Cosa unisce in un inedito abbraccio Liberazione a La Padania, Avvenire a L’Unità, Europa a Il Manifesto? La vibrante richiesta di un urgentissimo incontro al Presidente del Consiglio Monti affinché siano riviste le intenzioni del Governo di cessare gli aiuti all’editoria di partito. I rischi paventati sono i soliti: “un colpo mortale alla libertà di stampa”, “una grave crisi occupazionale”, “riflessi gravissimi sul pluralismo dell’informazione e sulla stessa democrazia”. Possono i cittadini continuare a pagare la carta e l’inchiostro di giornali che vendono ciascuno poche centinaia di copie? Probabilmente possono ma con modalità e esborsi che dovrebbero essere adeguati ai tempi. Le modalità potrebbero essere la trasformazione di questi giornali in progetti editoriali finanziati dallo Stato ma solo per il web, dove il pluralismo e la democrazia restano intatti ma i costi sono probabilmente un decimo di quelli sopportati fino ad oggi. Il lusso della carta, fin quando dura, lasciamolo a quelli che possono pagarselo da soli.

29 commenti a “WebGiornali di partito”

  1. Dario Salvelli dice:

    Dài la carta non è un lusso il punto piuttosto è continuare a chiedere soldi per l’editoria ma così come per altri settori di questi tempi appare a maggior ragione una eresia soprattutto se a farlo sono dei prodotti editoriali discutibili. E a proposito di webgiornali di partito spero non ti sia sfuggita questa cover perchè riassume tutto sul cambiamento che vogliono: http://dariosalvelli.com/2011/06/il-grande-change

  2. Luimoz dice:

    Sono d’accordo sul principio ma se non erro, potrei sbagliare ma non ho modo di informarmi ora, Il Manifesto prende soldi non perché giornale di partito ma in quanto cooperativa editoriale (l’unica: altri motivi, quindi, e altre necessità).

  3. Filippo Filippini dice:

    E nulla vieterebbe alle singole realtà sul territorio (circoli del PD, IDV, SEL e compagnia cantante) di stamparsi copie “da bacheca” dei suddetti giornali, da formato simil-pdf, se ci si preoccupa dell’analfabetismo informatico dei potenziali lettori, argomento comunque a mio avviso nullo perché chi cerca un giornale “di nicchia” ha quasi sicuramente anche l’accesso ad internet

  4. scuilen dice:

    Sono d’accordo con tutto. E mi sembra assurdo rivendicare la cosiddetta libertà di stampa finanziata con i soldi pubblici. Gli editori imparassero a fare prodotti decenti (Il fatto quotidiano è un esempio da seguire) oppure cambino mestiere.

  5. S. dice:

    Mi spiace la disinformazione:

    Liberazione: tiratura 60mila diffusione 27mila
    La Padania: diffusione 60mila
    Avvenire: tiratura 150mila diffusione 100mila
    L’Unità: diffusione 50mila
    Europa: ND
    Il Manifesto: tiratura 70mila diffusione 20mila
    (fonte wikipedia)

    Ecco, parlare di poche centinaia di copie a me sembra uno sminuire un fatto per tirare l’acqua al proprio mulino. Ad esempio i dati del solo Avvenire non sono così distanti da quelli del resto del Carlino.

  6. F. dice:

    Fra l’altro se il giornale è pagato soprattutto dallo Stato e dalla pubblicità, il lettore “è il prodotto”.

  7. esaù dice:

    S. fa un po’ di confusione (tiratura… diffusione), i dati che contano sono di quelli di vendita e la fonte deve essere non certo Wikipedia, ma Ads (http://www.primaonline.it/dati-e-cifre-stampa/).

    Dunque, gli ultimi dati Ads (agosto 2011), colonnino VENDITE, dicono ad esempio:

    Avvenire: 19mila copie
    il manifesto: 15mila
    l’Unità: 40mila
    Il Resto del Carlino: 134mila

  8. Robert01 dice:

    Questo vuol dire che l’Avvenire stampa 150mila copie ma ne vende solo 19mila?

    Le altre 131mila copie che fine fanno?

