Alla fine e’ arrivata la sentenza sul caso Google-Vividown. Archiviamola nel lungo elenco delle arretratezze culturali di questo paese di fronte alle nuove tecnologie.
MILANO – Il tribunale di Milano ha condannato tre dirigenti di Google accusati di diffamazione e violazione della privacy per non avere impedito nel 2006 la pubblicazione sul motore di ricerca di un video che mostrava un minore affetto da sindrome di Down insultato e picchiato da quattro studenti di un istituto tecnico di Torino. A tre imputati sono state inflitti sei mesi di reclusione. Un quarto dirigente che era imputato è stato assolto. Si tratta del primo procedimento penale anche a livello internazionale che vede imputati responsabili di Google per la pubblicazione di contenuti sul web.
update: piu’ passa il tempo, più si accavallano le interpretazioni possibili e piu’ risulta indispensabile (pur rimanendo estremamente preoccupati) leggere le motivazioni della sentenza.
riupdate: per Maurizio Gasparri invece si tratta di una sentenza esemplare.
(via repubblica.it)
Febbraio 24th, 2010 at 10:36
Potevi benissimo mettere il punto dopo “paese”.
Le arretratezze culutrali, in ogni campo, ormai non si contano più.
Siamo un paese che sta semplicemente “arretrando”, strategia incomprensibile quanto impressionante.
Febbraio 24th, 2010 at 10:43
E’ una sentenza incredibile. Sarà sconfessata dalla sentenza d’appello, immagino. A occhio, stando così le cose, chiunque è responsabile di qualsiasi cosa sia inserita, anche da terzi, sul proprio sito. Almeno, io così la interpreto, sbaglio?
Febbraio 24th, 2010 at 10:47
Qui ci vuole un commento di Stefano Hesse.
Febbraio 24th, 2010 at 10:52
Sembra che il medio evo sia tornato, in proporzione ai tempi, ovviamente.
Febbraio 24th, 2010 at 10:55
beh, se non è tornato al 100%, il medioevo, è perchè i tempi non consentono più a chi siede sul soglio di pietro di fare i cazzi propri in modo del tutto indiscriminato come una volta…
Febbraio 24th, 2010 at 10:57
Sullo stesso argomento
http://www.raffaelepizzari.com/2010/02/come-rimanere-un-paese-arretrato.html
Febbraio 24th, 2010 at 11:18
@raxi: per rispetto degli amici coinvolti e di quelli che stanno lavorando a questo caso, non commento. Mi unisco alla voce di Marco (Pancini) che trovate qua e là nel Web. Mi limito a rimandarvi qua http://googleblog.blogspot.com/2010/02/serious-threat-to-web-in-italy.html
Febbraio 24th, 2010 at 11:35
mi sembra un’ottima risposta. Questo Paese è pazzesco.
Febbraio 24th, 2010 at 12:50
ma i video non vengono pubblicati su un motore di ricerca, o mi è sfuggito qualcosa? Sarà pur stato su Youtube o simili?
Febbraio 24th, 2010 at 12:56
sara’, ma io avevo previsto questo esito un anno fa e, sulla base delle informazioni che ho, forse non e’ nemmeno una decisione sbagliata.
Siamo sicuri sicuri sicuri (senza vedere le carte) che YT avesse fatto tutto a norma ?
Se io apro un ufficio in USA e gestisco un web per il mercato USA e non metto i contatti per la DMCA (Digital Millenium Copyright Act), come previsto dalla legge, e se qualcuno usa il mio sito per piratare, cosa mi succede ?
questo e’ sufficiente per dire che negli USA e’ a rischio la comunicazione su Internet ?
io aspetto di conoscere i fatti, prima di esprimere un giudizio definitivo. Sulla base di cio’ che mi e’ stato riferito, ho l’impressione, appunto, che fosse l’esito piu’ scontato e per questo lo avevo previsto.. http://is.gd/944et
Febbraio 24th, 2010 at 12:57
@feder:
Il video era stato caricato su Google Video.
Febbraio 24th, 2010 at 13:04
@quinta, non ho capito, quindi secondo te la responsabilita’ sarebbe legata al non aver specificato nei TOS che non si possono caricare video con dati sensibili? (perche’ la roba del tagging come funny non sta in piedi)
Febbraio 24th, 2010 at 13:04
Altro che Cina, altro che Iran. Ma una volta questo paese non era la culla del diritto? Ora sembra sola la culla dei dritti.
