Verso la fine degli anni novanta un usuale ministro delle Comunicazioni, un normalissimo signore senza competenze specifiche che si chiamava Salvatore Cardinale (un avvocato democristiano, un classico della politica nostrana di quegli anni) spiegò agli italiani che con l’arrivo della tecnologia UMTS l’Italia, un Paese nel quale la telefonia cellulare andava fortissimo, avrebbe rapidissimamente annullato il proprio storico gap di connettività a Internet. Senza entrare in complesse questioni tecniche delle quali noi non avevamo grandi competenze e il ministro meno di noi la domanda a quei tempi fu: ma se l’idea è questa, se è tutto così semplice, come mai gli altri Paesi non lo fanno? Sono più stupidi di noi? È il genio italico che si mostra al mondo nei momenti di grande difficoltà?
Ci seguiranno poi, tutti gli altri, a capo chino per la vergogna di non averci pensato loro, in fila come le oche di Lorenz?

Questa idea di essere più furbi degli altri non ci ha mai abbandonato, nella tecnologia come in altri ambiti, e ogni volta la domanda di vent’anni fa torna fuori sempre uguale. Ma se è un’idea tanto intelligente perché gli altri non ci hanno pensato?

Notizie di stampa di questi giorni spiegano che l’Italia intendeva coprire il proprio storico gap di connettività (il medesimo di vent’anni fa) utilizzando l’infrastruttura satellitare di Elon Musk, unendo in un affare miliardario le esigenze del PNRR, le amicizie indebite della Presidente del Consiglio e la solita propaganda politica da quattro soldi. Neanche oggi sono troppo interessanti le solide ragioni per cui un’idea del genere è tecnologicamente una cattiva idea, le medesime ragioni per cui nessuno oltre a noi pensa una scemenza del genere, mentre continua ad essere interessante osservare che evidentemente ci sentiamo i migliori, che lo andiamo affermando senza vergogna, che la verità delle cose è un accessorio ingombrate e sopravvalutato del quale si potrà tranquillamente fare a meno.

16
Ott

Come la famosa minuscola palla di neve che rotolando rotolando in tempi molto scoscesi si fa rapidamente valanga, nel giro di pochi mesi il TG di Sky da miglior presidio informativo italiano si è trasformato nell’ennesimo megafono di Giorgia Meloni e dei suoi valenti ministri. Un TG di regime come altri, senza che il regime glielo abbia nemmeno chiesto. Che dispiacere.

16
Ott




Lo squallore di questa gente non è così tanto diverso da quello dei loro predecessori. Quelli però almeno un po’ si vergognavano e cercavano per quanto possibile di tenerlo nascosto. Questi urlano soddisfatti le loro miserie dalla finestra.






Tempo per le spiegazioni infatti non c’è stato, perché non mi è stato dato. Per questo, vengo subito alla sostanza politica delle mie dimissioni: mi dimetto perché alla sinistra, che avevo visto sin qui come la roccaforte di ogni libertà, la libertà più autentica non interessa affatto. Essendo piuttosto il narcisismo etico l’unica molla ormai capace di muoverne i riflessi condizionati, capisco bene che l’unica cosa importante davvero per tutti voi sia adesso posizionarsi, quanto più in fretta possibile, dalla parte dei giusti e dei buoni. Per essere giusti e buoni davvero, magari, avrete altre occasioni in futuro



Simone Lenzi nella sua lettera di dimissioni da assessore alla cultura del comune di Livorno spiega con poche semplici parole perché ormai, da tempo per la verità, sui temi etici e su quelli delle libertà individuali destra e sinistra in Italia sono molto spesso la stessa maleodorante brodaglia.




(grazie a Emmebi)

06
Ott

Io alla fine mollerò per questo. Perché fare sta vita per fare eleggere sta gente anche no. E l’infamia di pochi mi costringe a non avere più rapporti con i gruppi. Molto sconfortante davvero”

(Giorgia Meloni in una chat privata diffusa sui media)


Oggi pensavo che nessuna delle persone che stimo e frequento utilizza mai la parole “infame”. Molto probabilmente perché è da molti associata, oltre che ad utilizzi gergali regionali, al linguaggio tipico degli ambienti mafiosi.

Lo pensa anche la Treccani:





Per ragioni varie che non sto qua a dirvi ho conosciuto personalmente negli anni un certo numero di persone che hanno avuto a che fare con Matteo Salvini nell’ambito delle rispettive funzioni: quella politico governativa di Salvini e quella professionale dei miei conoscenti. Molte di queste persone mi hanno detto di non aver mai incontrato – avendone incontrati molti – nessuno meno informato e meno interessato alle questioni concrete (spesso complesse) di cui si stava discutendo e decidendo nell’interesse della comunità Mi è venuto in mente stamattina quando il Ministro dei Trasporti ha dichiarato ai media di essere “al lavoro dall’alba”. Poi ovviamente il disastro dei trasporti ferroviari in Italia non dipende da Salvini che di molte cose può essere incolpato ma non direttamente di questa. Del resto ci sarà una ragione se questa foto di Salvini in spiaggia con un libro, che ha ormai dieci anni, circola ancora con una discreta insistenza.

La vicenda, tristemente imbarazzante ma del tutto reale e prevedibile, del governatore della regione Toscana che vuole indagare sugli eventuali effetti sulla salute pubblica da parte del 5G, e con essa molte altre prese di posizione antiscientifiche simili assunte ovunque, orgogliosamente, in Italia negli ultimi decenni, spiega in fondo una sola cosa: che l’esercizio della democrazia partecipativa, l’utilizzo dell’urna elettorale per rappresentare e far valere il proprio punto di vista sul mondo, da noi serve a scegliere fra due tipi di cretini molto differenti e molto simili. I cretini di destra e i cretini di sinistra. Poi uno dice l’astensionismo.

30
Set

Il progettista della stazione dell’Alta Velocità di Bologna, quello della rete mesh di Sky TV e quello del check-in online di Trenitalia sono la medesima persona.