Giuliano Da Empoli sulla vittoria di Trump:


Allora proviamo a buttare giù per lo meno i contorni di una di quelle mappe rinascimentali, ancora imprecise, che però almeno provavano a formulare qualche ipotesi sulle terre dei leoni.

Nel nuovo mondo l’opinione pubblica non esiste più. C’era una volta un’educata convenzione linguistica: l’opinione pubblica, una creatura artificiale formata dai sondaggi e dai loro interpreti accreditati, giornalisti, opinionisti e politologi. Stamattina alle prime luci dell’alba, ora italiana, è stato ufficialmente pronunciato il suo decesso.

Nel nuovo mondo ciò che è virale è vero. Poco importa che Casaleggio lo abbia detto o meno. L’intero percorso di Trump si è fondato su balle spaziali accuratamente confezionate, a partire dalla prima, quella che lo ha lanciato: l’idea che Obama non fosse nato negli Stati Uniti. Lo stesso è accaduto in Gran Bretagna con Brexit e avviene quotidianamente dalle nostre parti. E’ la logica dei social che si sovrappone, potenziandola, all’antichissima propensione umana per i complotti e per tutte le opinioni che rafforzano i nostri pregiudizi.

Nel nuovo mondo le risorse tradizionali della politica servono a poco. Le organizzazioni di partito, gli spot televisivi, le mega-campagne da miliardi di dollari: Trump ha dimostrato quanto siano inefficaci, prima scalando la poderosa macchina del GOP e poi demolendo quella di Hillary, con una campagna fatta in casa, relativamente low-cost. Contro di lui non è servito neppure lo straordinario apparato dei big data tirato su da Obama nel 2012.

Nel nuovo mondo l’esperienza è un disvalore. E la competenza pure (per non parlare della buona educazione).

Nel nuovo mondo l’innovazione fa paura. I genietti di Silicon Valley continuano a parlare di macchine che si guidano da sole, con gli occhi lucidi per l’emozione, e noi con loro. Ma ci siamo scordati che, negli Usa, l’occupazione numero uno in assoluto è guidare un veicolo. Ci sono tre milioni di autotrasportatori e milioni di altri che si guadagnano da vivere al volante di un taxi, di un autobus, di una limousine. Come pensiamo che si sentano tutte le volte che proclamiamo le magnifiche sorti e progressive delle auto che si guidano da sole?

Nel nuovo mondo il pragmatismo è sinonimo di fatalismo. Il faticoso percorso di adattamento alle realtà del mercato e della globalizzazione compiuto dalla sinistra americana ed europea negli anni novanta è ormai diffusamente percepito come una manifestazione di impotenza, se non addirittura come un tradimento. Sia a sinistra (vedi Sanders) che a destra (vedi Trump), il desiderio di soluzioni radicali, che facciano saltare il banco, è diventato irresistibile.

Nel nuovo mondo non ci sono limiti. In passato c’erano alcuni argini: il rispetto di certe istituzioni super-partes, i diritti umani e quelli delle minoranze, un’attenzione alle ricadute internazionali, cose così. Oggi sono saltati. Il nuovo mondo sarà forse ancora democratico. Ma di certo non sarà più liberale.

Nel nuovo mondo la distruzione fa premio sulla costruzione, sempre e dovunque (che è poi un po’ la sintesi di tutto).


12 commenti a “I leoni fuori dalle gabbie”

  1. farucchino dice:

    Gran bel pezzo, concordo pienamente.
    Allora, con memoria viva, bisogna ripartire sempre da lì: dall’istruzione.
    Sono felicissimo, anche se non stimo Hollande, che il suo ufficio sia stato colto impreparato.
    Saluti

  2. Roberto Re dice:

    “E’ un mondo complesso” (cit.) e sarebbe auspicabile che prima o poi si inizino ad affrontare in modo serio tali complessità … molto al di là dello story telling.

  3. Bic Indolor dice:

    Non capisco dove vorrebbe andare a parare. Secondo quanto leggo:
    1) tutti volevano Hillary ma han votato Trump. L’opinione pubblica “che andava bene” era espressa dai sondaggi che vedevano Hillary in vantaggio di 10 punti mentre erano da scartare TUTTI quelli che vedevano un divario più stretto o peggio Trump in vantaggio. Figuriamoci poi quella delle urne che hanno dato Trump vincente.
    2) Hillary aveva dalla sua TUTTO l’apparato dell’informazione del mondo. E ha perso. Qualcosa non quadra.
    3) Trump è rozzo e inesperto, Hillary è competente e gentile. Ne consegue (sic) che i bravi e garbati votano Hilary, chi ha votato Trump è volgare e ignorante. Come per il brexit, i ggiovani hanno votato UE perché aperti e colti, chi ha votato brexit è un vecchiaccio ignorante e retrogrado.
    4) La silicon valley (che era pro hillary, ma questo il de empoli non lo dice) sforna tecnologie che portano via il lavoro alle persone, quindi Trump distruggerà il lavoro e relativi diritti a favore del capitale. Cosa c’entrino le due cose non si sa.
    5) Trump ha vinto e il mondo non sarà più democratico, perché lo dice Giuliano De Empoli.