Febbraio 24th, 2010 at 13:27
La responsabilita’ addebitata, da quanto mi e’ stato riferito (ma non ho visto le carte, quindi posso sbagliare) e’ che nelle condizioni di servizio non era specificato il richiamo alle regole della privacy, non trasferendone quindi l’obbligo di rispetto agli utenti.
un problema essenzialmente formale, quindi (*)
mi aspettavo una multa, ma non ne ho visto traccia in cio’ che ho letto fin qui
posso capire che a Google non piaccia. penso che sara’ probabilmente addirittura impossibile adeguarsi a tutte le norme di ogni paese specifico dove si opera e, finche’ si riesce ad evitare…
di base, nel breve periodo, penso che se fai affari in un paese, se guadagni (tanto) in un paese, beh, allora e’ giusto che ti adegui alle sue norme.
se adeguarti ha un costo che non vale la candela, semplicemente non fai affari in quel paese.
nel medio periodo, occorre una governance internazionale, e l’idea di Cerf e’ quella di una sorta di codice marittimo internazionale (Brunetta proponeva di seguire il processo iniziato da Domenico Alberto Azuni). Difficile da ottenere, imho, io proponevo di iniziare dai diritti degli utenti, prima dei limiti, usando a tal fine la carta proposta da Rodotà.
(*) penso che un’altra cosa che possa preoccupare google e’ che per quanto riguarda le norme sulla privacy, c’e’ un accordo internazionale tra EU e il Department of Commerce USA per cui, le aziende USA che si impegnano ad aderire (volontariamente), possono trattare i dati personali dei cittadini europei (anche il sono nome e cognome associati a qualunque altra informazione, per capirci). Se non rispettano questo accordo ad adesione volontaria, non hanno il diritto a trattare dati di cittadini europei.
questa leggerezza, se fossero confermate le voci che mi sono state riportate, potrebbe costituire un precedente difficile per Google. (metti mai che domani qualcuno (non i genitori del ragazzo, che hanno ritirato la querela) abbia dei diritti per lamentarsi per una violazione della privacy ai sensi degli accordi internazionali, questo sarebbe un precedente).
Ma, ripeto, NON ho letto le carte. Parlai all’epoca con qualcuno che asseriva essere a conoscenza degli atti e, fino alla lettura di tutto, non esprimo giudizi se non queste valutazioni, con il dovuto condizionale.
Febbraio 24th, 2010 at 13:29
p.s. e anche dopo avere letto gli atti, mi consultero’ con un paio di avvocati…
Febbraio 24th, 2010 at 13:36
6 mesi di carcere a tre soggetti diversi per una faccenda formale mi parrebbero tanto, vediamo.
Febbraio 24th, 2010 at 14:01
questo vorrebbe dire che, mutatis mutandis, la JA potrebbe chiedere a wordpress i danni per il commento al post di Sybelle?
se fossimo in USA, questo caso sarebbe giurisprudenza, e generebbe milioni di casi analoghi…
vedi post:
http://www.mantellini.it/?p=7662
Febbraio 24th, 2010 at 14:01
Stefano Quintarelli
Capisco il tuo punto di vista ma mi preme sottolineare che non siamo in regime di common law. E i precedenti, almeno da noi, non hanno una così grande importanza.
Prima di esprimere un giudizio netto sulla vicenda, aspetto le motivazioni per capire esattamente per cosa vengano, al momento, puniti.
Potrebbe, come dice Stefano, anche trattarsi di una formalità, epperò le formalità, soprattutto in un paese come il nostro, sono fondamentali (purtroppo).
E’ interessante sicuramente il fatto di come la rete in questo momento si stia scagliando contro la sentenza, quando la stessa rete spesso protesta quando altre persone attaccano frontalmente altre sentenze. Comprensibile per carità, ma curioso.
Febbraio 24th, 2010 at 14:55
la faccenda non è tanto formale e l’analisi di quintarelli mi pare assai interessante.
li accordi di safe harbour, quelli ai quali si riferisce quintarelli, sono vincolanti se si vogliono esportare dati personali al di fuori della UE, ove vige la direttiva sulla riservatezza. se non li rispetti allora fai dumping nei confronti di chi, invece, deve rispettarli.
questo però non esclude, ahimè, la possibilità di una senteza all’italiana: ma solo le motivazioni ce lo diranno.
Febbraio 24th, 2010 at 15:40
Mah, il “non aver impedito” è la cosa più preoccupante della news, in attesa della sentenza.
Vista l’assenza di diffamazione e le infinite violazini della privacy che rimangono impunite in ambito telefonico e bancario in questo paese sarei sorpreso davvero, e lo dico al Quinta soprattutto, se una condanna del genere fosse giustificata da una questione formale come quella. Vedremo, temo che ogni preoccupazione sia fondata.
Febbraio 24th, 2010 at 15:55
Tratto dal mio sito:
“Ricordo che Youtube è la piattaforma video più grande del mondo ed è stato un mezzo grazie al quale è stata diffusa la prova di un reato; se nel TG di una TV si mandassero in onda le scene di un pestaggio, si attuerebbe lo stessa violazione della privacy.
