Ripesco dai commenti, ringraziando, il contributo di Gianni Riotta al mio post di oggi che lo riguarda
Caro Manteblog leggo in viaggio il suo commento alla rubrica Polaris del Sole 24 ore a proposito di informazione online e La ringrazio per la Sua cortese attenzione. Non ho firmato io -come amo fare dal lontano 1971 perché detesto l’anonimato diffuso online che rende tutti un po’ vili e gaglioffi, poveri Tersite davanti a Odisseo- ma condivido il contenuto della rubrica. Quel che intendo dire, e che Polaris già avanzava, non è tarpare le ali all’informazione online, Ho creato con Eco Golem primo magazine online italiano, nel lontano 1996 e ho dato una mano ai siti di Stampa e Corsera quando non erano di moda tra i direttori. Credo in internet e sono lieto di averla vissuta dall’alba in America. Ma non credo a un’informazione di ricatto, insulto, esagerazioni e anonimato. Non per eleganza, mi creda. Ma perché i monopoli e le lobby gigantesche che sanno davvero come agire nel mondo stanno giocando una partita assai astuta. Lasciano che i blog dei lillupuziani si sfoghino senza importanza alcuna e dall’alto calano la loro potente campagna di disinformazione. Sanno che la petulanza alla lunga stucca: ricorda le radio libere anni Settanta? Presto spensero i loro liberi microfoni e vennero tutte ingloblate in network commerciali: mi creda andrà così anche nel web se non agiamo presto e con serietà. Senza responsabilità e chiarezza, senza trasparenza e passione la libera internet che noi pionieri abbiamo sognato diventerà lo shopping mall dei ricchi e famosi, che lasceranno ai ragazzi dei blog il gusto inane di andare alla toilette a scarabocchiare un commento acido e invano ribelle. Le pare un esito felice? A me no, per questo propongo, in serenità e certo che alla fine saremo noi tolleranti e equanimi a prevalere sulla rabbia e il populismo, di dare a tutti voce ma voce seria e responsabile. Grazie per avermi ospitato auguri a Lei e ai suoi lettori buon lavoro Gianni Riotta. Mi creda abbiamo ragione noi
Ottobre 5th, 2010 at 19:24
Caro Manteblog è da incorniciare…
Ottobre 5th, 2010 at 19:31
Non ho capito se i blog li ha inventati lui.
Ottobre 5th, 2010 at 19:40
Come si fa a sapere se sia veramente lui a scrivere e non qualche burlone? Comunque effettivamente considerato l’incipit (“caro manteblog”) credo proprio sia Riotta.
Ottobre 5th, 2010 at 19:51
Cos’ha quest’uomo contro le virgole? Che gli han fatto di male?
Ottobre 5th, 2010 at 20:17
Peppino Impastato è morto per via di una radio libera…
Ottobre 5th, 2010 at 20:27
No, non ha ragione lui.
Ottobre 5th, 2010 at 20:27
però è stato in America
Ottobre 5th, 2010 at 21:06
Non ho però afferrato quale sarebbe il modello alternativo al sottobosco dei blog proposto da Riotta.
Ottobre 5th, 2010 at 21:09
sì, è vero, Riotta sta invecchiando male. Sì è un po’ imbolsito (intellettualmente). Direi molto. Ma è stato alla Columbia (come me, anche se nel mio caso non è servito a molto. Colpa mia comunque). Il suo primo libro di racconti era bello, leggeva “The New Republic “quando valeva la pena farlo. Insomma, nonostante il tg1 e le continue citazioni dei classici (che palle), mi è ancora simpatico. Forse perché sto invecchiando anch’io? ;-)
Ottobre 5th, 2010 at 21:24
Ma non esistono termobalorizzatori per gente come Riotta? Vediamo almeno di produrre energia dagli scarti intellettuali del nostro tempo…
Ottobre 5th, 2010 at 21:58
Non è di poco conto, però, che queste temperie siano il risultato di un aumentato accesso alle fonti informative: ce n’è una abbondanza enorme e (grazie al cielo, mi viene da dire) non è più necessario essere molto ricchi per informarsi nella maniera corretta o almeno provarci cercando di accedere ad una pluralità di fonti.
Dunque la “firma” comincia ad avere sempre meno senso. Certo, fino ad un certo punto. Ma, l’autorità, l’intelligenza, l’acume, la presenza etc… insomma la qualità una testata se la deve conquistare quotidianamente nella testa del suo lettore. Previa lettura. Non prima.
E per l’ultimo dei blog vale lo stesso principio: ciò che conta sono i contenuti.
Ottobre 5th, 2010 at 22:00
Questa deriva nel complottismo mi lascia perplesso: le multinazionali (sempre loro!) che spingono per un web aperto calcolando che il caos informativo porti tutti a casa loro? Mah…
Che poi a Google la situazione attuale stia bene perché il loro motore è il mezzo più efficace per affrontare l’oceano di notizie è un’altra storia, ma da qui a supporre che dietro abbiano altre intenzioni e stiano tramando per rovesciare il loro stesso business suona davvero buffo.
