Questa cosa che Facebook abbia fatto causa al sito Teachbook perchè la parola “book” fra parte del suo marchio fa veramente ridere i polli. Anzi li fa piangere.

(via Punto Informatico)

31 commenti a “Porzioni di marchio”

  1. Alessio jacona dice:

    Perché, mcdonald’s con mcpuddu’s? E, meglio ancora, Murdoch con Skype per la parola “sky”?

    http://www.thewebobserver.it/2010/08/25/mcpuddu’s-mcdonald’s-e-la-neo-lingua/

  2. Sascha dice:

    Mark Zuckerberg è un ammiratore di Ayn Rand – e ho detto tutto…

  3. frap1964 dice:

    Perché invece McDonald’s contro il sardo McPuddu’s cos’è?
    Con la regione Sardegna ad offrire assistenza legale.

    Naturalmente tutto benissimo invece per McItaly, anzi con tanto di patrocinio del ministero dell’Agricoltura; secondo il neo-governatore veneto Zaia (ex-ministro), avrebbe dovuto portare milioni di euro/mese di prodotti di consorzi di tutela italiani da Pechino a New York, con l’indimenticabile visione della “multinazionale dei contadini che da’ l’assalto al cielo passando per un McDonald’s”.
    Una memorabile pagliacciata leghista durata nemmeno due mesi (ovviamente solo in McDonald’s Italia) e poi subito chiusa.

  4. valentina dice:

    E Forza Italiaaa

  5. frap1964 dice:

    Bisogna senz’altro segnalare allo studio legale romano Siblegal che tutela in Italia “l’immagine” di Mc…’s quelli di McLink: creano un chiaro rischio di confusione.

  6. Davide dice:

    Mantellini, cosa ne pensi del social network open source Diaspora che dovrebbe essere rilasciato a metà settembre? Ammesso che riesca ad attirare un numero significativo di persone, ti sembra valido il funzionamento di fondo?

  7. Mattia dice:

    Mah, io non lo trovo così strano.
    Un conto è se io apro unsito che si chiama Teachbook e in quel sito vendo dei libri di testo on line.
    Ma in questo caso il sito è – guarda un po’ – un socila network. Per insegnanti.
    È evidente che il suffisso book è usato con riferimento a facebook, non facciamo le verginelle.
    Così come McPuddu: un conto è se il sig. Puddu apre un negozio di abbigliamento e lo chiama McPuddu’s, ma se apre un fast food e usa il prefisso Mc, è evidente che si riferisce a McDonand’s.
    Per intenderci, non è che quelli di FB o di MD si sono appropriati di parole generiche, ma contestano il loro utilizzo quando si riferiscono allo stesso ambito commerciale.

    Poi ovvio, se vogliamo fare della demaagogia a basso costo con il grande – cattivo contro il piccolo – vittima, allora fate pure.

  8. Clockx dice:

    Mattia, secondo me hai ragione. Il punto quindi si sposta su “è legittimo o meno che un competitore adotti un nome commerciale che in parte richiama quello del concorrente prevalente sul mercato”?

    Non ne so abbastanza per dare una risposta sotto il profilo giuridico, ma mi sembra che, almeno in Italia, questa cosa sia sempre accaduta senza grandi problemi. Probabilmente quando un prodotto, o il nome di un prodotto, diventa così diffuso da entrare a far parte del linguaggio comune, non è più solo un marchio registrato, ma il nome di una categoria di prodotti e si presta ad usi più generici.

  9. marchetto dice:

    http://www.hatebook.org/

  10. frap1964 dice:

    @Mattia
    Potrei essere d’accordo se vendessero prodotti alimentari simili a quelli di McDonald’s e il marchio sull’insegna fosse in qualche modo similare.
    Invece il marchio è completamente diverso e vendono i culurgiones ed altri prodotti tipici sardi.
    E nel McFruttus frullati e frappè…
    Ma dai, il rischio di confusione è 0.0 .
    Poi immagino che a Santa Maria Navarrese in Ogliastra McD….’s abbia un business fiorentissimo e già ben avviato da anni.