Come già detto Youtube è stato il mezzo di diffusione di un reato commesso; se qualcun altro decidesse, ad esempio, di delinquere e di pubblicizzare l’accaduto con cartelloni attaccati ad una Fiat Panda, allora di dovrebbe incriminare anche la Fiat? “
Febbraio 24th, 2010 at 16:08
@Paolo: non tutti i dati sono uguali. ci sono quelli sensibili e quelli no. Quelli relativi alla salute sono dati sensibili e richiedono un trattamento particolare. (non puoi confrontarli con i numeri di telefono o gli abbonamenti a sky)
Mi dicono che uno degli argomenti era proprio il fatto che lo stato di salute del ragazzo era palese e i TOS non comprendevano un disclaimer.
Cmq., sentenze circa violazioni della privacy in italia ci sono quotidianamente. Se le fanno al dentista di poggibonsi, pero’, non finiscono su tutti i web del mondo…
@Francesco: non e’ questo il punto legale, a quanto so.
E si, se al TG mandassero in onda senza oscure immagini di bambini molestati o di angherie su malati, o riprese di persone che comprano un determinato farmaco per una determinata patologia, o persone che in privato manifestano idee politiche o religiose, si. sarebbe una violazione delle leggi.
Febbraio 24th, 2010 at 16:10
p.s. saro’ lieto di sbagliarmi, saro’ lieto di sapere che Google vincera’ in appello e che dimostrera’ di avere avuto un comportamento assolutamente diligente e ineccepibile.
Febbraio 24th, 2010 at 16:28
L’analisi di Quintarell è interessante e fondata non solo sul sentito dire come purtroppo accade sempre più spesso in rete. Ed è interessante anche perchè è una voce discordante rispetto a quelle del “tutto lecito, tutto permesso solo perchè legato al nuovo che avanza” che vanno per la maggiore. Poi ognuno deciderà a chi dar torto o ragione, ma è giusto farlo dopo aver sentito (anche) pareri competenti come quello di Quintarelli.
Febbraio 24th, 2010 at 16:29
tutta questa canea assordante su un principio fondamentale che nessuno prende in considerazione: la tutela della salute del ragazzo e della sua dignità. e se foste stati voi al posto suo? che cosa invochereste? la libertà di manifestazione del pensiero o la vostra (ma solo la vostra, sia bene in chiaro) o il diritto alla vostra privacy.
Un po’ come con la sentenza del crocifisso: se ne parla senza sapere esattamente di cosa si parla
Febbraio 24th, 2010 at 16:32
Jeff Jarvis
http://www.buzzmachine.com/2010/02/24/italy-endangers-the-web/
Febbraio 24th, 2010 at 16:33
@ tangue: se io fossi stato al posto del ragazzo (o dei genitori) avrei perseguito i responsabili del gesto. Non Google.
@ Quintarelli: Giusta la considerazione sulle immagini oscurati nei TG; mi dai un tuo parere sull’esempio della Fiat Panda?
Febbraio 24th, 2010 at 16:52
D’accordissimo con Tangue.
Chi critica questa sentenza invocando la libertà di espressione ha il dovere di indicare possibili soluzioni per tutelare i diritti di chi può subire seri danni dall’utilizzo sconsiderato di un mezzo così potente.
Inoltre: qualcuno conosce con quali tag (etichette) era stato pubblicato il video in questione ? Se c’erano etichette “esplicite” allora poteva essere relativamente facile intercettarlo.
Febbraio 24th, 2010 at 16:53
@francesco renzo. google non può dirsi fuori, si chiama omissione di controllo, chi mette a disposizione una piattaforma, e deve essere responsabile degli usi illeciti della piattaforma stessa. Si può parlare di censura in altri casi, ma non in questo: non cancellando quel video lesivo della dignità e rivelatore delle condizioni di salute di quel ragazzo (che si rammenta si tratta di dati sensibili) quando richiesto, il provider ha omesso un comportamento doveroso
Chi parla di censura e di user generated content et similia, qui è del tutto fuori tema.
Febbraio 24th, 2010 at 16:55
Vi sembra tanto sbagliato dire *aspettiamo di leggere le motivazioni*? Peraltro, bisognerebbe leggere anche tutti gli atti…
Febbraio 24th, 2010 at 17:15
Condivido appieno la precauzione di Stefano Quintarelli.
In ogni caso la sensazione, irrazionale, è sgradevole.
