per definizione, un’attività che ha a che fare con il crimine). Non so, non mi piace veder definire questa Ruby “rovinatissima”, non mi va di vedere i riflettori puntati su di lei. Non stiamo tutti a indignarci perché Berlusconi va con ragazze minori? Allora cominciamo noi a tutelarle, le ragazze minori, rovinate o integre che ci sembrino, sprovvedute o meno che siano.

  8. HGW dice:

    Giglioli
    Mi perdoni, ma non vedo cosa c’entrino gli esempi da Lei fatti con il caso in questione.

    Se Berlusconi tirasse coca e Y (come da suo esempio) segnalasse le foto in possesso di X sarebbe una situazione totalmente diversa da quella del “caso specifico”.
    Nel suo esempio la foto riguarderebbe DIRETTAMENTE la persona che ricopre la carica pubblica e, CONSEGUENTEMENTE, senza possibilità di scampo, i cittadini.
    Lo stesso discorso si faccia per il suo secondo esempio (“le prove degli effetti cancerogeni” sono appunto, in quanto prove, legate intrinsecamente al fatto.
    Le foto della ragazza minorenne che balla in discoteca scosciata no, e penso che questo Le sia chiaro, oltre ad esserLe chiaro che le foto, come ha scritto Anna Masera, non aggiungono nulla al fatto di cui invece è giusto discutere e cioè se Berlusconi abbia in qualche modo abusato della sua posizione).

    Ma qui parliamo di foto che non hanno a che fare *direttamente* (e non sappiamo *quanto* indirettamente) con la carica pubblica.

    Il “balance” di cui Lei parla esiste, ma non nel caso degli esempi da Lei proposti, che costituiscono una premessa fuorviante ed erronea. Quindi non capisco perché tirarlo in ballo qua, dato che, in questo caso, non c’entra. E quindi no, non “siamo tutti d’accordo su questo”, cioè sulla sua premessa.

    ci sono casi in cui l’interesse sociale prevalente è invece la pubblicazione.
    Certamente, perfettamente d’accordo. Ma questo caso non è uno di quelli di cui ha parlato negli esempi che costituiscono tutto un altro paio di maniche.

    Poi a me pare incredibile questo suo passaggio:
    Tuttavia mi pare altrettanto evidente che comunicano e informano su qualcosa: ad esempio, il fatto che alle sue feste il presidente del consiglio si porti una ragazza rovinatissima, con le labbra già rifatte a 17 anni, con frequentazioni e comportamenti che esigerebbero un immediato intervento della magistratura minorile, altro che feste. Quelle foto in discoteca raccontano meglio di qualsiasi articolo o film i devastanti effetti della subcultura Corona-Mora-Berlusconi su una generazione che viene allevata in questi valori e poi spedita a fare carne da macello alle feste del premier e dei suoi.

    Quindi Lei, giornalista, dà già per scontato che la ragazza abbia *partecipato* a delle “feste”. Lo chiama “fatto”.
    Lungi da me dal voler in qualsiasi modo, anche lieve, difendere Berlusconi o chi per lui, ma un giornalista, prima di affermare o scrivere cose del genere, dovrebbe avere delle prove rispetto a quanto afferma evitando di farsi muovere da propri sentimenti personali. E, intendiamoci, non dico mica che non ci possa esser stata qualche festa, o che a queste presunte feste non possa averci partecipato questa o quell’altra ragazza. Però, semplicemente, non lo so, e quindi mi attengo ai fatti; e non me la sento di costruire castelli di parole e supposizioni su ciò che non si sa. Quello che Lei invece chiama “fatto”.

    Lei afferma di essere attanagliato dal dubbio, va bene. Constato però che, nel dubbio, Lei, decide per la pubblicazione.

  9. DB dice:

    Sulla questione del ‘balance’ tra diritto legale di privatezza e obbligo morale e civile alla pubblicazione, in linea di principio io potrei essere d’accordo con Gilioli, ma in questo stratificato ragionamento c’è – a mio avviso – un altro layer da considerare: pubblicare questo tipo di foto può essere controproducente in quanto alimenta collateralmente quel mondo di cui esse stesse sono rivelatrici.
    Ce lo testimonia una sorta di ‘Corona generation’, e non si tratta di una nicchia, altrimenti non ci sarebbero realtà come locali, attività commerciali ed emittenti televisive disposte ad ingaggiare Fabrizio Corona, Noemi Letizia o altri protagonisti della cronaca, e pagarli profumatamente in cambio di qualche quarto d’ora trascorso a firmare autografi o a farsi fotografare insieme a nugoli di ammiratori desiderosi di essere immortalati a fianco dei propri beniamini, resi famosi talvolta da notizie e foto pubblicate per dovere di cronaca.
    Convengo che l’ostentazione di un contegno morale sia una scelta discutibile, ma temo che la non-nicchia di cui sopra non si accorgerà mai dell’atteggiamento esemplare dato dal rispetto di una regola silenziosa.

