Ivan Scalfarotto spiega sul suo blog le ragioni tecniche della mefitica definizione “formazione sociale specifica” riferita alle Unioni civili.
La Corte Costituzionale, con la sua sentenza 138/2010 ha detto che le unioni omosessuali non sono famiglia fondata sul matrimonio ai sensi dell’articolo 29 della Costituzione, ma sono “formazioni sociali” ai sensi dell’articolo 2 Cost. e come tali devono essere riconosciute. Questo significa che non ci si deve limitare a concedere diritti e doveri ai componenti la coppia, come vorrebbe NCD, ma la coppia deve essere riconosciuta come coppia. Cattiva notizia la prima parte della decisione, ma ottima notizia la seconda parte, giusto?
Ora: la legge in discussione al Senato fino a ieri conteneva un comma che definiva le unioni civili come “istituto giuridico originario”, per dire che non andava confuso con il matrimonio ex art. 29, che è precisamente ciò che ha dettato la Corte. Ieri in Commissione si è semplicemente deciso che la formulazione “istituto giuridico originario” fosse meno fedele alla sentenza 138/2010 di “formazione sociale specifica” che è una citazione diretta delle parole dell’articolo 2 della Costituzione.
In pratica ieri non è accaduto nulla di nuovo. Però oggi siamo tutti in un magnifico sbattimento e chi lavora a questa faticosa legge per introdurre, con tutti i vincoli che la legge e la politica ci impone, un’”omogeneità di trattamento tra coppie omosessuali e coppie coniugate” (sono sempre parole della Corte Costituzionale) deve impegnarsi a fronteggiare critiche fondate sul nulla, senza che sia accaduto nulla di nuovo.
Ora Ivan ha ragione, soprattutto sul “magnifico sbattimento”. Ho osservato anch’io in questi ultimi tempi, in maniera molto più laterale e meno diretta la complessità (per non dire altro) dei processi tecnici che portano alla formulazione discussione ed approvazione di una norma dello Stato. Conosco il lavoro testardo e appassionato di molte persone che in Parlamento ed altrove cercano di aggiungere un frammento di senso alle nostre leggi e vedo ogni giorno il muro di difficoltà che questi tentativi comportano.
Di fronte alla assurda complessità della macchina legislativa di questo Paese, alla sua borbonica insensibilità ad ogni urgenza, al suo continuo riferirsi ai diritti di qualsiasi minoranza in nome di una democrazia che spiana il campo ai furbi ed ai corrotti, si possono fare tre cose. Si può combattere, appunto, come sta facendo Scalfarotto, si può craccare la macchina (come fanno tutte le opposizioni palesi o occulte), ci si può infine adattare al ritmo lento della burocrazia romana, che è quello che fanno la maggioranza dei politici di lungo corso. Tutto un allargare le braccia, invocare commi, spiegare strategie ed accordi in Commissione, parlare strano. Soprattutto parlare strano.
Le tecnicalità sono proprietarie del campo legislativo e nessuno sembra avere gli strumenti per riequilibrare il sistema. Che è quello di una democrazia bloccata da un sistema che rende impossibile decisioni rapide e sensate. E che consuma i migliori dentro continue battaglie formali dalle quali, nella migliore delle ipotesi uscirà un papocchio inguardabile.
Inguardabile da fuori, da dentro invece il migliore degli accordi possibili.
Settembre 4th, 2015 at 10:26
1) Se questa cosa, qualunque nome avrà, porterà diritti e doveri analoghi al matrimonio, perché non chiamarla direttamente matrimonio?
2) Perché ho la sensazione che invece NON darà parità di diritti, e quindi bisognerà aspettare altri 10 anni che qualcuno farà di nuovo ricorso di fronte alla consulta per far equiparare tutti i diritti?