    Spero davvero che l’antiquata assurdità di far circolare tonnellate di carta su base giornaliera finisca al più presto. E’ una reliquia antieconomica ed antiecologica che ci portiamo dietro.

  9. S. dice:

    @esaù: mi dai un valido motivo per cui gli abbonati paganti non dovrebbero essere ricompresi nel conto?

    Stessa tabella che citi tu:
    Avvenire 19mila in edicola + 86mila abbonati = 105mila copie vendute al giorno. Avvenire è il quotidiano con più abbonati in Italia, a seguire Il Sole 24 Ore (79 mila) e gli altri tutti molto distanziati.

  10. esaù dice:

    @S. sono felice che tu abbia abbandonato Wikipedia come fonte su queste cose. Su Avvenire hai ragione, gli abbonamenti vanno compresi, tenendo ben presente che Avvenire avrà tra gli abbonati associazioni cattoliche, chiese, fondazioni (come Famiglia Cristiana).
    Resta un fatto: i dati che “parlano” di più sono sempre quelli delle vendite in edicola.

  11. Giorgio dice:

    beh, fa un po’ il paio con la richiesta di radioradicale di avere il rinnovo per via breve della convenzione (10 milioni di di euro annui, mica noccioline) con lo Stato. l’unica volta che si fece una gara – radioradicale unico partecipante, ma guarda – fu nel lontano 1994.
    della serie: son tutti bravi a fare il liberali con il culo degli altri.

  12. diamonds dice:

    come già affermato il soggetto rai è una delle madri sempre in cinta di tutte le disgrazie.Se venisse privatizzata o ridotta all’osso senza pubblicità o canoni tutto il mercato dell’advertdsinding si riaprirebbe dando slancio a iniziative editoriali degne di questo nome.Sempre meglio che fare dei propri porci comodi un buon motivo per allearsi con chi la carta stampata la usa per argomentare discriminazioni di matrice cripto-xenofoba orchestrate da un leader eternamente in bilico tra un Va pensiero e un vaffanculo

  13. massimo mantellini dice:

    @S. a parte che non ho un mulino, mi pare che le balle sui numeri di “Diffusione” e “Stampa” propinateci fino ad oggi (per evitare di dire per esempio che Il Foglio vende mille copie al giorno e gli altri chissà) ce le possiamo risparmiare. Se Avvenire poi ha decine di migliaia di abbonati (chi paghi poi quelle copie è abbastanza noto) non si capisce perche’ non possa sostenersi da solo.

  14. S. dice:

    Quindi stiamo dicendo che ci sono abbonati paganti (non dico gli abbonamenti omaggio che nessuno legge) di serie A e di serie B?

    Il parroco abbonato ad Avvenire vale meno dell’industriale abbonato a Il Sole 24 Ore o alla casa del popolo abbonata a L’Unità?

    In base a cosa?

  15. massimo mantellini dice:

    @S francamente non comprendo l’ostinazione su un tema tanto marginale. A me non interessa se i soldi della CEI abbonano le parrocchie al quotidiano della CEI, mi interessa che lo stato tuteli la voce del quotidiano della CEI se ne ha bisogno nella misura che si ritiene equilibrata. E se non ne ha bisogno meglio.

  16. S. dice:

    Allora siamo perfettamente d’accordo.

    I soldi pubblici all’editoria devono servire per mantenere il pluralismo (ché il monopolio, come abbiamo avuto modo di vedere, fa male) e non per sovvenzionare clientelismi né per mantenere dinosauri incapaci di evolversi.

    P.S.: L’app di Avvenire al momento consente di leggere il quotidiano gratuitamente dalle 7 del mattino.

  17. mORA dice:

    @S

    No, non siamo d’accordo.

    Io sono abbonato ad un quotidiano e non voglio pagare quello degli altri. Il pluralismo ti consente di arrivare sul mercato, non di starci a spese altrui.

    Non c’è un lettore di serie A ed uno di serie B, sono tutti uguali.
    Che le mie tasse vadano a sovvenzionare un giornale che non leggo non va bene. Non è pluralismo, è imprenditoria all’italiana: perdite collettive e ricavi privati.

