Ieri sera, mentre guardavo e commentavo ferocemente su Twitter l’intervista di Enrico Mentana a Beppe Grillo, mi stavo anche chiedendo una cosa. E quella cosa era: che c’è che non va in questa (come in quasi tutte le altre, ma in particolare in questa) intervista che sto seguendo? Perché ai miei occhi era evidente che c’era qualcosa che non andava.
Non era intanto la mancanza di informazioni il problema: l’intervista di Mentana di ieri sera di informazioni sulla politica del M5S, su Grillo, Casaleggio e compagnia ne conteneva un discreto numero. Magari uscivano in maniera incidentale dentro il caos della conversazione a due (conversare con Grillo credo sia piuttosto difficile per chiunque) ma le notizie per me spettatore c’erano.
Nemmeno lo era il fatto che l’intervista fosse registrata: certo un’intervista con Grillo non dovrebbe essere registrata per nessuna ragione per il semplice fatto che il credito di credibilità che in quel caso è necessario mettere sulle spalle dell’intervistatore forse è troppo grande. Ma comunque.
No, il problema di quella e di moltissime altre interviste, la ragione che le rende francamente detestabili è la condiscendenza. Invece in TV e nel giornalismo televisivo (anche in quello cartaceo ma da quelle parti si nasconde assai meglio) la condiscendenza è la regola. La condiscendenza fra intervistato ed intervistatore, ma anche la sua variate opposta, vale a dire la diffidenza insistita e premeditata, sono la cifra stilistica del giornalismo TV italiano. E pensare che le regole del gioco sarebbero differenti: l’intervistatore dovrebbe essere me (ed essendo me spettatore dovrebbe essere il maggior numero di spettatori possibili contemporaneamente ed in questo dovrebbe stare la sua bravura ed il suo talento), l’intervistato invece dovrebbe essere un tizio che parla con me.
Questo da noi non succede. Mai. Che si tratti di Mentana che intervista Grillo, di Santoro che fa le pulci a Berlusconi o del più marginale mezzobusto che nel palinsesto notturno intervista l’assessore alla felicità del comune di Budrio, le interviste TV sono prima di tutto semplici manifestazioni dell’ego dell’intervistato e dell’intervistatore, nelle proporzioni adeguate alla notorietà ed al seguito dei personaggi.
Tutto quello che arriva allo spettatore da quest’altra parte dello schermo è così molto spesso materiale incidentale e rumori di scena: noi siamo di qua che ascoltiamo per cercare di capire il mondo; dall’altra parte le notizie per noi sono invece il risultato di collisioni di personalità. È la TV dei grandi sorrisi (o dei grandi odi a stento trattenuti), una TV nella quale il 90% del tutto è rapprentazione personale mentre il 10% è quello che interessa agli ascoltatori.
Marzo 22nd, 2014 at 17:55
Nella mia antica a comunque scarsa frequentazione con la TV mi vengono in mente due esempi.
1) Enzo Biagi, uno che poteva intervistare chiunque; quel che ne usciva era un’intervista, nulla più e nulla meno.
2) Lucia Annunziata, di cui nessuno ricorda un’intervista, ma solo l’elenco di quelli che le stanno sulle palle.
Il primo era un giornalista.
Non che Biagi non abbia pestato qualche merda, ma non dava certo l’idea di uno che la frequentasse come Zio Paperone faceva in costume da bagno con le monete.
Il resto, per quanto posso ricordare, sono aste da microfono per le dichiarazioni altrui.
Marzo 22nd, 2014 at 19:59
Non va bene se non trattano da imputato un nemico del Partito, vanno bene invece i salamelecchi fra gente di sinistra.
Marzo 22nd, 2014 at 23:02
Una noia mortale l’attesa intervista, tanto che dopo un po’ mi sono addormentato in poltrona. Ah, concordo ;)
Marzo 22nd, 2014 at 23:06
@fgdfgdfgd ha più senso il tuo nickname del tuo commento
Marzo 23rd, 2014 at 10:33
Non saprei. Per farmi un’idea politica non guardo la TV. (altrimenti rivoterei PD.. perseverando)
La questione a monte è infatti il controllo della TV da parte del partito, nel più classico schema della ripartizione. E’ il sorriso della lottizzazione, del padrone, ma è un sorriso violento. Caso unico in Europa.
E’ troppo facile: Berlusconi, e chi per il PD, fanno gli “amorevoli libertari” seduti su un duopolio assoluto (con la partecipazione del PD), mentre il più debole piange e urla
Innalzò per un attimo il povero
Ad un ruolo difficile da mantenere
Poi lo lasci cadere
A piangere e a urlare
Solo in mezzo al mare
Com’è profondo il mare
Ed è vero. Com’è profondo il mare.
Marzo 24th, 2014 at 08:57
Tutto bene e giusto peccato che questi commenti arrivino al solito solo quando si parla di Grillo e mai per uno di tutti gli altri per i quali addirittura molte volte non esiste neanche l’intervistatore…
Marzo 24th, 2014 at 12:47
@cla van
il metodo demo-forzaitaliota ormai è stranoto, stracriticato, stra vomitevole. Quello di Grillo, che dovrebbe essere nuovo, migliore, rottamatore, sta invecchiando a una velocità pazzesca e si sta allineando con la piaggeria democristiana 2.0.
Marzo 24th, 2014 at 15:15
Concordo in pieno, anche io credo che l’intervista fatta da chiunque a chiunque non debba essere manifestazioni d’ego dell’intervistato e dell’intervistatore.
Che poi è la stessa identica critica che ti viene fatta caro Mantellini quando parli del M5S.
Marzo 24th, 2014 at 18:32
Modello tedesco VS modello italiano.
Poletti e i sindacati.
“La concertazione di Renzi credo che non esista. [..] la cosa che deve essere chiara è che quando è l’ora di decidere, io il ministro, e quindi il governo, decide e viene giudicato dai cittadini”
”se sono scontenti un po’ di qua e un po’ di là abbiamo fatto bene”
(riprendendo il concetto tanto caro al governo Monti)
chi l’avrebbe mai detto: il kapò delle coop. Dove non è arrivato Burlesconi..
vorrei solo ricordare al sovrano delle coop (nonchè diessino vicino a Bersani e D’Alema) lanciato verso l’ottimismo autoritario e neofeudale che: la ‘condotta antisindacale’ rimane un reato.
l’Italia e la socialdemocrazia mancata.
Marzo 25th, 2014 at 20:28
[…] Mantellini, “La TV dei grandi sorrisi”: No, il problema di quella e di moltissime altre interviste, la ragione che le rende francamente detestabili è la condiscendenza. Invece in TV e nel giornalismo televisivo (anche in quello cartaceo ma da quelle parti si nasconde assai meglio) la condiscendenza è la regola. La condiscendenza fra intervistato ed intervistatore, ma anche la sua variate opposta, vale a dire la diffidenza insistita e premeditata, sono la cifra stilistica del giornalismo TV italiano. […]