    Se la campagna di informazione che ha sostenuto Hillary è stata questa, grazie tante che ha perso!!

  4. andrea61 dice:

    Eppure bastava andare per strada parlare con la gente. L’estate scorsa in tre settimane di viaggio negli USA non ho trovato una sola persona comune che fosse per Hillary e non perché quei cittadini credessero alle balle di Trump ma perché non potevano accettare, davanti ai cambiamenti che li colpivano negativamente, un candidato che proponeva una narrazione della realtà a tinte rosate.

  5. marco[n] dice:

    Bic Indolor, non capisci dove vuole andare a parare Giuliano Da Empoli semplicemente perché hai letto un altro articolo. Magari se leggi quello pubblicato qui capisci quello che vuole dire. Il che non vuol dire anche di essere d’accordo, ci mancherebbe, ma vorrebbe dire almeno di non stravolgere completamente il senso delle frasi.

  6. alessandro dice:

    che bello quando fate i professorini davvero, continuate cosi, l’aula oramai e’ vuota ma voi li in cattedra, sempre, con il gessetto nelle mani

  7. marco[n] dice:

    “Nel nuovo mondo l’esperienza è un disvalore. E la competenza pure (per non parlare della buona educazione).”
    Vantiamoci anche dell’ignoranza. Continuate così, poi lamentatevi che le cose vanno male, mi raccomando. Magari a furia di frignare miglioreranno, chissà…

  8. Umberto dice:

    Insomma i distruttori sarebbero quelli che hanno votato (e voteranno il 4 dicembre) non seguendo le indicazioni delle elite costruttruci, pragmatiche e innovatrici . A leggere queste note un po’ supponenti pare abbiano fatto una buona scelta .

  9. annamaria dice:

    “Nel nuovo mondo ciò che è virale è vero”

    Io non saprei dire se ciò che è virale è vero.Ma se nel nuovo mondo capita( e ne abbiamo avuto una prova abbagliante l’altra notte) che ” l’opinione pubblica, una creatura artificiale formata dai sondaggi e dai loro interpreti accreditati, giornalisti, opinionisti e politologi” sia caduta vittima di un’informazione totalmente falsata, distorta e non corrispondente alla realtà, con il rischio fortissimo di cadere vittima di manipolazione e plagio, non sarà che tutto questo è un tantinello allarmante? E che meriterebbe qualche riflessione?

  10. annamaria dice:

    “Nel nuovo mondo la distruzione fa premio sulla costruzione, sempre e dovunque (che è poi un po’ la sintesi di tutto).”

    Qui concordo con l’autore dell’illuminato articolo.
    Nel nuovo mondo la distruzione dell’Iraq, la distruzione della Libia, la distruzione della Siria fanno premio, sempre e ovunque.

    L’importante è fare sempre tutto con buona educazione e avendo a cuore il “rispetto di certe istituzioni super-partes, i diritti umani e quelli delle minoranze, un’attenzione alle ricadute internazionali, cose così.”
    Ecco appunto, cose così.

  11. Stefano dice:

    Ora, pensare che il partito democratico americano sia rispettoso “di certe istituzioni super-partes, i diritti umani e quelli delle minoranze” e sia attento alle ricadute internazionali, e’ una barzelletta a cui puo’ credere solo chi sia stato sottoposto ad un efficace lavaggio del cervello.
    Gli USA, democratici o repubblicani che fossero, non hanno mai avuto nessuna remora a pulirsi il s…ere col diritto internazionale, i diritti umani e qualsiasi altro diritto nel momento in cui cio’ avesse procurato vantaggio non dico agli americani, ma alle loro elite.

    Il Sig. Da Empoli vuole forse dar ad intendere che se avesse vinto il partito democratico si sarebbe finalmente posto fine a Guantanamo e le uccisioni extragiudiziali con i droni? Ops, scordavo, un rappresentante del partito democratico c’e’ stato fino ad ora.

    “sinistra americana ed europee”… ma dove?! Ma non mi fare ridere per favore.

  12. Stefano dice:

    Altra considerazione: l’autore parla di un nuovo mondo fatto di populismo, di compottismo, ecc. ecc.

    Cito mazzetta:
    “Donald Trump ha preso circa un milione di voti in meno di Romney, che perse rovinosamente contro Obama nel 2012 e qualcosa meno di McCain nel 2008.

    Invece Hillary Clinton ha perso circa 7 milioni* di voti rispetto a quelli che aveva incamerato Obama l’ultima volta
    […]
    Trump e il suo populismo quindi non hanno portato a casa niente, semmai hanno fatto peggio persino del pessimo Romney”

    https://mazzetta.wordpress.com/2016/11/09/non-han-vinto-trump-e-il-populismo-han-perso-hillary-clinton-e-il-centrismo/

    Non c’e’ altro da aggiungere: niente avanzata del populismo, capita solo che la gente a volte proprio non ce la fa a trovare la motivazione per andare a votare il meno peggio