La candidata alle elezioni regionali in Emilia Romagna che ha ottenuto il maggior numero di voti è Isabella Conti del PD. Quando nel 2020 era la sindaca renziana di San Lazzaro di Savena vietò in via preventiva l’installazione delle antenne 5G in ossequio al famoso principio di precauzione. C’è ancora molto da fare.
Potrà suonare come un giudizio assolutorio e in una certa misura lo è sicuramente ma il problema principale di molti politici di destra, al governo di questo Paese da un po’ di tempo, non riguarda le posizioni politiche che quotidianamente esprimono ma le parole con cui le esprimono. Quasi ogni giorno politici leghisti o di Fratelli d’Italia finiscono sui giornali per l’utilizzo di espressioni e termini disturbanti: parole non solo e non necessariamente false o ambiguamente propagandistiche ma proprio disumane. Si potrà tranquillamente sostenere che per i vari Salvini, Del Mastro, Valditara, Piantedosi, si tratti di una strategia dedicata ai propri adepti: io credo che non sia così. Credo che siano banalmente persone intellettualmente modeste, dotate di pensieri elementari e con scarsa capacità e volontà di nascondere i propri limiti. Hanno pensieri miserabili che spiegano con parole miserabili. E questo è tutto.
Gruppi di tifosi arrivano mercoledì in una città straniera per seguire la loro squadra. Aggrediscono e minacciano le persone del posto, gridano slogan razzisti, strappano e bruciano bandiere, lanciano sassi. La polizia non interviene.
Giovedì sera, alla fine della partita, escono dallo stadio e raccolgono mazze e pietre. Gruppi di cittadini reagiscono con violenza, li inseguono, ne picchiano alcuni. Cinque tifosi finiscono in ospedale, con leggere ferite. Altri sono scortati nei loro alberghi dalla polizia, che il giorno dopo li riaccompagna in aeroporto.
Potrebbe finire qui, un caso di cronaca i cui protagonisti sono ultrà violenti e razzisti. E invece no. Perché i tifosi sono sostenitori di una squadra israeliana, sono di estrema destra e hanno inneggiato al massacro dei palestinesi in una città dove solo nell’ultimo anno ci sono state 2.700 manifestazioni per la Palestina.
Per alcune ore la dinamica degli incidenti rimane confusa, e mentre sta finendo di radere al suolo quello che resta di Gaza, il premier israeliano Benjamin Netanyahu riesce a capovolgere il racconto approfittando delle poche informazioni disponibili. Parla di Kristallnacht, l’infame notte dei cristalli del 1938, quando i nazisti scatenarono in Germania una serie di pogrom contro gli ebrei.
Tutti si accodano, politici occidentali e mezzi d’informazione, accomunati da un riflesso condizionato così forte da appannare la vista e da non permettere più di distinguere tra i fatti e la loro manipolazione.
Anni fa il linguista George Lakoff spiegava bene questo meccanismo: “I frame sono cornici mentali che determinano la nostra visione del mondo e di conseguenza i nostri obiettivi, i nostri progetti, le nostre azioni e i loro esiti più o meno positivi. In politica i frame influiscono sulle scelte e le istituzioni che le attuano. Cambiare i frame significa cambiare le une e le altre. Il reframing equivale di fatto a un cambiamento sociale”.
Ad Amsterdam, la scorsa settimana, abbiamo assistito a un caso da manuale di reframing.
(Giovanni De Mauro su Internazionale)
La discussione mediatica sul famoso centro di accoglienza migranti che il governo Meloni ha preparato in Albania si svolge stancamente su due piani contrapposti. Da un lato la sottolineatura dei costi dell’operazione, delle complessità giuridiche per giustificarla, delle navi militari che fanno la spola per giorni con 7 migranti a bordo, del domandarsi se non sarebbe meglio investire quegli stessi denari in altri più urgenti servizi ai cittadini. Dall’altro un ragionamento molto più elementare che non ha molto di economico o giuridico ma che è quasi esclusivamente politico. Dimostrare agli italiani che finalmente si sta facendo qualcosa per liberarli dai pericolosi migranti.
Si tratta di una battaglia informativa dall’esito scontato. Gli italiani saranno disposti a qualsiasi nuovo sacrificio, saranno disposti ad avere ulteriori pezze al culo oltre a quelle che già hanno, tollereranno volentieri enormi sprechi di denaro pubblico e strappi costituzionali o comunitari pur di liberarsi dai terribili migranti che portano il terrorismo sui barconi, le violenze carnali, i furti di biciclette in centro a Comacchio e che sputano agli angoli della strada. Senza di loro ci attenderà un futuro splendente di prosperità e pace.
Il cinismo del governo Meloni è tutto lì: buttano nel cesso i soldi di tutti per rimanere al potere. E se il progetto non lo si riuscirà a fare, se i giudici comunisti o i burocrati di Bruxelles ci diranno che così non si può fare, meglio ancora: avranno nuovi nemici da indicare al popolo. Che poi sono gli stessi di prima. La politica della destra italiana è una noia mortale.
