Il motivo per cui moltissime persone questa mattina si sono risentite per questo articolo di Repubblica sulla morte di Aaron Swartz sono facili da intuire. Si tratta di una tragedia che ha colpito una persona che ha avuto per tutta la sua breve vita a cuore le stesse cose che ci interessano e ci sembrano importanti. Personalmente non pretendo che la condivisione della cultura, la libera espressione e l’accesso aperto alle fonti informative debbano essere patrimonio ed aspirazione di tutti. Per la verità non sono nemmeno sempre sicuro si tratti della soluzione ad ogni problema. E sebbene io sia anche convinto che non è un caso se i due peggiori articoli sulla morte di Swartz che mi è capitato di leggere in questi giorni siano comparsi sui due maggiori quotidiani italiani (anche quello del Corriere firmato da Massimo Gaggi non scherza) e possano almeno in parte essere inquadrati in quel campo di distorsione che certa stampa dedica ai fenomeni sociali che in qualche misura la minacciano e la mettono in discussione, io trovo che il tono e gli accostamenti, più ancora dei contenuti dell’articolo scritto dall’inviato a New York di Repubblica Angelo Aquaro, siano plausibili ed adeguati alla notizia che commentano solo per chi davvero non ha capito. Al di là della assurda indelicatezza di paragonare la morte di Aaron a quella di un divo del rock (per poi definirlo più avanti “guru riluttante”) , ben oltre la frase che ha fatto imbestialire molti (me compreso) sui “tanti, troppi smanettoni depressi come lui, entusiasti delle macchine e con la testa nelle nuvole, nei mille cloud che custodiscono i nostri dati e le nostre vite”, affermazione senza prove figlia di un provincialismo imbarazzante, sono tutte le parole usate ed il tono da romanzetto rosa utilizzato nell’articolo a colpire e sembrare davvero fuori luogo. Aquaro scrive usualmente così, con una teatralità un po’ plastificata da grande autore incompreso, noi ovviamente non abbiamo troppi titoli per sottolinearlo. 99 volte su cento tutto questo non significa poi molto. Nel caso della morte di Swartz l’alberonismo applicato da Aquaro ai temi tecnologici diventa invece improvvisamente insopportabile. Tim Berners Lee e Lawrence Lessig, piangono pubblicamente la morte di un giovane difensore dei diritti di rete, i grandi quotidiani di tutto il mondo ne trattano con cordoglio ed ammirazione, solo Repubblica trova la maniera di fare scrivere al riguardo un signore che nella migliore delle ipotesi non ha capito. Nella peggiore ha capito ma non gliene frega nulla.
13
Gen
Gennaio 13th, 2013 at 22:48
Non ha capito e non è la prima volta se si cerca online. Ma non è il solo: bisognerebbe avere la sensibilità ed il rispetto di andarci con i piedi di piombo non solo in questi casi ma sempre quando si fa giornalismo evitando luoghi comuni.
Gennaio 13th, 2013 at 23:35
Hai usato la parola giusta: provincialismo. E se l’Italia è in questo stato si spiega anche perchè soggetti come questo scrivono sui giornali, siedono in parlamento, decidono nelle più importanti aziende pubbliche e private…
Gennaio 13th, 2013 at 23:41
Teatralità poi da Studio Aperto, basta provare a leggere il suo articolo con il tono da cronaca in stile mediaset, verrebbe perfetto.
Gennaio 14th, 2013 at 00:26
Ma tu, @mante, leggi ancora repubblica?
Gennaio 14th, 2013 at 02:30
[…] leggendo un articolo dal blog di Massimo Mantellini, sulla scomparsa di Aaron Swartz, e spero non me ne vorrà se lo prendo ad […]
Gennaio 14th, 2013 at 02:30
[…] leggendo un articolo dal blog di Massimo Mantellini, sulla scomparsa di Aaron Swartz, e spero non me ne vorrà se lo prendo ad […]
Gennaio 14th, 2013 at 07:46
Notevoli anche “Etich Lab” e “quegli organismi di internet che sono i siti di notizie, da Repubblica.it in giù”.
Gennaio 14th, 2013 at 08:26
I giornalisti “tradizionali” italiani ormai li conosciamo bene.
