Ho visto i numeri. Gli ultimi, quelli sfornati ieri. Li guardo, scuoto la testa, ho come l’impressione che siano sbagliati. È una sensazione basata sul niente. Però sembrano sbagliati. Seguo la curva delle intenzioni di voto da gennaio a oggi: è una traiettoria ragionevole. Quelli ovviamente calano, quella signora per forza di cose cresce. È una curva che ha un senso. Piccoli spostamenti, un supergigante con ampie curve disegnate da un maestro di sci benevolo. Curve con una spiegazione. Eppure anche quelle mi sembrano sbagliate. Del resto se le premesse fossero false non sarebbe impossibile costruire un castello di conclusioni perfettamente logiche. E sbagliate.
Poi io non so nulla di statistica. Soprattutto non so nulla del mio Paese. Vedo la gente e non la capisco. La capisco talmente poco che qualche volta vorrei scappare: questi sono pazzi, penso. Questi si stringono da soli il cappio al collo, penso subito dopo.
Poi esco di casa e vado alla rosticceria qui dietro, quella di fronte al parco. È un posto dove il cibo è buono e costoso, in una cittadina del nord, in un quartiere di gente benestante. Intorno è tutto bianco, viene già una pioggia mista a ghiaccio. A me piace. Poi fra qualche giorno sarà comunque primavera. Prendo il numero, entro, aspetto il mio turno in un piccolo locale pienissimo di gente, la vetrata appannata. Guardo le notifiche sul telefono. Entra una signora non più giovanissima. È vestita elegante, ha gli occhi iniettati: ce l’ha col tempo. Chiede a gran voce che la neve si sciolga subito. Non se ne può più, dice quasi ringhiando. Lo dice a noi, che siamo lì per il branzino. Lo dice a me, che invece ne vorrei due metri. È arrabbiata, di quella rabbia sorda che non risparmia niente e nessuno. La guardo da lontano. Sono l’entomologo: osservo con la lente le ali del coleottero. Quei numeri sono sbagliati, penso. Sono sbagliati. In una qualche maniera che non so e che forse scoprirò domani sera. Nel frattempo tutta questa neve si sarà sciolta. E questa brutta cittadina tornerà ad essere brutta come prima.
Marzo 3rd, 2018 at 11:09
Ecco dove sono finiti gli intellettuali: in rosticceria, a pensare quanto è brutta e cattiva la gente che non li capisce, che non capiscono, che è come loro (stessa classe sociale, stesso quartiere, stessi consumi) ma non vota come loro.
Marzo 3rd, 2018 at 12:56
Sono sicuro, Shylock, che sai fare meglio. Se sei lo stesso che ho letto altrove. Ma forse no, forse (temo) ha ragione Mante.
Marzo 3rd, 2018 at 12:51
La citazione di De Andrè merita un plauso. Per il resto, molta fuffa. La gente vera, il “termometro” della situazione sta anche nelle rosticcerie che Mantellini frequenta- prendendo l’annoso numeretto- per poi disprezzarle. La gente che ha capito che il governo piddino ha fatto solo danni e favori alle banche amiche e ai potentati economici.
La frase (l’inciso): “sono l’entomologo” poi è di una saccenza e di un’arroganza che supera addirittura la rinomata tracotanza piddina. Ma chi vi credete di essere ?! C’è tanta gente rispettabile- come la signora vestita elegante- che magari vota Lega o- come me- Liberi e Uguali..o si è ancora ridotti a ragionare per stereotipi (il fighetto, la signora bene votano per i salotti buoni, il becero cafone per il centro-destra o il m5s etc)…
L’unica sicurezza, in questo caos, è che il 5 marzo l’epopea ingloriosa dei governi (mai eletti, mai voluti fuorchè da Napolitano) del pd- difesi fino all’altro ieri da Mantellini e- va detto- da tantissimi altri “giornalisti” ben più faziosi di lui- che in fondo è solo un Severgnini un filo più arrabbiato e meno potente (forse più arrabbiato perchè meno potente, chissà).