E in ogni caso la sentenza sta facendo discutere, ovunque
vedi Ars Technica http://bit.ly/9bsNLt
Febbraio 24th, 2010 at 18:39
@Daniele
beh è ovvio che commentiamo sulle news di stampa, chiacchierare ci piace tanto, non è un delitto e aiuta a chiarirsi ;)
@Quinta
a me in realtà importa poco sapere se Google operi in assoluta legalità o meno – come dicevo la legalità da noi è un concetto buono solo quando fa comodo a chi ne parla (e ci aggiungo un purtroppo) – sono invece molto preoccupato che possa essere posto sotto processo per i contenuti di un video pubblicato sulla piattaforma, quali che siano.
Che poi lo si faccia invocando la privacy, e vedremo come, lo trovo quasi scarsamente interessante visto il motivo per cui è finita sotto processo in prima istanza.
Febbraio 24th, 2010 at 18:40
ps. (poi la smetto ;)
l’equivalenza con i TG in un ambiente UGC ovviamente non sta in piedi ;)
Febbraio 24th, 2010 at 18:57
Seguo il pensiero di Stefano e Daniele e dopo lettura di tutti i commenti attendo le motivazioni della sentenza per un giudizio dato che occorre capire quanto siano stati importanti i diversi fattori che hanno condizionato la situazione che è stata giudicata dal tribunale.
Febbraio 24th, 2010 at 19:02
@paolo
Ovvio che le chiacchiere si fanno, ma attenzione a non sputar sentenze prematuramente quando la sentenza ancora non c’è (perché non basta certo il dispositivo).
Febbraio 24th, 2010 at 19:42
@Daniele
qualcuno non aspetta :p
http://www.corriere.it/cronache/10_febbraio_24/ambasciatore-usa_bcd54d08-2166-11df-8195-00144f02aabe.shtml
;)
magari ha ragione Quinta a buttarla sull’orgoglio nazionale ;)
Febbraio 24th, 2010 at 20:04
C’è una spiegazione al fatto che il video rimase online per quasi due mesi?
E’ noto il momento della prima segnalazione a Google?
Febbraio 24th, 2010 at 20:26
@argiaS., Google sostiene che dalla segnalazione (della Polizia) alla rimozione sono passate poche ore
Febbraio 24th, 2010 at 20:45
Grazie, il Corriere scrive “Il filmato in questione, infatti, è rimasto a disposizione degli utenti di Google Video per quasi due mesi, dall’8 settembre al 7 novembre del 2006, malgrado sul caso fosse già montato parecchio clamore, anche sui principali siti italiani di news.”
Non mi è ancora chiara la tempistica: come mai è passato tanto tempo prima dell’intervento della Polizia? Google ha ignorato altre segnalazioni, se c’erano state?
Febbraio 24th, 2010 at 21:18
Infatti e’ un punto importante, oggi Pisapia (il legale di G) ha detto che Google ne ha avuto notizia dalla Polizia e direi che se conosco certe dinamiche mi sembra probabile che quelli di Vividown prima di avvisare google abbiano chiamato il magistrato, vedi anche (http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2006/11/13/le-tappe.297le.html), mentre di contro quelli di vividown sostengono in una memoria presentata che il video e’ stato lasciato per oltre due mesi diventando anche fra i piu’ visti e che G lo ha tolto solo dopo l’interessamente di una senatrice e del capo della Polizia Postale (il che oggettivamente mi pare una enormita’) (http://www.vividown.org/news/Replica%20Vivi%20Down.pdf)
Febbraio 24th, 2010 at 22:16
@paolo
Noi chiacchieriamo e va bene (io un po’ meno per quel mestiere che faccio). Quando lo fa un diplomatico che conosce a malapena l’esito e’ un poco… diplomatico… Ecco…
Poi, guarda un po’ cosa fa Repubblica. Linka l’uscita del giudice che legge il dispositivo spacciandolo per *il testo della sentenza^
http://tv.repubblica.it/copertina/google-la-sentenza/43032?video
ROTFL mi sembra riduttivo…
P.S.: Se scrivi ad una rivista giuridica piu’ o meno seria dicendo *Vorrei commentare quel dispositivo senza sentenza*, quanto meno ti segnano pesantemente le terga, rendendotele viola…
Febbraio 25th, 2010 at 00:01
usare gasparri come indizio a carico abbassa la discussione al livello della disputa sulla dislessia della pizzi. cos’è, grafomania?
Febbraio 25th, 2010 at 07:28
E abbiate pazienza ma io sono d’accordo.
Febbraio 25th, 2010 at 10:19
Ma scusate…. i veri colpelvoli, cioè quei deficienti che hanno fatto il video e lo hanno caricato ….. nessuna responsabilità? Nessuna condanna? Se affiggo un manifesto negli apazi previsti che mostra l’unghia incarnita di Cota o la cellulite delle Bresso la colpa è del Comune? MAh!