    Poi non va bene, tornando alla carta, che coi resi ci si lavino i vetri o ci si incarti il sedano. Non vanno bene i resi nel III millennio, non sono sostenibili. Non possiamo muovere rotative, camion, bravette, muletti per buttare al cesso carta, da dovunque provenga FSC, amazzonia, riciclo.

    Non a caso io sono abbonato al PDF del giornale che leggo.

    Facciamo così, tassiamo ogni copia cartacea di un quotidiano del 30% del prezzo di copertina per danno ambientale.

  18. gibbo dice:

    se han tanti lettori ogni contributo è assurdo, se ne han pochi lo è ancora di più

    come dico sempre, il resto è storia d’Italia

  19. Signor Smith dice:

    Ma sicuri dell’equivalenza tra “tanti giornali” e “pluralismo” o “libertà di informazione”? A me sfugge la “necessità” del finanziamento pubblico.

  20. Simone dice:

    mOra
    Guarda che meglio del giornale non ce n’e’ per i vetri.

  21. mORA dice:

    @ Simone

    Non ce n’ERA per i vetri, quando l’inchiostro conteneva piombo ed era in monocromia; adesso non pulisce più e sporca con i colori.

    Ma non essendoci il piombo va bene per il sedano.

  22. Livia dice:

    Ma perché, scusate, i “grandi” giornali non hanno anche loro contributi? Per non parlare di Radio radicale, una cifra da capogiro, francamente, manco la scusa della carta.

  23. Livia dice:

    P.S.: il Manifesto poi non è un giornale di partito.

  24. Simone dice:

    a mOra
    Devi aver pulito pochi vetri in vita tua

  25. mORA dice:

    @Simone

    Non voglio andare a toccare le competenze altrui.

    Io per i vetri uso un rotolo Coop in carta riciclata (non sbiancata) da 3,75 euro per 500 strappi e una soluzione di ammoniaca.
    Con 3,75 euro ci compro 3 giornali scarsi, con i quali ci pulirei molto meno di quanto faccio con 500 strappi quasi A4.

    Per tutto il resto c’è Mastica’.

  26. pierluigi tolardo dice:

    Credo che la maggior parte degli abbonati ad Avvenire siano sacerdoti e religiosi che si pagano l’abbonamento con i propri soldi che poi verranno anche dall’8×1000 ma questo e’ un altro discorso. In linea di principio sono d’accordo, Avvenire e il Manifesto,giornali che da anni compro in edicola se li paghi chi li legge e non tutti contribuenti. Sarei favorevole ad una piccola detrazione fiscale come c’e’ per le palestre e riduzioni Iva su tutti quotidiani. Lo Stato dovrebbe imporre alle Poste, che sono pubbliche e in attivo, tariffe piu’ leggere per gli abbonamenti,perche’ oggi una delle voci che pesa di piu’ e’ questa.

  27. Claudio dice:

    Giornali di carta? Contributi? Ancora? Ma se sostituissimo il pregiato supporto cartaceo con un più economico supporto multimediale non sarebbe meglio? Si dice agli editori di mettersi in linea, gli sa da un contributo finale per attuare il passaggio al digitale; chi ci sta bene chi non ci sta chiude. Un ultima possibilità. MI rendo conto che per anni anno lucrato ma almeno così gli si metterebbe un paletto definitivo. Il rinnovo tra qualche anno dei dispositivi se lo fanno a loro spese a fronte dei risparmi ottenuti dal produrre su carta. Ah e poi a tutti la stessa quota senza distinzioni. Altrimenti se un giornale prende i contributi lo si obbliga a non mettere la pubblicità. Come giustamente @F sottolinea o fanno giornalismo o fanno i giornalai ergo ho fai un giornale o fai una raccolta per lo shopping, o metti contenuti o metti la pubblicità. Che scelga l’editore.

  28. Claudio dice:

    Si si manca l’apostrofo chiedo venia

  29. Claudio dice:

    E l’H ! Azz un disastro! Povero me che figuraccia