Settembre 4th, 2015 at 10:42
confondi secondo me la causa con l’effetto. in qualsiasi paese decente del mondo legislatori, giudici, avvocati e comuni cittadini discutono in modo appassionato e estenuante su singole parole di singole leggi o atti o sentenze, perché ne dipende, a volte letteralmente, la vita delle persone. e del resto dire “com’è inutilmente la formulazione di leggi, sarebbe bello fosse tutto più semplice”, pare una affermazione sensata finché non la applichiamo a qualcos’altro (la formulazione di protocolli medici o per la sperimentazione di farmaci, le tecniche ingegneristiche alla base della costruzione di edifici, le procedure per l’estrazione del dna, mille altri casi) ecco che la tecnicità e l’attenzione alle virgole di colpo ci pare più giustificata anzi auspicabile. Quindi il punto è che la causa non è questa. Si discute sulle virgole di una legge tipicamente quando ci sono opinioni diverse dentro il governo (magari perché è un governo di coalizione tra forze eterogenee nato da elezioni finite male?). Trattandosi però di temi che attraversano le forze politiche in modo trasversale, anche l’omogeneità del governo è secondaria: si tratta di trovare accordi condivisi perché il contrario espone la società a rischi di lacerazione su temi sensibili, e perché la diversità di opinioni è un presupposto della democrazia e non un accidente da correggere.
Settembre 4th, 2015 at 10:57
Molta superficialità; dipende da cosa vuole fare il governo: il Jobs Act lo hanno fatto subito e sono stati un secondo a togliere diritti, con parole chiarissime (potrei fare molti altri esempi).
Settembre 4th, 2015 at 11:05
Lo poteva scrivere Berlusconi questo post.
Settembre 4th, 2015 at 11:57
@bg non volevo minimizzare la complessità, so bene che nulla è semplice e che articolare le singole parole crea le conseguenze, dico solo che il meccanismo democratico in Italia soffre di un eccesso assembleare molto evidente e di una quota di complessità supplementare inutile che sfama in genere sé stessa e che come tale non genera responsabilità politiche identificabili (come le decisioni in genere dovrebbero poter fare).
Settembre 4th, 2015 at 12:18
Tre semplici parole: controllo a distanza (e per decreto, per andar via più veloci).
Settembre 4th, 2015 at 16:44
Esiste una piccola differenza tra le regole tecniche citate da bg o altre analoghe e le regole giuridiche in generale: le prime sono rivolte a esperti del settore che le applicano, le seconde sono rivolte a tutti. Se anche per scrivere le regole giuridiche si usa un microlinguaggio vuol dire che la loro interpretazione e applicazione è delegata a esperti ai quali i tutti che le devono rispettare sono obbligati a rivolgersi e questo oltre a essere spesso molto caro pone problemi di democrazia.
Settembre 4th, 2015 at 23:25
Penso che Scalfarotto insieme a pochi altri stia veramente dando corpo al senso di un impegno politico vero e sincero e in questo senso rarissimo.
Eppure da soggetto direttamente interessato alla questione trovo incredibilmente stupido perseguire qualsiasi risultato che non sia una totale assoluta e completa uguaglianza tra le coppie indipendentemente dal genere.
Tutte le complicazioni nascono dall’accettare che non si debba parlare di matrimonio, si vuole scansare così il putiferio politico sulla questione, l’unico dibattito che può trasformare una legge del genere in una occasione di evoluzione sociale. Si finge di non sapere che il problema non sono tanto i diritti reali delle coppie (anche) ma soprattutto la loro riconoscibilità pubblica, che è poi il senso primigenio del matrimonio.
Settembre 5th, 2015 at 17:31
E io Paolo penso (come credo molti) che questo scarso coraggio sarà la causa di una legge piccola ed ambigua come il nostro Parlamento è solito fare quando deve mettere d’accordo tutti. E mi spiace di essere sempre nelle fila dei peggiori
Settembre 7th, 2015 at 15:47
Petulando segnalo che il Jobs Act non è affatto piccolo ed ambiguo e ci è voluto certo molto coraggio per smantellare le fondamenta del diritto del lavoro (da sinistra, ovviamente).
Settembre 9th, 2015 at 17:20
è tutto così complesso, quando il bullo è al potere e tenta di rottamar tutto
vi rocordate il Napolitano che ammoniva contro l’abuso del voto di fiducia, voto blindato, antiparlamentare? E con questo impeto retorico … la pratica è archiviata.