Poltrone e Sofà è una azienda che produce divani imbottiti economici che hanno due caratteristiche principali note a tutti. La prima è che i suoi prodotti non sono mai a prezzo pieno ma sempre in qualche maniera scontati, la seconda è che il marchio è da anni notissimo per la grande martellante occupazione di spazi pubblicitari televisivi e sui giornali.

Il primo aspetto porta all’estremo il nostro desiderio di spuntare l’affare: benché il messaggio sia grossolano e chiaramente falso (guarda questo divano costerebbe 10 ma tu mi sei simpatico e te lo vendo a 3) la conversione del prezzo di listino in prezzo perennemente scontato sembra convincere tutti comunque. Su questa nostra debolezza alcune ditte di e-commerce hanno costruito un vero e proprio modello di business. Uno di questi -fra i pochi che frequento – è Voga, sito inglese di repliche di oggetti di design molto elegante e ben fatto che sul divario fra prezzo pieno e scontato gioca in maniera fortissima, rafforzando il concetto secondo il quale più il mercante le spara grosse e più il cliente si convince.


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Nel caso di Voga il gioco è duplice, si sottolinea poco o nulla il fatto che si tratti di imitazioni e si alza del 20-30% il prezzo di mercato degli originali per dare in maniera ancora più netta l’idea del “grosso affare”.


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Il secondo aspetto, quello della grande presenza sui media, è in grado di produrre effetti interessanti. Questo fine settimana Poltrone e Sofà, qui a Forlì (dove ha il suo deposito) ha organizzato un fuoritutto dentro uno enorme magazzino in una sperduta stradina difficile da raggiungere in una zona industriale della prima periferia. Centinaia di divano esposti alla rinfusa in uno spazio gigantesco ma soprattutto centinaia di persone giunte da ogni dove alla ricerca del grande affare. Famiglie, giovani coppie, vecchietti, tutti ad aggirarsi in un labirinto di divani a caso, clienti forzuti che si caricavano divani in spalla per portarli fuori (consegna esclusa ovviamente). Una folla bella, tanta gente da non trovare parcheggio nemmeno in mezzo al nulla, grandi analogie sentimentali con la sagra della castagna. I prezzi? Buoni, secondo me, in rari casi ottimi: gli stessi prezzi, forse un po’ più bassi, della concorrenza per prodotti simili.

Mentre tornavo verso l’auto dopo una simile esperienza antropologica (no, non ho trovato uno splendido divano per lo studio a 99 euro) pochi metri più avanti del magazzino degli artigiani della qualità, ho notato un capannone analogo, con qualche pretesta architettonica in più. Grandi alberi lasciati crescere liberamenti e molte erbacce a nascondere il selciato. Il logo del’azienda in gran parte scolorito si leggeva male ma non abbastanza per non capire che quella costruzione invasa dal verde era una delle decine di piccole imprese dell’imbottito che hanno chiuso in Romagna nell’ultimo decennio.

16 commenti a “Gli artiggiani della pubblicità”

  1. ArgiaSbolenfi dice:

    Non capisco se le aziende come Voga operino in una sorta di area grigia rispetto alla legalità oppure no. In fondo alla pagina scrivono: “identici agli originali”. Allora se si tratta si copie identiche starebbero violando i diritti di chi può costruirli legittimamente. Oppure se non sono identici, raccontano una bugia alla clientela. Devono avere un certo ufficio legale..

    Ricordo un doloroso servizio di Report sulla crisi del mobile in Romagna.

  2. massimo mantellini dice:

    Credo Argia che molti oggetti di design siano comunque liberi da diritti, ma non so bene come funzioni

  3. Isa dice:

    Qui, forse, qualche informazione:
    http://www.ipbonini.com/servizi/modello-design/copyright/#2

  4. rico dice:

    Lo stesso meccanismo dei finti saldi.
    L’anno scorso in in negozio in centro a Milano (Benetton) avevo visto un giubbotto a 70 euro, da regalare alla mia compagna.
    Ci torno la settimana dopo, in periodo di saldi, era “scontato”: non più 120 ma 70 euro.
    Ho chiesto alla commessa quando mai il prezzo fosse salito a 120, risposta: “Ieri era a 120”.
    Capito il trucco? pochi giorni prima si alzano i prezzi, nei saldi si rimettono come prima.

  5. andrea61 dice:

    I finti saldi sono roba arcinota. Tempo fa il Corriere fece un esperimento in una grande città rilevando i prezzi prima dei saldi e poi confrontandoli con quelli dei cartellini scontati e la stragrande maggioranza aveva subito strane lievitazioni.
    Sul mercato dell’arredamento credo che valga sempre l’inchiesta di Report e, conoscnedo un po’ la Brianza, rispetto ad allora la situazione è addirittura peggiorata visto che i pochi che lavoravano ancora bene, si sono dovuti adeguare all’andazzo.

