Il testo di JC De Martin a La Notte della Rete:
La rete: il più grande spazio pubblico della storia. Il sogno REALIZZATO della possibilità di poter permettere a tutti di esprimersi facendosi potenzialmente udire da chiunque al mondo.
E senza dar fastidio a nessuno, senza megafoni, senza pioggie di volantini, senza coercizioni o intrusioni di sorta.
Semplicemente: Chi vuole parla – chi vuole ascolta.
La rete: il sogno a portata di mano di poter leggere tutti i libri mai scritti, in qualsiasi lingua, non importa quanto minoritaria.
La rete, cioe’, che porta nel 21 secolo – potenziandola – la straordinaria conquista della biblioteca pubblica.
La rete che potrebbe far lo stesso per tutta la musica mai composta, le fotografie mai scattate, i film mai fatti, i quadri mai dipinti.
La rete che potrebbe rendere possibili – e in parte già lo fa – nuovi modi di sostenere gli autori, consentendo loro di dedicarsi alla loro arte per il beneficio e la gioia di tutti noi.
La rete che potrebbe presto mettere a disposizione quel grande bene comune che sono i risultati della scienza – mettendo sullo stesso piano la giovane ricercatrice africana e il professore di Harvard.
La rete, straordinaria piattaforma di innovazione, per beneficiare della quale non servono conoscenze o tasche profonde: basta un cervello, un computer e un accesso a internet.
La rete: di certo grande strumento di mobilitazione sociale. Ma anche strumento, se saremo bravi, per infondere sangue nuovo nelle nostre democrazie anche in fase di governo, per ripensare i partiti politici, per dare sostanza al dialogo tra eletti ed elettori sempre, non solo in occasione delle elezioni.
La rete: tutto questo e molto, molto altro ancora.
L’abbiamo costruita noi, tutti noi.
Noi ingegneri nelle Universita – Università che tra l’altro farebbero bene a tornare a interessarsi molto piu’ attivamente del benessere della Rete.
Noi amanti delle soluzioni pratiche e del consenso di massima in IETF e in Internet Society.
Tutti noi che l’abbiamo letteralmente popolata di milioni, miliardi di siti – e di migliaia di applicazioni.
Che abbiamo creato insieme la più grande enciclopedia della storia.
Che abbiamo volontariamente creato un commons di decine di migliaia di software liberi e di miliardi di testi, fotografie, slide, video rilasciati con licenza Creative Commons e altre licenze libere.
La rete: tutto questo e molto altro ancora.
L’abbiamo costruita tutti noi.
Non i Governi, che se avessero capito per tempo, ci avrebbero senz’altro bloccato.
Non i grandi poteri economici tradizionali, che se avessero capito per tempo avrebbero provato a comprarci o avrebbero chiesto ai Governi di bloccarci.
Non i poteri mediatici tradizionali, che se avessero capito per tempo avrebbero subito acceso i loro riflettori per attirare l’attenzione di Governi e poteri economici (tranne che in sciagurati paesi come l’Italia dove i tre poteri coincidono).
Non i Governi e certi poteri economici che, una volta che Internet c’era, l’hanno trasformata in una gigantesca macchina di sorveglianza.
L’Internet delle enciclopedie, dell’informazione dal basso, di un nuovo discorso pubblico, della mobilitazione orizzontale, eccetera l’abbiamo costruita tutti noi.
Non loro.
E spesso nonostante loro.
Dobbiamo esserne orgogliosi.
Ora pero’ qualcuno vorrebbero impadronirsi di questo patrimonio collettivo.
Vorrebbe rendere Internet piu’ docile, piu’ controllabile – in economia, in politica, nella cultura.
Non fanno più neanche mistero dei loro obiettivi.
Con l’eG8 di Sarkozy a Parigi sono caduti anche le ultime ipocrisie.
Ce l’hanno detto chiaramente, infatti, quasi con arroganza: vorrebbero rimanere a decidere tra di loro, i big boys dell’economia e della politica (e chi li distingue e’ bravo).
Vorrebbero decidere loro su cio’ che abbiamo costruito noi.
A questo spudorato tentativo di espropriarci dobbiamo rispondere con calma e determinazione: NO.
Non che si possa dire che rifiutiamo il confronto.
O che rifiutiamo la politica.
Anzi: abbiamo spesso cercato sia l’uno sia l’altra.
Ma, nonostante gli sforzi, abbiamo avuto scarsissimo successo.
