Per confezionare uno scoop da 4 soldi in Italia bastano pochi ingredienti. Un giornalista con il pelo sullo stomaco, un microfono (in bella vista o nascosto, va bene lo stesso), un interlocutore autorevole e non sveglissimo. Ma se il microfono e il giornalista cinico sono disponibili in gran quantità gli interlocutori autorevoli e non sveglissimi fino ad un po’ di anni fa erano merce rara.
Giovanardi e Tavecchio, Razzi e Buonanno, Giarrusso e Taverna rappresentano oggi un laboratorio interessante perché intorno a loro succedono più cose assieme.
Intanto in molti si chiedono come diavolo sia possibile che siano finiti lì dove stanno. Per quale scambio di persona, incidente del destino o macchinazione infernale sia potuto accadere che gente del genere abbia avuto accesso ai piani decisionali fosse anche solo quello della bocciofila di quartiere. Le risposte sono varie e tutte variamente spiacevoli, quindi per ora lasciamole perdere. Poi risulterà normale domandarsi quanto di una simile commedia, in onda quotidianamente sui media, sia figlia dello stato di natura e quanto sia invece intenzionale. La notorietà di simili individui segue spesso il paradosso dell’esposizione del ridicolo. Più grossi saranno i pesci o le mortadelle esposte a favore di telecamera e maggiore sarà la notorietà che potranno raggiungere (e la possibilità di rimpinguarla domani con pesci e mortadelle ancora più grandi). In altri casi (per esempio quello delle ripetute gaffe razziste e omofobe del presidente della Federcalcio) meraviglia l’assoluta incapacità di adattarsi ad un ruolo formale. Anche un bambino capirebbe (specie dopo gli scappellotti presi in passato) cosa è il caso di dire e cosa invece può essere solo pensato: il fatto che Tavecchio non riesca a sfuggire al trucco elementare dell’imboccata (quello schema in cui il giornalista cinico interrompe la frase e tu la completi) fa sospettare che la distanza fra idea e suo racconto sia nella sua testa gigantesca (e cioè che le sue battute su neri, omosessuali ed ebrei siano una versione talmente edulcorata del suo pensiero da sembrargli del tutto pronunciabili).
Nella comunicazione pubblica dove non arriva il sangue freddo e la cultura arrivano di solito l’istinto e la pratica. O così almeno accadeva un tempo. E dove non arrivavano sangue freddo, cultura e istinto, ci metteva una pezza l’apparato formale costruito attorno alla piramide gerarchica. Se al presidente scappava la battutina inopportuna esisteva quasi sempre una opportunità di segno contrario che la manteveva lontano dagli sguardi indiscreti dei curiosi.
Oggi tutti espongono tutto: nessuno sembra vergognarsi delle proprie miserie (tanto che alcuni ne hanno fatto un vero e proprio modello reputazionale, sia al di qua che al di là dal microfono), nessuno si fa scrupolo di seguire principi deontologici di minima (per esempio tutti hanno allegramente ripubblicato l’audio contro Tavecchio, una registrazione carpita di nascosto e diffusa a distanza di tempo con intenti per nulla chiari e senza che dentro quelle registrazioni esistesse una sola notizia che non sia l’impresentabilità di Tavecchio stesso).
Un moralismo insopportabile e di facciata porta a galla simili non-notizie, il buco della serratura diventa il canale principale della nostra informazione e soprattutto l’agenda informativa quotidiana si è rapidamente riempita di sciocchezze irrilevanti che domani avremo già dimenticato.
Novembre 3rd, 2015 at 09:18
Ho solo un appunto: partendo dalle cosiddette “dichiarazioni” di Tavecchio l’errore è considerarle “scoop”. Il vero “scoop” sarebbe sentire da quella bocca uscire dei ragionamenti, articolati, magari discutibili, ma insomma dei ragionamenti, un pensiero. Invece il nulla. Come fai notare Tavecchio è solo una della tante figure di cartone che affollano i media. E pensare che, almeno per Tavecchio, c’era una bella serie di condanne passate in giudicato a sconsigliarne la nomina.
Novembre 3rd, 2015 at 10:34
Gli accadimenti sono imprevedibili, in alcune settimane succede il finimondo, altre invece sono calma piatta, nulla accade.
I giornali devono ogni giorno riempire 30 pagine, nonostante non sempre ci siano 30 pagine da riempire.
Ecco che se non succede nulla devono inventarsi le notizie, o lasciare spazio all’intrattenimento di personaggi creati allo scopo.
Novembre 4th, 2015 at 06:44
All’italiano medio(cre), convinto che le Torri Gemelle siano state abbattute dagli ebrei, che i gay si chiamino froci e che “non esistono italiani negri”, fa piacere sapere di essere allo stesso livello della classe dirigente del paese.
L’informazione ne prende atto e vi si adegua.