Ecco, domenica la stragrande maggioranza degli italiani, non solo manderà a casa il governo BCE- pd ma certificherà anche il disprezzo per voi pseudo-intellettuali, che li avete difesi pervicacemente quei governi e ora fate finta- in zona Cesarini- di indignarvi.Gli italiani l’hanno capito..finalmente: io, la signora della rosticceria e milioni di altri, fieramente anti-pd. Altro che “domenica delle salme”; il 4 marzo sarà “Finalmente domenica”. Meglio citare Truffaut e lasciare 5 anni gli entomologi piddini, travestiti da giornalai, all’opposizione. Finalmente, domenica. Poi magari, espletato il mio dovere di cittadino, un supplì in rosticceria me lo gusterò anch’io: avrà il sapore della vittoria, di sapere che per la cricca renziana e i loro amici “giornalisti”- ossia gran parte dei blogger politici, corsera, rep etc- sarà invece una giornata amara. Quando troveranno il primo specchio a disposizione, però, passeranno oltre, altezzosi come sempre: peccato, guardandoci dentro, ognuno di loro, avrebbe capito il perchè siamo stati ridotti a questo punto. Ma non importa: i quarantacinque milioni e più che non voteranno pd, sanicranno, con quel voto la fine del regime bce- pd ma anche la conferma e il definitivo discredito degli intellettuali. Ormai non vi crede più nessuno, siete stati troppo servili, per troppi anni. Finalmente,ci siamo, domenica.
Marzo 3rd, 2018 at 14:32
Si direbbe una netta crescita degli estremi.
Da cui si ricavano quelle che per me sono state le lezioni della campagna elettorale.
1) c’è una nettissima separazione tra quelli che vanno in rosticceria a prendere il branzino e quelli del governo BCE-PD. Il PD, in questa separazione, si trova a fare quello che cerca di sedare una rissa e prende tutti gli schiaffi. Non può parteggiare per quelli che vanno in rosticceria perché sono troppo pochi, ma non può nemmeno schierarsi apertamente dalla parte di quelli del governo BCE-PD, perché rinnegherebbe se stesso. Risultato: lo schifo di entrambi e un alone rosso. E non sono mestruazioni.
2) L’Italia è tagliata in due più o meno dalle parti di Orvieto / Ascoli Piceno. Su, i partiti in rosso sarebbero al 50-60% dei seggi. Giù, bisogna stare attenti a non rivelare in pubblico che si vota per loro.
Insomma,un quadro invitante. Lei però la prossima volta il branzino lo compri dal pescivendolo. Se vuole le passo un paio di ricette.
Marzo 3rd, 2018 at 14:32
Grazie Mante.
Marzo 3rd, 2018 at 15:00
Riassunto delle puntate precedenti:
2011-2013 Governo Monti filo BCE appoggiato dal pd e dagli pseudo-intellettuali
2013- 2014 Governo di Enrico “stai sereno” Letta, del pd e asservito alla BCE- appoggiato dagli pseudo intellettuali;
2014-2016 Governo di Matteo “SuperBall” Renzi, del pd e asservito alla BCE- INCENSATO dagli pseudo intellettuali; e finito di fatto il 4 dicembre 2016 dopo sconfitta al referendum manigoldo.
2017-2018 Governo di Paolo “primi anni Cossiga” (questa la capiscono in tre ma vabbè) Gentiloni- del pd e asservito alla BCE- INCENSATO dagli pseudo intellettuali.
Dopo il 4 marzo 2018 un governo nuovo che – solo per il fatto che vedrà il pd all’opposizione- verrà criticato con isterismo dagli pseudo intellettuali.
E pensare che eravamo il paese di Pasolini che contava i peli del… al potere e oggi ci ritroviamo con questi qua. Lui si lamentava della scomparsa delle lucciole oggi- da almeno 10 anni- si constata la scomparsa degli intellettuali, nel senso di liberi e non servi del partito di (sedicente) sinistra.
Sanno, d’altronde, che non possono- soprattutto per convenienza pecuniaria, ma pure perchè non sarebbero credibili- salire sul carro del vincitore. Sono in un cul de sac: devono far finta di aver sempre criticato il pd e le sue politiche liberiste… Fortunatamente gli italiani ricordano. Almeno, gli italiani non piddini.
Buon voto a tutti. L’era della cricca renziana tra 36 ore finirà. Meglio tardi che mai.
Marzo 3rd, 2018 at 15:33
era meglio se andavi al panoramico mante
spendevi meno
Marzo 3rd, 2018 at 18:12
I partiti socialdemocratici sono crollati dappertutto in Europa, Renzi in questo momento è popolare come il mostro di Firenze e non ha nemmeno voluto farsi da parte, cosa pensavi che ottenesse il PD: baci e abbracci? Dovrà ringraziare se grazie a quel paio di regioni rosse che più o meno resistono porterà a casa non troppo meno del 20 per cento…
Marzo 3rd, 2018 at 21:20
è possibile avere il nome del sito da cui è tratta l’immagine? grazie
Marzo 3rd, 2018 at 22:44
Dormi tranquillo, Mantellini. I numeri “sfornati ieri” sono una truffa.