  10. Alessandro dice:

    Attenzione, vi prego, a non sconfinare nel ministero talebano per la censura, perché qui siamo a un passo.

    In una società libera, aperta e plurale, per decidere tutti di non pubblicare delle foto (tutti: giornalisti, blogger, semplici utenti di social network) bisogna essere di fronte a qualcosa di veramente e unanimemente infame: tipo atti di pedofilia o cannibalismo, per capirci. Altrimenti l’autocensura moralistica (e autocompiaciuta) prevale sulla diffusione delle notizie, e non mi sembra un grande passo avanti.

    Negare che purtroppo siamo di fronte a una ragazza ‘rovinatissima’ (basta leggerne la biografia) che partecipa alle feste di B. (nemmeno lui l’ha smentito e comunque ci sono le celle del suo telefonino che lo confermano) o sostenere che queste foto sicuramente non abbiano alcuna valenza informativa sul tipo di mondo di cui ci si circonda il premier significa, semplicemente, litigare con le notizie.

    Se sul caso specifico resto in dubbio, sono invece sicuro che non mi piacerebbe per niente un Paese dove i mass media litigano con le notizie: è già fin troppo così, dal Tg1 in giù.

  11. barbarap dice:

    Sarebbe interessante capire i parametri per definire una ragazza “rovinatissima” – immagino siano diversi da quelli dei talebani, o no?
    Ma si andrebbe fuori tema.

  12. Filippo dice:

    E’ una minorenne e le sue foto non vanno pubblicate, punto ! Tutto il resto è aria fritta.

  13. ale dice:

    “Negare che purtroppo siamo di fronte a una ragazza ‘rovinatissima’ (basta leggerne la biografia)…”

    E’ già uscita una biografia? Alla faccia dell’instant book!

    Il meccanismo che porta a estrapolare un’ intera biografia da poche informazioni è lo stesso che porta alla pubblicazione delle foto. La drammatizzazione fa dire “rovinatissima”, detta le didascalie alle foto e infine con una piroetta (petizione di principio) giustifica la pubblicazione.
    Tutto questo non per dire che io sappia dove sta il giusto equilibrio, ma solo per dire che le cose sono complicate.

  14. Alessandro dice:

    @ale. Appunto: le cose sono complicate. E’ quello che ho cercato di dire dall’inizio, di fronte alle semplificazioni. Ma c’è chi invece preferisce la semplificazione, attribuendo alle riflessioni in merito l’epiteto di ‘aria fritta’.

  15. L’ipocrisia del pixel | .commEurope dice:

    […] […]

  16. Stefano B. dice:

    I parametri per definire una ragazza rovinatissima?
    Non bastano le denunce di scomparsa dalle case famiglia a cui è stata affidata?
    Non bastano le denunce per furtarelli?
    Non bastano le segnalazioni della polizia che più di una volta l’ha sorpresa in auto con uomini estranei e ben più adulti di lei?
    Non bastano le zuffe con le coinquiline per reciproche accuse di esercitare il mestiere più antico del mondo?
    Non basta venire adescata da Emilio Fede ad un concorso di bellezza e finire ad Arcore a fare il soprammobile di un 73enne in cambio di soldi e gioielli?
    A parte drogarsi, cos’altro potrebbe fare una ragazza per rovinarsi?

    Curiosa anche l’argomentazione minorenne=non vanno pubblicate le foto. Eppure sento dire da più parti che anche se avesse partecipato al bunga bunga con Berlusconi non ci sarebbe stato nulla di male. Quindi sufficientemente matura per essere sodomizzata da un 70enne, ma troppo piccola e indifesa per veder pubblicate le foto delle sue feste.
    Bah…

  17. HGW dice:

    Alessandro
    Il fatto che una cella di un telefonino indichi che io mi trovi in un determinato posto non implica automaticamente che io stia partecipando ad una festa ballando sul cubo. Quindi la mia critica precedente resta tutta.
    Nessuno sta dicendo di censurare la notizia. La notizia c’è e si può dare benissimo anche senza foto. Che con la *notizia* non c’entrano nulla. E se ai giornalisti serve una minorenne scosciata per pubblicare le *notizie*, proprio bene non siamo messi.

    p.s. il fatto che alcuni giornalisti abbiano chiesto l’amicizia su facebook alla ragazza apposta per spillarle le foto certamente non li qualifica nel migliore dei modi possibili.