Come d’altronde anche i media tradizionali (come si fa nel 2013 a pubblicare ancora articoli con errori di battitura grossolani come in questo caso su una testata come Repubblica? Mah…).
Ogni ulteriore commento ormai è superfluo.
Gennaio 14th, 2013 at 09:25
@mante, l’ha scritto Maxpelle, mica io!
Gennaio 14th, 2013 at 09:49
Sapete tutti cosa bisogna fare… Eliminare Repubblica dagli RSS… Forse solo così capiranno…
Gennaio 14th, 2013 at 10:49
questo mi sembra un buon articolo:
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-01-13/aaron-swartz-suicidio-hactivist-160937.shtml?uuid=AbzlPvJH
guru riluttante però non è un brutta definizione.
Gennaio 14th, 2013 at 11:17
“Dal nostro inviato Angelo Acquaro”.
Perche’, dove lo hanno inviato???
Gennaio 14th, 2013 at 11:22
Aquaro aprisse un chiosco di hot dog. Perchè Repubblica se lo tiene, perchè?
Gennaio 14th, 2013 at 11:32
L’AD di Repubblica è il primo artefice del declino dell’IT italiana (leggasi Olivetti). L’ego di alcuni giornalisti è imbarazzante. Avete mai provato a parlare con uno di quei giornalisti? Sono più sonb di Agnelli nei tempi d’oro.
Gennaio 14th, 2013 at 16:15
L’unica cosa da dire di sano ed intelligente è Requiescat In Pace.
E lasciar perdere ipotesi, illazioni, fantasie: perchè è inevitabile che tutti parlino per sentito dire, non solo Aquaro. E non so se è più indelicato chi usa luoghi comuni in un verso (la rockstar depressa) o nell’altro, il perbenista “era tanto una brava persona”.
Gennaio 14th, 2013 at 16:50
vale la pena di leggere questo:
http://www.zephoria.org/thoughts/archives/2013/01/13/aaron-swartz.html
Gennaio 14th, 2013 at 18:17
[…] Raccontare le storie delle persone è difficilissimo soprattutto se non appartengono al quotidiano, c’è il rischio di fare grossi strafalcioni, prendere granchi come hanno fatto molti in questi giorni sulla vicenda di Aaron Swartz. […]
Gennaio 14th, 2013 at 19:30
quotidiani da quattro soldi
Gennaio 14th, 2013 at 22:25
questo invece è un bel pezzo made in italy su aaron
http://tg24.sky.it/tg24/mondo/2013/01/13/aaron_swartz_suicidio_reazioni.html
Gennaio 14th, 2013 at 22:48
non so se questo e meglio
http://www.buzzfeed.com/rosiegray/iranian-government-promotes-aaron-swartz-conspirac
Gennaio 14th, 2013 at 23:48
[…] ( Il guru riluttante ) […]
Gennaio 15th, 2013 at 06:38
Aquaro non sa di cosa parla, chi ha deciso di fare scrivere il pezzo a lui invece lo sa benissimo, e vuole che il pubblico non sappia niente dell’approccio alla condivisione conoscenza di Swartz e di quelli come lui, per squallidissime ragioni di bottega.
Gennaio 15th, 2013 at 10:01
Si può criticare il pezzo di Aquaro (evitare il linciaggio sarebbe meglio), ma la teoria del complotto evocata da Mante e da tanti commentatori è ridicola, degna di Meyssan e dell’aereo mai caduto sul Pentagono. «Certa stampa» è da anni iper-attenta e favorevole al mondo del web (pure troppo e mai nel modo giusto, immagino, ma questo è un altro discorso). Oggi il Corriere mette in prima pagina un bel pezzo di Serena Danna. Nuova diabolica strategia di «certa stampa»? O semplicemente, tra le centinaia di pezzi pubblicati ogni giorno, alcuni sono più riusciti di altri?
Gennaio 15th, 2013 at 10:19
forse,ma forse è una citazione..
Marvin Gaye the reluctant messenger..
forse
Gennaio 15th, 2013 at 22:01
@Paolo
non mi pare si parli di complotto, si prende solamente atto (ancora una volta diosanterrimo) dello stato in cui versa la stampa nostrana.
il fatto, paolo, e’ che avremmo davvero bisogno, ma tanto, di giornali veri. per questo si rosica, non solo per il cattivo gusto moltiplicato dal pressapochismo provincialista.