Magari i numeri veri sono pure peggio, ma perché soffrire con 24 ore di anticipo?
Marzo 4th, 2018 at 00:29
C’era un tizio tedesco che si spacciava per entomologo perchè considerava gli altri insetti, insetti da schiacciare. Non stava troppo bene quel signore, nonostante il vento di ottimismo e propaganda.
L’autoritarismo se arriva non te ne accorgi, non se n’era accorto nemmeno Thomas Mann e tu caro tizio tedesco non sei Paul Thomas Mann sei un povero balilla che si crede entomologo pur provenendo da studi astrologici. E non te ne puoi accorgere perchè l’autoritarismo non è un ragazzetto che grida parolacce e frasi sconclusionate e sgrammaticate. No, l’autoritarismo arriva lieve e democratico. Come un gas.
E <>, Mario Monti
Marzo 4th, 2018 at 00:30
>irreversibile<
Marzo 4th, 2018 at 00:53
Cos’è questo golpe? Io so
di Pier Paolo Pasolini
Io so.
Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato “golpe” (e che in realtà è una serie di “golpe” istituitasi a sistema di protezione del potere).
Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969.
Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974.
Io so i nomi del “vertice” che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideatori di “golpe”, sia i neo-fascisti autori materiali delle prime stragi, sia infine, gli “ignoti” autori materiali delle stragi più recenti.
Io so i nomi che hanno gestito le due differenti, anzi, opposte, fasi della tensione: una prima fase anticomunista (Milano 1969) e una seconda fase antifascista (Brescia e Bologna 1974).
Io so i nomi del gruppo di potenti, che, con l’aiuto della Cia (e in second’ordine dei colonnelli greci della mafia), hanno prima creato (del resto miseramente fallendo) una crociata anticomunista, a tamponare il ’68, e in seguito, sempre con l’aiuto e per ispirazione della Cia, si sono ricostituiti una verginità antifascista, a tamponare il disastro del “referendum”.
Io so i nomi di coloro che, tra una Messa e l’altra, hanno dato le disposizioni e assicurato la protezione politica a vecchi generali (per tenere in piedi, di riserva, l’organizzazione di un potenziale colpo di Stato), a giovani neo-fascisti, anzi neo-nazisti (per creare in concreto la tensione anticomunista) e infine criminali comuni, fino a questo momento, e forse per sempre, senza nome (per creare la successiva tensione antifascista). Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro a dei personaggi comici come quel generale della Forestale che operava, alquanto operettisticamente, a Città Ducale (mentre i boschi italiani bruciavano), o a dei personaggio grigi e puramente organizzativi come il generale Miceli.
Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro ai tragici ragazzi che hanno scelto le suicide atrocità fasciste e ai malfattori comuni, siciliani o no, che si sono messi a disposizione, come killer e sicari.
Io so tutti questi nomi e so tutti i fatti (attentati alle istituzioni e stragi) di cui si sono resi colpevoli.
Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi.
Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l’arbitrarietà, la follia e il mistero.
Tutto ciò fa parte del mio mestiere e dell’istinto del mio mestiere. Credo che sia difficile che il mio “progetto di romanzo”, sia sbagliato, che non abbia cioè attinenza con la realtà, e che i suoi riferimenti a fatti e persone reali siano inesatti. Credo inoltre che molti altri intellettuali e romanzieri sappiano ciò che so io in quanto intellettuale e romanziere. Perché la ricostruzione della verità a proposito di ciò che è successo in Italia dopo il ’68 non è poi così difficile.
Tale verità – lo si sente con assoluta precisione – sta dietro una grande quantità di interventi anche giornalistici e politici: cioè non di immaginazione o di finzione come è per sua natura il mio. Ultimo esempio: è chiaro che la verità urgeva, con tutti i suoi nomi, dietro all’editoriale del “Corriere della Sera”, del 1° novembre 1974.
Probabilmente i giornalisti e i politici hanno anche delle prove o, almeno, degli indizi.
Ora il problema è questo: i giornalisti e i politici, pur avendo forse delle prove e certamente degli indizi, non fanno i nomi.
A chi dunque compete fare questi nomi? Evidentemente a chi non solo ha il necessario coraggio, ma, insieme, non è compromesso nella pratica col potere, e, inoltre, non ha, per definizione, niente da perdere: cioè un intellettuale.
Un intellettuale dunque potrebbe benissimo fare pubblicamente quei nomi: ma egli non ha né prove né indizi.