  18. barbarap dice:

    @ Stefano B: la sua risposta è interessante, perché rappresenta una elaborazione esaustiva dell’informazione che secondo Gilioli doveva venire offerta dalla pubblicazione delle foto.
    A me personalmente, provoca una repulsione non molto diversa da quella che mi provoca il rituale del bunga bunga.

  19. Alessandro gilioli dice:

    @Hgw
    Tu Continui a parlare del comportamento dei giornalisti, io delle diverse esigenze sociali in gioco. Parliamo di cose diverse. Se vogliamo fare un dibattito sulla deontologia della comunicazione, facciamolo tranquillamente, ho molte cose da dire in merito. Ma mi sembra che il dibattito giustamente lanciato da Massimo abbia risvolti molto più ampi e interessanti. Come quello appunto del difficile equilibrio tra diritti privati e diritti pubblici.

  20. Elvetico dice:

    Alessandro, sei una persona che stimo, ma qui stai giustificando con un diritto di cronaca moooolto stiracchiato la pubblicazione di foto pruriginose per pure questioni di richiamo editoriale (per carità, scelta comprensibile visto che non lavori per un’organizzazione filantropica ma per una società a scopo di lucro). Se dai la notizia e descrivi la persona basta e avanza per farsi un’idea, la foto di una minorenne aggiunge lo 0,01% di notizia e il 100% di sciacallaggio. Se permetti, anche una prostituta ha i suoi diritti.

  21. Alessandro dice:

    Grazie Elvetico. Credo però che lavorare in un giornale non mi impedisca di dire quello che penso. Questo vento di autocensura non mi piace per nulla, puzza di talebano e di Tg1. E il diritto di cronaca, credimi, mi interessa molto meno del diritto di sapere, di vedere, di farsi un’idea, di far circolare il più liberamente possibile informazioni, immagini, video. Il diritto di cronaca ne è solo un corollario, semmai.
    Vedi, se avessi voluto fare il difensore di categoria avrei potuto insistere sul fatto che il primo a pubblicare la foto di Ruby da Fb è stato un blog, seguito da Dagospia, ma non mi interessa.
    Mi interessa che in qualcuno si insinui il dubbio che l’autocensura quasi mai giova a una società aperta.

  22. HGW dice:

    Alessandro
    Certamente e capisco benissimo che intendi dire. E proprio per questo non sono d’accordo. Nel senso che tu parti dalle foto per affrontare un discorso più generale certamente, ma legandolo alla notizia e alle esigenze sociali.
    La notizia va assolutamente data, intendiamoci. Però secondo me qua non c’è da disquisire su “equilibri tra diritti”. Qua c’è un’evidente violazione di un preciso diritto a cui non è possibile opporre alcun diritto di pubblico interesse, visto che il pubblico interesse (la pubblicità della notizia) sta nella notizia e non nelle foto che non hanno altra funzione che soddisfare la morbosità più nascosta del lettore.

    L’esigenza sociale è legata a quegli stessi fattori che fanno di una notizia una notizia, che tu conosci molto meglio di me. Buon inizio settimana.

  23. DB dice:

    La mia opinione è che – nel caso di specie – la pubblicazione è evitabile, ma questo non ha nulla a che vedere con la censura che – sinceramente o opportunisticamente spontanea, se non imposta – è un male per la società e l’informazione (l’autocensura applicata in modo talebano da alcune testate sfocia spesso nell’occultamento della verità, ma questa è un’altra cosa).
    Se siamo di fronte ad una ragazza rovinatissima e a dircelo è la sua biografia (e ne convengo), a mio avviso è proprio vero che le foto non rivelano nulla di nuovo, quindi non danno valore aggiunto alla notizia, perché il diritto di sapere è soddisfatto.
    Ripeto: è una mia opinione, non ho pretese di dire verità assolute.

  24. Alessandro dice:

    Sì HGW, può darsi.
    Ma tu sei sicuro sicuro che quelle foto davvero non dicano proprio niente dell’Italia vincente e berlusconiana? Sei sicuro sicuro – ad esempio – che l’immagine della giovane Ruby che protende la lingua verso una foto di Lele Mora non sia più forte di un trattato sociologico su un certo pezzo di paese e di valori? E sei così sicuro che un blogger o un giornalista facciano un buon servizio a una società aperta, censurandola?