  6. Bruno Anastasi dice:

    per le fabbriche chiuse dispiace sempre, ma sono sicuro che nessuno voleva difendere in alcun modo il diritto d’autore o i brevetti industriali … vi imploro, non in questo sito …

  7. Emanuele dice:

    Argia, qui la risposta: http://www.voga.com/it/rispetto-del-copyright/
    Ciao,
    Emanuele

  8. Daniele Minotti dice:

    Gli *oggetti di design* sono sottoposti alla tutela del diritto industriale che, rispetto ad esempio al diritto d’autore, e’ molto piu’ contratta nel tempo.
    Poi, e’ anche vero che il tentativo di truffa e’ dietro l’angolo: v. *stile Castiglioni* di Arco.
    P.S.: Ma che c’entra veramente Voga?

  9. ArgiaSbolenfi dice:

    @Daniele: qui un articolo sulla situazione negli USA, che è simile ma forse più confusa dal punto di vista legislativo:

    http://www.theglobeandmail.com/life/home-and-garden/decor/real-or-copycat-consumers-battle-authenticity-in-design/article23741602/

    (in pratica, puoi copiare un design industriale ma non utilizzare lo stesso nome.. e “poltrona stile Wassily” non è lo stesso di “poltrona Wassily”).

    Ora, copiare questi oggetti è legittimo, e visto che non deve essere molto difficile (erano oggetti nati per essere prodotti in serie), deve essere possibile ottenere copie indistinguibili dagli originali (indistinguibili in termini di specifiche tecniche, anche se ricavate dall’osservazione: perché in tanti anni, sono stati realizzati da diversi produttori).
    Quindi cosa differenzia un oggetto copiato da uno prodotto da un’azienda autorizzata all’uso delle specifiche originali? Il solo certificato di autenticità direi, ma cosa è realmente “l’autenticità” se nessuno è in grado di distinguere l’oggetto dalla sua copia? :-)
    Ho l’impressione che il certificato possa servire solo per certificare che l’acquirente possiede un portafoglio in grado di spendere 10 volte tanto per la stessa cosa.. che per alcuni forse è fondamentale.

    La tesi di Report era che a un certo punto sono arrivati i cinesi, e le ditte capofile del settore si sono messi ad utilizzare il lavoro nero di queste al posto dei subfornitori locali, causandone il fallimento. Ho imparato che anche Report bisogna prenderlo con le pinze, ma non faccio fatica a crederci. Lavoro in un altro distretto industriale caratterizzato da un grande ricorso alla subfornitura e non è successo nulla del genere.

  10. Mario dice:

    Voga.com è un’azienda inglese. Come dice bene Emanuele la legge sul copyright è differente. Tutte le aziende che si occupano di repliche d’autore si trovano in Inghilterra. http://www.voga.com/it/rispetto-del-copyright/

  11. Daniele Minotti dice:

    Peccato che, di regola (e sottolineo di _regola_), il design industriale non c’entri proprio nulla col *copyright* ;-) (se lo intendiamo, pur maldestramente, corrispettivo del nostro *diritto d’autore*)
    Sta tutto scritto qui e sono regole di diritto comunitario, ergo…
    https://it.wikipedia.org/wiki/Disegni_e_modelli

    P.S.: Arco, in particolare, e’ considerata opera protetta dal diritto d’autore per quell’eccezione fissata dal Codice della Proprietà Industriale.
    Ma, appunto, si tratta di eccezioni.

  12. ArgiaSbolenfi dice:

    E quindi come fa Voga?

  13. Daniele Minotti dice:

    Non mi e’ chiara una cosa di cio’ che scrivono loro e, cioe’, che l’eventuale estensione delle piu’ restrittive (in termini di durata) regole del diritto d’autore in UK non sarebbero ancora in vigore (quando la direttiva non e’ proprio dell’altro giorno o dovrebbe essere stata da loro recepita da quel di’).
    Leggendo verso il fondo del disclaimer, pero’, leggo alcune *inesattezze*, tipo che in Italia certe modifiche (suppongo quelle imposte dalla direttiva) siano entrate in vigore dopo dieci anni (che non e’ vero, basta ricordare che la direttiva e’ del 1998, mentre il nostro codice e’ del 2005).
    Se non ricordo male, il termine di dieci anni era per il recepimento della direttiva, termine valevole anche per l’UK.
    Chiedero’ a qualche esperto di diritto UK.

  14. Mario dice:

    E’ molto piu’ semplice di cosi’. In UK, semplicemente, la direttiva Europa diventera’ attiva nel 2020. Questo articolo chiarifica: http://www.dezeen.com/2015/02/20/uk-government-sets-2020-deadline-replica-furniture-production/
    Per il momento e’ 25 anni

  15. ArgiaSbolenfi dice:

    Quindi non ci resta molto tempo per riempire la casa di mobili strafichi! :-)

  16. Silvia dice:

    nessuno pensa che dopo la prima multa per pubblicità ingannevole a poltrone sofà nel 2014 potevano rifilarne altre dato che ogni settimana scade un’altra offerta che ricompare la settimana dopo. E poi non ci sono limiti alla rottura…. di… anni di slogan sempre simili ? non so, il garante della privacy non potrebbe essere rimpiazzato da un garante delle p…lle o delle
    p…zane . Se una pubblicità non cambia nel formato almeno una volta all’anno (dare un premio a chi ….. la ascolta non è possibile ) dare un ultimatum ed oscurare poi chi rompe in continuazione !