La risposta di Aldo Grasso alla lettera dell’avvocato di Christian Raimo sull’annosa vicenda della sua sospensione disciplinare è due cose assieme. L’ammissione di un comportamento molto comune fra i media italiani che non ritengono necessario controllare le fonti delle notizie che pubblicano (anche quando, come in questo caso, le fonti erano lì accanto direttamente disponibili) e la ragione stessa per cui i media italiana sono oggi un concreto pericolo per la democrazia poiché, nella migliore delle ipotesi, anche senza supporre collusioni per altro molto spesso manifeste, abusarne la credulità è un gioco da ragazzi alla portata di chiunque.
Le maggiori perplessità del parlamento europeo alla nomina di Raffaele Fitto riguardano la sua pronuncia inglese delle parole “among” e “always”. Ci si interroga se sia possibile rimandarlo a settembre.
Esiste – perché sono sicuro esista, l’ho vista del resto più volte in TV – una pubblicità di Range Rover che mi lascia ogni volta senza fiato. Questa enorme automobile di un blu elettrico intenso si arrampica a grande velocità sulla scalinata esterna di una villa nella campagna inglese. Quando il SUV guadagna la vetta della scalinata ne scende un uomo bellissimo (si tratta di un attore inglese discretamente noto) con una palla rossa in mano. Lì accanto lo sta aspettando una donna giovane e altrettanto affascinante: lei lo guarda fisso negli occhi e gli dice (in inglese): “Quindi l’hai trovata”. “Certo che l’ho trovata” risponde lui con un tono fra il trionfale e il sarcastico. La piccola palla rossa portata in cima alle scale della residenza di campagna da un’enorme automobile blu viene consegnata al cane che la ributta giù per le scale. Una sintesi migliore dei nostri tempi io francamente farei fatica a immaginarla.
Il primo principio della termodinamica politica funziona così. Tu sei su un palco, ad una altezza minima che consenta al maggior numero di persone di vederti. Ci sei salito volontariamente, a suo tempo, per le ragioni più varie, ragioni che in genere conosci bene soltanto tu. Le più comuni sono amore per il prossimo, desiderio di comando, spinta per migliorare il mondo, cinico arrivismo, narcisismo, banalissima stupidità. Ce ne sono però molte molte altre, ognuno ha le proprie, molte di queste si mescolano variamente fra loro. Sia come sia, qualunque sia la spinta che ti ha portato lì, ora sei su quel palco. Il pubblico è lì per te, vuole ascoltarti, sentire quello che hai da dire, vuole farsi convincere o semplicemente dissentire rumorosamente.
Il primo principio della termodinamica politica tiene conto di alcuni fattori, il più importante dei quali è certamente quel gradino che separa chi parla da chi ascolta. E’ un gradino che non si misura mai solo nei centimetri o metri (alcuni palchi sono effettivamente altissimi) che separano la tua testa da quelle del pubblico, ma è fatto anche di altro: della tua empatia, della tua proprietà di linguaggio, del tuo sangue freddo, della tua capacità di annusare l’aria, della parte più alta dei tuoi sentimenti. L’insieme delle cose che compongono quel gradino sono le ragioni stesse della tua presenza lì. Sono la differenza fra te e quelli che ti hanno eletto o che ti stanno per eleggere.
Il primo principio della termodinamica politica prevede che il palco dal quale tu adesso scruti la folla, resti freddo e diventi tanto più freddo quanto più la platea si scalderà. Quando la folla mostra i suoi sentimenti il leader resta calmo, quando la massa esplode in mille fuochi d’artificio il politico cerca il ragionamento e la sintesi. Quando invece estrae dalla tasca i suoi mortaretti il principio della termodinamica politica collassa e tutto intorno prende fuoco. Tutto lì intorno prende fuoco.
Il 6 novembre Christian Raimo, insegnante e scrittore, è stato raggiunto da un provvedimento disciplinare da parte delle autorità scolastiche che lo hanno sospeso dal lavoro e quindi dall’insegnamento per tre mesi e gli hanno decurtato della metà un già esile stipendio, in seguito a due richiami disciplinari da cui è stato raggiunto negli ultimi mesi per aver violato il codice etico imposto ai funzionari del ministero dell’istruzione e del merito, per avere criticato il ministro Giuseppe Valditara.
È una notizia grave e allarmante, che ci dice molto sullo stato della democrazia in Italia e sull’attacco alla libertà di espressione e di protesta.
Per sostenere le spese legali e materiali di Raimo è stata aperta una raccolta fondi dai suoi amici e sostenitori, per impedire che chi è sotto attacco sia anche lasciato solo dal punto di vista politico, psicologico e materiale. La sua è una vicenda politica che riguarda la libertà di espressione.
https://www.gofundme.com/f/raccolta-fondi-per-christian-raimo
Per peggiorare ancora la qualità dei suoi risultati aumentandone la velocità Google si è inventata gli “snippet in primo piano”. In genere si tratta di risposte banali a domande stupide (gli utenti fanno in genere domande stupide e Google vuole essere al loro livello). In alcuni casi però l’ansia di dare subito i risultati genera simpatici mostri.