Si vede che altri interlocutori hanno strumenti di persuasione – come dire? – molto piu’ efficaci dei nostri.
Comunque, la nostra offerta di collaborazione è ancora valida:
uomini del potere tradizionale: deponete la vostra arroganza e ascoltateci.
Ascoltate noi: non solo i grandi amministratori delegati delle aziende di Silicon Valley, che non ci rappresentano.
Ascoltateci senza pregiudizi, senza slogan, senza agende nascoste.
Per affrontare insieme i problemi – che ci sono – e soprattutto per capire insieme come cogliere le straordinarie opportunità di crescita sociale, culturale ed economica rese possibili dalla Rete.
Noi – statene certi – saremo all’altezza.
Luglio 5th, 2011 at 21:01
Apprezzabile il richiamo realista all’G8. Che un sacco di gonzi ci ha abboccato come se fossero gli oracoli e l’evento del decennio…
Luglio 5th, 2011 at 23:21
bellissimo!
Luglio 6th, 2011 at 07:37
noi e loro noi e loro noi e loro noi e loro noi buoniloro cattivi noi belli loro brutti noi bene loro male ne ho pieni i coglioni di noi contro loro ne ho gonfie le palle di chi tira una riga per terra dei chi mi ama mi segna dei no tu no che quando vinci e uccidi i loro poi dividi il noi e crei altri loro fino a quando resti tu da solo a dire noi sparando cazzate
Luglio 6th, 2011 at 08:57
Scusate eh. Sembra una roba della FIGC, buona per il ciclostile. Aridatece Indymedia, se proprio dobbiamo.
Luglio 6th, 2011 at 09:51
Grazie per averlo postato!
Luglio 6th, 2011 at 12:38
“Nell’interesse del futuro noi vi chiediamo, a voi politici uomini del passato, di lasciarci soli.
Voi non siete benvenuti tra noi; voi non avete nessuna sovranità dove noi ci incontriamo”
John Perry Barlow
’96
Luglio 6th, 2011 at 15:46
Molta retorica e poca sostanza
Luglio 6th, 2011 at 16:49
Chi ha prodotto il computer su cui scrivi? Noi o loro?
A chi paghi la connessione internet? A noi o a loro?
Il browser con cui navighi da chi è stato fatto? Da noi o da loro?
Il sistema che usi per trovare le informazioni in questo casino di chi è? Nostro o loro?
Il sistema che usi per comunicare con i tuoi amici di chi è? Nostro o loro?
Luglio 6th, 2011 at 17:24
Tutto bello, ma non so quanto sia centrato.
A me pare che il problema sia: perchè mai se io stampo e pubblico a mio nome un libro in cui ricopio pari pari un romanzo di Eco ci vuole un provvedimento del PM o di un giudice civile per sequestrarlo, mentre se metto online un post con testi o foto o video o audio altrui l’AGCOM lo può rimuovere senza chiedere niente a nessuno? La rete non è un posto diverso dal mondo reale dove valgono regole diverse dal mondo reale: la rete E’ nel mondo reale. Non sono sicuro che facendo proclami del tipo “il web è mio e me lo gestisco io” senza affrontare il problema specifico si faccia il bene della rete-
Luglio 6th, 2011 at 17:32
e ve lo meritate, alberto sordi
Luglio 6th, 2011 at 18:18
Bello l’ottimismo e tutto eh. Ma che due balle questi manifesti molto americani..
Luglio 6th, 2011 at 18:20
Marò che trombonata politica! Quanta vuota retorica! Fatti 0. Valore aggiunto 0. Soluzioni 0. Solo grandi principi astratti da Gesù nel tempio, io vi salverò, ascoltatemi, perdio! Mancava solo ‘noi che costruiremo un milione di posti di lavoro’ e poi era uguale a un discorso di Silvio coi comunSssti! Bah. Molto più complesso delle banalità descritte.
Luglio 7th, 2011 at 16:17
Quando all’università studiavo telecomunicazioni (proprio reti a pacchetto) avevo idea di cosa sarebbe stato possibile costruire se solo ci fosse stata la buona volontà delle persone. Ad occhi aperti sognavo cose che si stanno realizzando.
Vedere il tutto strozzato non da insufficienze tecniche, ma da volontà di controllare e/o reprimere mi disgusta. E’ il contrario di quel “fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza” di dantesca memoria.
Sarà una americanata, ma credo che lo scopo del messaggio fosse quello di ispirare i sognatori.
Un po’ retorico forse, ma non vedo perché definirlo “vuoto”.