    Stessa cosa per facebook.
    Adesso vogliamo sostenere che sia giusto e normale che nessun social network a livello mondiale, quale che sia, cosa faccia, che dimensione abbia, potrà mai contenere la parola face o la parola book in ogni e qualsiasi variante possibile ed immaginabile senza vedersi arrivare una letterina dei legali di Zuckerberg?
    Dai, è semplicemente ri-di-co-lo.

  11. soloparolesparse dice:

    Ecco, lo sapevo… ora mi toccherà smontare la mia parete libreria… è piena zeppa di books!

  12. Mattia dice:

    @Frap1964

    Sul fatto che McDonald’s si metta a vednere culurgiones, è evidente che chiunque si faccia dei dubbi.
    Ma McFruttus, suvvia… io se vedo un negozio con scritto sopra McFruttus mi viene immediatamente da pensare che McDonald’s abbia aperto una catena di robe salutari, per venire in contro alla clientela fighetta del mangiar sano.
    Né più né meno di come ha aperto McCafè, per venire in contro alla clientela che va da Starbucks.

    Poi guarda, l’illecito non sta nell’ingannare i clienti, ma nello sfruttamento del marchio.
    Se io faccio un fast food e uso il prefisso Mc, sto sfruttando il marchio anche se vendo culurgiones. Sicuramente nessuno penserà che McDonald’s si butta nel mercato dell’alimentare sardo, ma io quel Mc ce l’ho messo per dire alla gente che si tratta di un fast food. Di cibi sardi, ma pur sempre un fast food.
    Altrimenti perché usare il prefisso Mc? Perché hai lo zio in Scozia?
    Nel momento in cui usi il prefisso Mc per identificarti davanti alla clientela come fast food sfrutti la fama di un altro marchi che inizia con Mc che identifica un fast food.

  13. Mattia dice:

    Stessa cosa per facebook.
    Adesso vogliamo sostenere che sia giusto e normale che nessun social network a livello mondiale, quale che sia, cosa faccia, che dimensione abbia, potrà mai contenere la parola face o la parola book in ogni e qualsiasi variante possibile ed immaginabile senza vedersi arrivare una letterina dei legali di Zuckerberg?
    Dai, è semplicemente ri-di-co-lo.

    Non è ridicolo per niente.
    Sarebbe ridicolo se “book” fosse una parola che c’entra col concetto di social network.
    Ma siccome “book” identifica un social network grazie al fatto che l’ha introdotta Facebook nel proprio marchio, allora non puoi usarla per altri marchi di social network.

    Esempio: se tu chiami un social network “amicicaccia-net.com”, il suffisso net ti identifica come social network. Ma è una parola che tu prendi dal linguaggio del settore (-net da network), quindi non puoi dire che sei tu che attribuisci al suffisso -net il significato “questo è un social network”.

    Ma se tu apri un social network “amicidoppietta.com”, fai un gran successo, e tutti iniziano a collegare il concetto “doppietta=social network”, allora la proprietà di questa parola, usata nel concetto “doppietta identifica un social network” è tua.
    Peché senza di te nessuno avrebbe identificato un social network come tale, per avere il suffisso -doppietta.

    Chiaro?

  14. Clockx dice:

    Cit: Ma se tu apri un social network “amicidoppietta.com”, fai un gran successo, e tutti iniziano a collegare il concetto “doppietta=social network”, allora la proprietà di questa parola, usata nel concetto “doppietta identifica un social network” è tua.

    Ok. Ma se tu hai un successo tale che la parola doppietta diviene nel gergo comune un sinonimo di social network, non è normale che ad un certo punto sorgano dei “doppietta bis” o “tris” o nessuno più potrà mai usare il termine doppietta associato ai social network? È chiaro che ci si richiama al senso originale del termine Mc o “doppietta”, ma non necessariamente (solo) per rubare immagine, ma anche per dire: anche noi intendiamo proporre un tipo di prodotto (o luogo virtuale nel caso di social network) con quelle caratteristiche.

  15. Mattia dice:

    anche noi intendiamo proporre un tipo di prodotto (o luogo virtuale nel caso di social network) con quelle caratteristiche.

    ed è proprio il riferimento a quelle caratterstiche fa dell’uso di quella parola uno sfruttamento di marchio.