  25. HGW dice:

    Quella ragazza ha una sua vita, che non voglio giudicare sulla base di alcune foto. La censura solitamente è una forma di controllo su qualcosa che vuole uscire ma non si vuole venga fuori. Qua non mi pare che quella ragazza volesse uscirsene con quelle foto, e non mi pare che sottesa alle foto ci fosse un’esigenza sociale desiderosa di esplodere, come poc’anzi scritto. Non mi pare poi ci sia una forma di controllo, ma esattamente il contrario: il far west più totale.
    La parola censura, nel caso non fossero state pubblicare, non sarei riuscita a vederla. Infine, per immaginare un certo mondo che va da Lele Mora ad altri, non penso servano le foto di quella ragazza. Anzi, per com’è la società oggi, la loro pubblicazione può forse produrre l’effetto contrario, un effetto di adorazione spensierata.

  26. HGW dice:

    *pubblicaTe
    *riuscitO

  27. Andrea dice:

    Non confonderei il piano strettamente legale, riguardante la liceità della pubblicazione delle fotografie inserite da chiunque su fb, e l’aspetto di “opportunità politica” di informare i cittadini della vita dissoluta del proprio capo del governo.

    A mio avviso, e parlo da legale, si potrebbe fare informazione senza andare a ledere i diritti delle persone coinvolte diverse dal primo ministro o di altri personaggi già “pubblici” prima della vicenda.

    Il rischio è che, in un eventuale giudizio, la pubblicazione venga dichiarata illecita, con tutte le conseguenze del caso (attacchi alla “stampa ostile” e via dicendo), e ciò pur quando il fine sia stato condivisibile – banalizzo: il fine non giustifica i mezzi, finchè esistono delle regole -.

  28. diego ricci dice:

    Alessandro, l’autocensura se permetti è un’altra. E non riguarda certo le foto di una diciasettenne, ma le tematiche che l’editore di turno non vuole che vengano discusse. O solo che venga fatto in certi modi.
    E dubito che voi ne siate immuni, come non ne sono immuni il Sole24ore ed il Corriere.

    Poi queste tue parole davvero non le capisco:
    “Insomma, quelle foto sono informazione sociologica e politica, e chi ci vede solo il gossip morboso probabilmente è perché ce l’ha dentro.”

    Sbattere in prima pagina la scollatura ed il sedere di una ragazzina non può essere ne informazione sociologica ne politica. E’ solo la voglia di sfruttare la curiosità degli italiani che vogliono vedere le forme della minorenne che ha interessato il Premier.
    Chi ci vede gossip morboso è perchè ci vede giusto. Eravamo abituati a Studio Aperto. Ora vi state mettendo sullo stesso piano.

    Siete anche voi stessi che alimentate, con queste immagini, questo morboso interesse.
    Ovvio che un giornale deve vendere copie e un sito deve fare impression. E mostrare un sedere di sicuro porta a fare qualche numero in più. Non penso sia contestabile questa ipotesi.

    Però ci permettete di sostenere che ci siete scaduti?
    Mentre la Stampa magari farà meno impression, ma sta facendo una figura decisamente migliore.
    Poi voi fate i vostri conti.

    ciao

  29. mr.setter dice:

    Mantellini sembri sceso anche tu dalla montagna del sapone….

    Se uno pubblica le sue foto su Facebook o su Flickr o su qualsiasi altro social network esistente e le lascia di pubblico dominio (consapevole o meno questa e’ legata all’attivita neuronale fisiologica…) accetta che le sue immagini possano essere divulgate, copiate e distribuite pur nei limiti del codice civile (o penale)! Non c’e’ storia. Altrimenti rendi tali foto private o le rendi disponibili solo a chi vuoi tu. E’ una scelta. Punto. Se poi questi manco c’azzeccano con la gestione di un account Facebook o non leggono le faq sono problemi loro non dei giornalisti che copia-incollano la foto della minorenne nel locale notturno messa a 90 gradi e con la faccia di uno “stampata” dietro….daiiiiii

  30. raxi dice:

    Eccola qui La Stampa di oggi

    http://www.lastampa.it/multimedia/multimedia.asp?IDmsezione=9&IDalbum=31723&tipo=FOTOGALLERY

  31. canzonidiviaggio dice:

    …per non parlare, poi, dell’effetto pixel, che vale fino alla mezzanotte. moralità cenerentola…