Gennaio 15th, 2013 at 23:15
Mi spiace, Mantellini evoca proprio un complotto: «non è un caso se i due peggiori articoli sulla morte di Swartz che mi è capitato di leggere in questi giorni siano comparsi sui due maggiori quotidiani italiani (anche quello del Corriere firmato da Massimo Gaggi non scherza) e possano almeno in parte essere inquadrati in quel campo di distorsione che certa stampa dedica ai fenomeni sociali che in qualche misura la minacciano e la mettono in discussione».
Tradotto in italiano: non è un caso che Rep e pure Corriere abbiano pubblicato pessimi articoli, lo hanno fatto apposta per denigrare il web da cui si sentono minacciati
Ecco, è una tesi datata e ridicola, che mostra un grado di conoscenza della realtà non maggiore di chi ha scritto i primi pezzi su Swartz. I media tradizionali ormai ripongono in quei «fenomeni sociali», come li chiama Mantellini, le residue speranze di salvare la pelle. Altro che denigrare. O ci siamo scordati le paginate agiografiche – alcune riuscite, altre meno, come sempre – su Steve Jobs?
certo che avremmo bisogno di giornali veri, come di politici veri, come di commentatori, blogger e lettori veri
invece qui siamo alla curva Sud, al qualunquismo per cui se una sciocchezza l’ha scritta uno dei media tradizionali vale triplo
i buoni pezzi pubblicati sui media mainstream (capita, talvolta) non meritano di essere citati perché non portano l’acqua al solito mulino, che è questo:
vecchi media = roba per rincoglioniti
noi del web (che abbiamo inventato Internet, sì, proprio come Al Gore) = avanguardia della competenza
questa contrapposizione ideologica, ridicola già ai tempi del modem 24k, oggi è incredibile
l’articolo si può criticare, naturalmente, ma la violenza verbale scagliata contro chi al massimo è colpevole di avere sbagliato pezzo andava fermata
questo avrebbe dovuto fare Mantellini, invece di aggiungere la sua monetina alle tantissime già tirate
ma il provincialismo, appunto, è tale che massacrare per una giornata intera un giornalista di Repubblica ci fa sentire tutti subito Romenesko. Che tristezza
Gennaio 16th, 2013 at 18:59
@Paolo, si tratta certamente di una tesi datata, ridicola non direi, per lo meno per la parte di ambiente giornalistico con cui ho a che fare (non so magari tu conosci altre persone). I buoni pezzi sui media mainstream per quanto mi riguarda sono costantemente sottolineati e quello che dici, se ti riferisci a me, è una semplice sciocchezza, io sono sempre molto contento quando leggo cose che mi convincono che riguardano Internet sui vecchi media (e accade spesso). Semmai quello che negli anni mi è accaduto è stato smettere di citare troppo le tante sciocchezze che leggo. Con qualche eccezione ovviamente. Quanto al resto mi pare assai probabile che tu non abbia mai letto Aquaro in passato.
Gennaio 16th, 2013 at 20:31
Mante, intanto ti ringrazio per avermi risposto. Immagino tu abbia capito che non sono un troll, piuttosto un ammiratore un po’ deluso.
La rabbia popolare contro Aquaro mi è sembrata esagerata, non vorrei fare il cuore tenero ma al decimo tweet di insulti ho pensato che in fondo Aquaro aveva forse sbagliato pezzo, non ammazzato qualcuno.
Ci si lamenta spesso – stragiustamente – di quel approccio “lato oscuro della rete-webinattendibile-bufalasutwitter” che ogni tanto riemerge nei giornali. Chi lo critica dovrebbe dimostrarsi migliore e non basarsi su pregiudizi speculari quando commenta – legittimamente – quel che fanno i media tradizionali.
Per quanto mi riguarda è tutto qui. Scusa i toni a mia volta sopra le righe, e grazie della discussione.
Gennaio 19th, 2013 at 09:39
[…] Alcuni giornalisti italiani nel raccontare la sua storia hanno definito Aaron Swartz uno ‘smanettone depresso’ o una persona ‘che ha perso la sensibilità del confine tra lecito e illecito’. Espressione a dir poco infelici, se non offensive, che in ogni caso indicano che gli autori hanno di capito ben poco della storia eccezionale di questo giovane appassionato e geniale. […]