    Poi possiamo decidere quanto sia giusto o meno, quanto l’entrare nel gergo comune fa perdere ai detentori la titolarità dell’uso del marchio.
    Ma queste sono precisazioni da fare, perché la faccenda non è mica così semplice come la butta giù in tre righe mantellini.

  16. trentasei dice:

    insomma, il problema del nastro adesivo che tutti chiamano Scotch.. O della penna a sfera che tutti chiamano Bic.. Ma non ho visto molte aziende chiamare il loro nastro o la loro penna Scotch o Bic, tipo Bicpen o Scotchy.

    Book è termine d’uso comune, in effetti, se non comunissimo, e la diatriba è interessante, visto che il libro sarebbe anche inerente, in questo caso, al lavoro dei teachers, per cui il giusto riferimento di cui si parlava a un social network col termine book risulterebbe quantomeno tendenzioso.

    Ma che diremmo, parlando di un foglio per prendere appunti tipo Post-it, se si chiamasse ad esempio Attach-it o qualcosa di simile ?

    “it” è banalmente di uso comune, ma il riferimento è smaccato, e chi ha associato il termine “it” al foglietto per prendere appunti, è solo il “post it”, per quanto da una vita appartenesse al gergo comune.

  17. trentasei dice:

    ad esempio, parlando proprio di Post-it, voi denuncereste quelli che producono Attach it ? (manco farlo apposta esiste sul serio… ) http://attach-it.com/ l’ oggetto è diverso, ma il concetto di attacabilità su superficie tipo post it sul frigorifero è l’ idea cui si rimandano abbastanza chiaramente. Ma il brand “-it” cui si richiamano a mio avviso è proprio stato creato da Post-it. Perchè non Touch&Move ? Impossibile pensare non sia un richiamo -molto efficace- all’ idea del prodotto Post it.

    qui a euroffice, invece, http://www.euroffice.it/ in home page catalogano tutta la categoria dei post it, memo adesivi etc. come “Post it”, ma in realtà vendono anche altri marchi. Un po’ come se entrassi da McDonald e potessi comprare Burger King.

  18. lorenzo calistri dice:

    In quel che ho letto si parla di facebook che fa causa ad una “online community for teachers”. Ma nonostante non abbia letto il testo della causa, credo di poter dedurre che l’oggetto del contendere sia ben altro oltre la parole ‘book’.

    La community da cosa è data, dalla struttura che la ospita o da un numero/gruppi di utenti che si trova e confronta.

    Mi sono registrato a teachbook ed ho riscontrato quello che supponevo. Una struttura vuota, nessuna community. Pochissimi utenti registrati, tanti quanti possono comporre una delle mie interminabili riunioni di lavoro; per lo più tutti registrati credo con le mie stesse aspettative, vedere di cosa si parla.

    L’aspettativa di teachbook è di creare una community dal niente, da una struttura scarna e banalmente posta, sfruttando assonanze di nome e di fatto, del primo attore in campo in questo settore, quello dei social.

    Facebook, si fa per dire, cade nel tranello. Facendo causa ha creato visibilità ad una struttura vuota – non ad una community – ponendo le basi per la creazione di una community, qualificata (di insegnanti) e non generica, che cambierà nome non appena raggiunto un numero critico per far partire la macchina sociale.

  19. Cafonauta dice:

    Azzz!!!

    Corro a chiudere l’account su abebooks

  20. frap1964 dice:

    @Mattia
    Seguendo il tuo ragionamento, praticamente nessuno al mondo sarebbe titolato nel campo del sw ad utilizzare nel proprio marchio prefissi e/o suffissi come Micro e Soft.
    Ti risparmio l’elenco… googleggia pure.

  21. Mattia dice:

    @frap

    Allora non l’hai proprio capito il ragionamento.
    Rileggi da capo il mio commento.
    Senza saltare le righe dispari.