Il potere e il mondo che, pur non essendo del potere, tiene rapporti pratici col potere, ha escluso gli intellettuali liberi – proprio per il modo in cui è fatto – dalla possibilità di avere prove ed indizi.
Mi si potrebbe obiettare che io, per esempio, come intellettuale, e inventore di storie, potrei entrare in quel mondo esplicitamente politico (del potere o intorno al potere), compromettermi con esso, e quindi partecipare del diritto ad avere, con una certa alta probabilità, prove ed indizi.
Ma a tale obiezione io risponderei che ciò non è possibile, perché è proprio la ripugnanza ad entrare in un simile mondo politico che si identifica col mio potenziale coraggio intellettuale a dire la verità: cioè a fare i nomi.
Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia.
All’intellettuale – profondamente e visceralmente disprezzato da tutta la borghesia italiana – si deferisce un mandato falsamente alto e nobile, in realtà servile: quello di dibattere i problemi morali e ideologici.
Se egli vien messo a questo mandato viene considerato traditore del suo ruolo: si grida subito (come se non si aspettasse altro che questo) al “tradimento dei chierici” è un alibi e una gratificazione per i politici e per i servi del potere.
Ma non esiste solo il potere: esiste anche un’opposizione al potere. In Italia questa opposizione è così vasta e forte da essere un potere essa stessa: mi riferisco naturalmente al Partito comunista italiano.
È certo che in questo momento la presenza di un grande partito all’opposizione come è il Partito comunista italiano è la salvezza dell’Italia e delle sue povere istituzioni democratiche.
Il Partito comunista italiano è un Paese pulito in un Paese sporco, un Paese onesto in un Paese disonesto, un Paese intelligente in un Paese idiota, un Paese colto in un Paese ignorante, un Paese umanistico in un Paese consumistico. In questi ultimi anni tra il Partito comunista italiano, inteso in senso autenticamente unitario – in un compatto “insieme” di dirigenti, base e votanti – e il resto dell’Italia, si è aperto un baratto: per cui il Partito comunista italiano è divenuto appunto un “Paese separato”, un’isola. Ed è proprio per questo che esso può oggi avere rapporti stretti come non mai col potere effettivo, corrotto, inetto, degradato: ma si tratta di rapporti diplomatici, quasi da nazione a nazione. In realtà le due morali sono incommensurabili, intese nella loro concretezza, nella loro totalità. È possibile, proprio su queste basi, prospettare quel “compromesso”, realistico, che forse salverebbe l’Italia dal completo sfacelo: “compromesso” che sarebbe però in realtà una “alleanza” tra due Stati confinanti, o tra due Stati incastrati uno nell’altro.
Ma proprio tutto ciò che di positivo ho detto sul Partito comunista italiano ne costituisce anche il momento relativamente negativo.
La divisione del Paese in due Paesi, uno affondato fino al collo nella degradazione e nella degenerazione, l’altro intatto e non compromesso, non può essere una ragione di pace e di costruttività.
Inoltre, concepita così come io l’ho qui delineata, credo oggettivamente, cioè come un Paese nel Paese, l’opposizione si identifica con un altro potere: che tuttavia è sempre potere.
Di conseguenza gli uomini politici di tale opposizione non possono non comportarsi anch’essi come uomini di potere.
Nel caso specifico, che in questo momento così drammaticamente ci riguarda, anch’essi hanno deferito all’intellettuale un mandato stabilito da loro. E, se l’intellettuale viene meno a questo mandato – puramente morale e ideologico – ecco che è, con somma soddisfazione di tutti, un traditore.
Ora, perché neanche gli uomini politici dell’opposizione, se hanno – come probabilmente hanno – prove o almeno indizi, non fanno i nomi dei responsabili reali, cioè politici, dei comici golpe e delle spaventose stragi di questi anni? È semplice: essi non li fanno nella misura in cui distinguono – a differenza di quanto farebbe un intellettuale – verità politica da pratica politica. E quindi, naturalmente, neanch’essi mettono al corrente di prove e indizi l’intellettuale non funzionario: non se lo sognano nemmeno, com’è del resto normale, data l’oggettiva situazione di fatto.
L’intellettuale deve continuare ad attenersi a quello che gli viene imposto come suo dovere, a iterare il proprio modo codificato di intervento.
Lo so bene che non è il caso – in questo particolare momento della storia italiana – di fare pubblicamente una mozione di sfiducia contro l’intera classe politica. Non è diplomatico, non è opportuno. Ma queste categorie della politica, non della verità politica: quella che – quando può e come può – l’impotente intellettuale è tenuto a servire.
