25
Apr
Confesso che ho creduto poco (evidentemente sbagliandomi) a quanti sostenevano che il business di Google sarebbe stato in qualche misura influenzato dalla quotazione in borsa. La notizia di venerdi’ ( come scrive giustamente Cesare) e’ che Google si appresta a intensificare la propria attivita’ di distributore convenzionale di pubblicita’. E sottolineo convenzionale. Una sorta di DoubleClick insomma, come scrivono in molti in queste ore. Che la notizia sia o meno in relazione alle esigenze di societa’ quotata io davvero non so. Certo per la prima volta, anche in virtu’ dell’enorme capacita’ che Google ha sviluppato in questi anni di raccogliere dati in rete, mi pare una scelta controcorrente rispetto alla idea che ci eravamo fatti della societa’. Da qualsiasi lato la osservi. La frase che piu’ mi ha colpito e’ questa di John Battelle sul NYT:
“It is an advertising business that has nothing particularly to do with search.”
Mi piacerebbe molto conoscere al riguardo il punto di vista di Stefano. E/O di Mauro.
Aprile 25th, 2005 at 12:59
Stavo leggendo il post di Battelle e poco dopo ho letto il suo, guardi l'update che Battelle ha inserito riguardo l'articolo sul Times. (http://battellemedia.com/archives/001460.php)
Saluti.
Aprile 25th, 2005 at 15:44
Massimo, c'è un assunto di base che non condivido, ossia il fatto che fare "pubblicità convenzionale" sia una negatività e che tale scelta sia dovuta alla quotazione.
Io non ho mai creduto che Google, seppure innovativa e orientata a facilitarci la vita, abbia mai fatto scelte che non siano riconducibili a generare denaro. E questo anche prima della quotazione. Indubbiamente è piacevole e romantico pensare a qualcuno che lotti contro lo strapotere delle corporation per permetterci di vivere in un mondo digitale democratico e libero. Ma ammesso che queste figure siano mai esistite, durano fino all'incontro con i fondi di venture capital o con la borsa. Si badi, personalmente non trovo nulla di male in questo.
Con lo sguardo più disincantato, lascio quindi volentieri un mio parere sulla nuova funzione AdWords, che poi approfondirò sul muo blog per non intasarti i commenti ;-)
In linea generale, il fatto che Google permetterà anche l'utilizzo di formati grafici con il modello CPM, dimostra che la pubblicità online ha senso "anche" per sviluppare awareness, come peraltro dimostrato da molteplici ricerche. E Google cerca di non rimanere al palo in un mercato che cresce a due cifre in tutto il mondo, con l'obiettivo di porsi come interlocutore anche verso i big brands non necessariamente interessati alle tattiche di direct response tipiche del keyword advertising.
Ci sono diversi elementi innovativi nell'offerta di Google: il modello self-provisioning, il prezzo variabile dell'impression, la possibilità di scegliere analiticamente i siti che mostreranno i banner, ecc.
Ci sono anche diversi interrogativi. Quale sarà la politica di remunerazione per i siti affiliati? Come la prenderanno gli editori più grandi che potenzialmente vedranno Google sovrapporsi ai loro rapporti con i grandi advertisers? Chi ci capirà qualcosa nel criterio di scelta degli inserzionisti con diversi livelli di CPM e CPC?
Aprile 25th, 2005 at 15:56
ciao Mauro,
mille grazie. Leggero' il resto da te…;)
saluti
Aprile 25th, 2005 at 17:21
rispondo al volo in viaggio, per cui, Massimo, chiedo scusa per brevita' e poca intelligenza, provvedero' a commenti migliori nelle prossime ore. Alcuni punti:
1) Le nuove modalita' di fruizione di questi prodotti pubblicitari rientrano nell'ottica Google del meglio: il meglio per l'utente finale, il meglio per l'investitore pubblicitario
2) molte di queste novita' nascono dal confronto e dalle opinioni degli utenti stessi: torno da riunioni internazionali dalle quali ricevo conferme della bravura dei nostri ragazzi di front-line coi clienti. Molto del futuro nasce da quelle scrivanie, prima che nelle teste degli ingegneri
3) Google continua a produrre servizi che inseguono la visione che abbiamo sempre dichiarato: arrivare alle informazioni, farsi trovare da chi cerca. Poi ovviamente dobbiamo guadagnare, ma il fatto che moltissimo di quello che guadagniamo lo investiamo in nuove tecnologie non e' sempre la prima cosa a cui si pensa.
