Nei commenti al mio Contrappunti odierno c’e’ un intervento interessante di un lettore di Punto Informatico che vive in Cina. Lo ricopio qui.

Io in Cina ci vivo, momentaneamente. Non sono così sprovveduto o idealista da non vedere gli interessi delle grandi compagnie dietro ai loro comportamenti riguardo la censura qui, e altrove. Mi sembra però il caso di offrire anche la visione di chi a questa censura deve (dovrebbe) sottostare.
Non sono un fenomeno del pc, un iper smanettone o altro, ma, nonostante la censura, riesco ad accedere a qualunque sito mi interessi. Tramite un proxy straniero, i servizi di anonimizzazione, o TOR, nel peggiore dei casi (per i siti bloccati con maggiore attenzione).
Di sicuro godo della fortuna di essere occidentale, quindi meno soggetto al controllo, ma non posso non notare che le risorse informative messe a disposizione dalla rete sono sconfinate e nessuna censura può essere sufficiente a bloccarle.
La vera barriera, che impedisce il fluire delle informazioni è, semmai, culturale; dovuta al fatto che pochi (pochissimi) maneggiano una lingua straniera a un punto tale da poter abbandonare google.cn in favore delle ricerche in inglese sull’equivalente .com.
Per chi parla inglese, poco importa non poter accedere alla BBC (che comunque raggiungo, volendo, tramite TOR), visto che ci sono a disposizione un’infinità  di altri siti con contenuti simili, se non migliori.
Il fatto che l’ignoranza di un popolo sia un freno alla sua libertà  non è però cosa nuova e, tanto meno, invenzione del governo cinese.
Le grandi compagnie che hanno aperto i loro siti in versione cinese, non hanno fatto altro che spalancare una porta in più (col loro bel tornaconto, senza dubbio). Per quanto il governo possa provare a frenare la cosa, sempre più gente proverà , e riuscirà , ad attraversarla e a sapere cosa c’è al di là … e questo secondo me non può che essere un bene.
Sono d’accordo con la posizione di google, nata forse come “bugia interessata”, ma che mi sembra non molto distante dalla realtà .
Saluti

2 commenti a “GRADISCE UN PROXY?”

  1. Eio dice:

    Più o meno come qui, insomma.

  2. Andrea Rossetti dice:

    La tesi sostenuta è la riprosozione della tesi della concomitanza della sviluppo economico e delle libertà  personali. Ma secondo me, al di là  della singola esperienza di un occidentale momentanaemente trasferito, la Cina è proprio l'esempio che lo sviluppo economico può andare di pari passo con una riduzione dei diritti personali (riduzione dovuta proprio all'uso dell'ICT).