Ebbene, proprio perché io non posso fare i nomi dei responsabili dei tentativi di colpo di Stato e delle stragi (e non al posto di questo) io non posso pronunciare la mia debole e ideale accusa contro l’intera classe politica italiana.
E io faccio in quanto io credo alla politica, credo nei principi “formali” della democrazia, credo nel Parlamento e credo nei partiti. E naturalmente attraverso la mia particolare ottica che è quella di un comunista.
Sono pronto a ritirare la mia mozione di sfiducia (anzi non aspetto altro che questo) solo quando un uomo politico – non per opportunità, cioè non perché sia venuto il momento, ma piuttosto per creare la possibilità di tale momento – deciderà di fare i nomi dei responsabili dei colpi di Stato e delle stragi, che evidentemente egli sa, come me, non può non avere prove, o almeno indizi.
Probabilmente – se il potere americano lo consentirà – magari decidendo “diplomaticamente” di concedere a un’altra democrazia ciò che la democrazia americana si è concessa a proposito di Nixon – questi nomi prima o poi saranno detti. Ma a dirli saranno uomini che hanno condiviso con essi il potere: come minori responsabili contro maggiori responsabili (e non è detto, come nel caso americano, che siano migliori). Questo sarebbe in definitiva il vero Colpo di Stato.
****
Meditate su quello che diceva il profeta, prima di votare, meditate. Non votate seguendo il conformismo o le verità che vi hanno assicurato essere sacrosante…
Marzo 4th, 2018 at 23:41
C’e ancora un italiano su 5 che vota pd. Roba da psichiatria.
Ps: se volete seguitemi su twitter @ilmondoperfetto. No fasci no piddini isterici.
Marzo 5th, 2018 at 08:20
Mantellini un consiglio, ogni tanto frequenti anche le rosticcerie economiche dei quartieri periferici e magari qualche kebabberia. Scoprirà tanti insetti sconosciuti da classificare.
Marzo 5th, 2018 at 09:02
[OT] La vera domanda della mattinata è: e ora CHI governa?
Mah…
Marzo 5th, 2018 at 09:35
Qualsiasi adulto che desideri 2 metri di neve, comunque, non ha un cazzo da fare.
Marzo 5th, 2018 at 09:47
@Dan: io lavoro regolarmente e amo la neve. Quindi per favore non generalizzare.
Ah, incidentalmente sono anche una persona felice, nonostante queste elezioni siano andate all’opposto di come speravo.
Marzo 5th, 2018 at 09:50
non vorrei dare delle idee all’assassino ma è molto probabile che a governare sia ancora una volta l’ago della bilancia e cioè il PD, sarà Renzi a decidere il livello dello spread, e probabilmente i renziani sceglieranno la via fondamentalista ed estremista difendendo il capo e asserragliandosi a Salò con Berlusconi e Lega, spalleggiati dai poteri mediatici e finanziari.
comunque vada il più grande sfregio è quel simbolo della testuggine sulla scheda elettorale della Repubblica democratica, cioè l’aver sdoganato Casa Pound un abile marketing finanziato (com’è noto a pochi) da uomini di Forza Italia, i cosiddetti “moderati”, a loro volta sdoganati da Napolitano e DS.
le telecronache delle elezioni sono spudoratamente calcistiche. Da calcio balilla.
Marzo 5th, 2018 at 10:42
@Bandini, anche io amo la neve. Ma se esci di casa (e non per andare a sciare) è un inferno, ergo 2 metri no grazie.
Marzo 5th, 2018 at 11:28
adesso che si può mi piacerebbere vedere quei numeri.
giusto per capire se si avvicinavano alla realtà o meno.
Marzo 5th, 2018 at 17:32
@Dan: ecco, già detto così è più accettabile. Il tuo commento di prima invece era scortese e antipatico. :)
Marzo 6th, 2018 at 16:00
@Bandini: il senso rimane lo stesso. E comunque non era più antipatico del post di mantellini.
Marzo 6th, 2018 at 18:40
@Mante: bellissimo post. C’è un sacco di rabbia in Italia che neanche io riesci a spiegarmi. Siamo un paese che funziona abbastanza, con tanti problemi ma nulla di insormontabile. Eppure una nevicata di due centimetri, che è una cosa bella mannaggia, crea risentimento e frustrazione. Non me lo spiego, così come non mi spiego tutti i commenti arrabbiati al post, che parlano di PD LeU e persino di BCE, mentre il senso secondo me era un altro. La cosa che mi preoccupa di più non è come votano gli italiani: è tutta questa rabbia, che spesso mi sembra venire dal nulla.