4) alcuni publisher che temono il modello devono probabilmente giustificare eccedenza di struttura commerciale o non hanno voglia di cambiare l'atteggiamento bivaccante che i loro account possono permettersi una volta finito il giro di telefonate del proprio portafoglio clienti. Gli altri ne saranno felici, attivi o meno.
5) gli elementi innovativi sono molti. Stara' a noi essere bravi nel comunicarli e promuoverli nella maniera piu' efficace possibile. Anche nei confronti delle agenzie, sia quelle brave, sia quelle che dicono cose sbagliate ai clienti.
6) il CPM va a completare l'offerta. Semplice. Sara' molto utile per avvicinare al keyword advertising quei clienti che non erano interessanti al responso diretto, o che non avevano compreso i benefici e possono cosi' partire da logiche piu' vicino al loro quotidiano.
A presto, ciao
Aprile 25th, 2005 at 17:25
buon viaggio stefano,
mille grazie anche a te ;)
Aprile 26th, 2005 at 13:13
E stavolta Mantellini merita un applauso. Perchè di ragione ne ha da vendere e perchè è uno dei pochi che ha "raziocinato" su questa brutta novità di Google. Mentre alti si sdiliquiscono (vedi Dotcoma il quale, proprio perchè arriva a fare il confronto tra Google e Tradedoubler, si contraddice perchè nessuno di noi si sarebbe MAI sognato di doverlo fare questo confronto), Mantellini ha fatto una giusta osservazione: "ma non è che, tante volte, con questa storiella del diavolo, ci hanno preso per il culo a tutti?" Tutti noi abbiamo per anni ringraziato il Signore per averci dato un servizio che ha cambiato letteralmente la nostra vita. Con Google abbiamo immaginato che una piccola Compagnia può diventare una grande Compagnia facendo una SOLA cosa senza comprare giornali, tv, assicurazioni, banche …;abbiamo immaginato che la pubblicità può anche non rompere le palle al prossimo e rendersi invece veramente utile fino a diventare gradita; e, soprattutto, abbiamo immaginato che si possono fare i soldi senza chiamarsi per forza Murdoch, Berlusconi o Gates… Insomma, diciamo la verità , abbiamo sognato tutti perchè le cose non stanno proprio così! Google sta investendo molti quattrini su iniziative che ben poco hanno a che fare con la ricerca: la maggior parte delle risorse le stanno riversando su progetti per fare altri soldi: keyhole, implementazioni varie di AdSense, toolbar con AutoLink (a proposito di questa cosa nessuno ha scritto nulla?), Blogger e GMail (tanto per far girare altra pubblicità ), ecc… Tutte iniziative bellissime per carità , ma che non hanno nulla da spartire con il progetto originario. Per dirla tutta, il settore della ricerca è rimasto fermo a qualche anno fa: nulla di nuovo, se non qualche sporadica variazione all'algoritmo tanto per combattere lo Spam. Per le ricerche con termini inglesi comincio a considerare più attinenti i risultati di un AskJeeves (e non sono il solo a pensarlo, basta farsi un giretto sui siti specializzati). Ora questa storia del CPM è veramente una bufala: un'iniziativa che contraddice tutta la filosofia di Google. E sarebbe il caso di aprirli i nostri occhietti e di smetterla di fare i fan sfegatati sennò facciamo come la maestrinapercaso che, mentre tutti i siti americani denunciavano l'auto-link della nuova toolbar, lei si era arrapata perchè alla googleplex gli analisti di wall street erano stati ricevuti dal cuoco.