Ottobre 5th, 2010 at 22:00
Ad ogni modo, non capisco cosa chieda Riotta: cosa cambierebbe imporre registrazioni ufficiali e responsabilità civili varie al curatore del più amatoriale dei siti? Darebbe questo garanzia di notizie più attendibili? Non vedo davvero come: la carta stampata è appannaggio di mitici professionisti iscritti al mitico Ordine e forse mai come oggi spara nel mucchio senza verificare le fonti. In compenso, all’altare del totalmente presunto miglioramento dell’informazione si immolerebbe definitivamente la possibilità di espressione di tante minoranze – perché no, anche composte da un singolo individuo.
Tra l’altro la tesi del Direttore è contradditoria: da un lato lamenta che questo vociare di piccoli e anonimi andrebbe limitato, dall’altro che lasciando fare diventerebbero seguiti solo da se stessi. Che li si lasci fare, allora! Non regge proprio l’idea che questo infastidirebbe il lettore al punto da fargli rifuggire ogni informazione non predigerita e filtrata e commercializzata.
Non c’è nulla di nuovo da scoprire. Dacché il mondo è mondo l’attendibilità di chi parla e scrive è data dal suo prestigio, a sua volta guadagnato cumulando articoli e discorsi attendibili: c’è una intrinseca selezione. E questo cumulo va coltivato con attenzione e dedizione, ne sia il proprietario un singolo o una testata, come il direttore del più autorevole quotidiano italiano non può far finta di ignorare.
Se quanto Riotta paventa fosse anche solo vagamente vero la classifica dei blog italiani neppure esisterebbe, tanto sarebbe la mutabilità dei lettori e l’omogeneità di accessi. E invece no, la top10 è stabile e dotata di una incredibile inerzia, specialmente considerando lo sforzo nullo richiesto al singolo lettore per spostarsi dal seguire l’uno o l’altro.
L’informazione di “ricatto, insulto e esagerazione” la si trova solo volendola proprio cercare, nel web, visto che la qualità fa autoselezione; lo stesso proprio non accade più nella carta stampata, come l’On. Fini ha sperimentato sulla sua pelle. E tutto sommato che ricatto e insulto sia amplificato dalla piena dedizione di professionisti per ciò foraggiati (stipendiati) mi sembra solo un’aggravante.
Ottobre 5th, 2010 at 23:43
Si si lo stile è lo stesso inconfondibile di Twitter, ed è incredibile quanti danni faccia l’abitudine ad un editor che ti risistema sempre il pezzo prima di pubblicartelo.
Ottobre 5th, 2010 at 23:44
Intendevo “lo stile inconfondibile del suo account su Twitter”.
Ottobre 6th, 2010 at 09:46
Uh, grave errore! il primo “suo” non ha l’iniziale maiuscola!
(2010 ed ancora questi bizantinismi? nelle email, poi??)
Ottobre 7th, 2010 at 08:29
ipocrisia spicciola, poche idee, ma confuse…
ciao Lupo
Ottobre 7th, 2010 at 17:05
Ecco sul tema dell’anonimato che così tanto infervora Riotta, volevo solo aggiungere questo, non è mai troppo tardi:
… the right to remain anonymous may be abused when it shields fraudulent conduct. But political speech by its nature will sometimes have unpalatable consequences, and, in general, our society accords greater weight to the value of free speech than to the dangers of its misuse. (*)
(*) Mcintyre v. Ohio elections commission 514 u.s. 334 (1995) Justice Stevens, writing for the majority.
Ottobre 9th, 2010 at 00:57
Il tono scherzoso…
Se qualcuno mi telefona con il usato da Porro con Arpisella, quando lo incontro gli do un pugno. La giusta nemesi sarebbe un vindice Riotta che, offeso a sangue dall’ascolto delle telefonate, aggredisce Porro. Riscattando così parte dei suoi n…
Ottobre 9th, 2010 at 18:53
[…] No, non tutta internet – ma diciamo il 70%. Quella dei piccoli siti anonimi, per intenderci: blog, forum ed eccetera. Compreso questo, che ormai è anonimo (e ‘piccolo’) fino a un certo punto. Per questo importante giornalista, pioniere di internet, l’anonimato sta distruggendo internet, il pettegolezzo e la calunnia stanno soffocando la libera informazione, eccetera. Bisogna al più presto regolamentare, registrare tutto con nomi e cognomi, altrimenti i blog finiranno come le radio libere degli anni Settanta che (per chi non c’era negli anni Settanta) sono finite male. Sintetizzo un discorso che ha fatto molte volte e di recente, per esempio, qui. […]