  22. Net Flier dice:

    ho sentito dire che ben harper è in causa con bill gates perché ha detto daygum xp davanti ad un macbook in un macdonald con windows xp

  23. frap1964 dice:

    @Mattia
    Il tuo “ragionamento” – nello specifico parola un tantino azzardata – semplicemente non sta in piedi perchè quelle caratteristiche, di cui vai discorrendo con una – a tratti anche commovente – sicumera, coprono in realtà un tale campo di variabili ed hanno un’ampia alea di incertezza, nonché uno spettro di piccole e grandi differenze, tale da poter significare e comprendere in realtà tutto e il contrario di tutto, secondo gli specifici casi.
    Sono cioè proprio come quelle caratteristiche della tua arrogante certezza nel commentare e rispondere; che invitano poi i tuoi interlocutori a saltare non solo le righe dispari, ma anche quelle pari, o anche tutte quante insieme, ottenendo sempre e comunque un risultato del tutto equivalente in termini di valenza del risultato del concetto espresso (da te): cioè, esattamente il nulla.
    E del tempo perduto: comunque troppo.
    Per capirsi meglio, non è che se in questo thread di commenti, io decidessi per caso di cominciare a darti del “fesso” e poi, riscuotendo anche un buon successo di consensi da parte di altri commentatori, magari sull’onda dell’entusiamo generale, decidessi di registrare il marchio ed aprire un blog professionale FessoMaTtia con migliaia e migliaia di contatti/giorno, allora nessun altro, te compreso, dovrebbe potersi azzardare a fare altrettanto, ad esempio con il marchio MaTtiaOhMaLoSaiSeiVeramenteUnGenio.
    Nel timore di vedersi far valere un precedente diritto o creare “confusione” o “diluire” l’ormai sicuro ed affermato successo di FessoMaTtia in tutto il mondo tondo.
    Che i marchi, magari, si registrano, ma le singole parole (anche quelle inutili e/o a tratti arroganti come le tue, per dire) appartengono al linguaggio comune e sono patrimonio di tutti: quindi devono potersi usare in contesti simili e/o in situazioni anche leggermente diverse.
    Almeno per il momento è così, per quel che mi risulta.
    Imho.

  24. frap1964 dice:

    Prevedo imminenti e sicure guerre legali tra Crapbook e BullShitBook con florilegio di commenti Butta.ti là.

  25. Daniele Minotti dice:

    Francesco, contrariamente a quello che dice PI, è probabile (ma non ne sono certo, ovviamente) che non si tratti soltanto di una questione di suffisso book.
    Mi e’ difficile entrare nel merito visto che abbiamo sempre nottizie limitate, ma non mi sembra che FB sia cosi’ *evil* nel difendere un proprio prodotto cui altri si sono *liberamente* (e mi sembra anche maliziosamente) ispirati…

  26. frap1964 dice:

    Daniele, guarda che Zuckerberg ha i suoi bravi scheletri nell’armadio.
    Ora poi che proprio ThinkComputer ha presentato il suo “portafoglio elettronico” denominandolo FaceCash, dalle parti di Facebook nessuno potrà sviluppare applicazioni mobile per il pagamento elettronico che contengano le parole Face o Cash, secondo te? A me sembra davvero tutto quanto un “delirio”, volendo citare AlfonsoFuggetta (copyleft).

  27. Daniele Minotti dice:

    Francesco, a parte gli sche… letri :-) , quello che voglio dire e’ che non si tratta soltanto di un termine, ma del contesto. Se metti *face* nel nome di un social network (peraltro, quello piu’ popolare), beh… difficile far credere che non hai voluto l’assonanza. E perche’ l’hai voluta?
    Sul mezzo di pagamento, in effetti se FB volesse buttarsi in quel settore penso che ne vedremmo delle belle. Con esiti tutt’altro che scontati, pero’…

    P.S.: Le questioni come quella di cui parliamo sono sempre interesantissime. Io, professionalmente, le ho scoperte non prestissimo, ma, alla fine, ci ragiono spesso e devo dire che e’ molto facile banalizare.

  28. frap1964 dice:

    Dev’essere il periodo, il caldo, od un’innovativa smart iuesei stategy per spillare facilmente quattrini alle aziende hi-tech in accordi transattivi, piuttosto che farsi logorare in cause multimiliardarie e/o rimetterci in termini d’immagine o chiudere.

  29. Daniele Minotti dice:

    Certo, ci sono quelli che ci provano. Ma quelli che hanno ragione?
    A me sembra che chi intende difendere i propri diritti (e marchi, insegne, ditte e domini sono diritti preziosissimi) venga automaticamente definito poco etico.
    Personalmente, mi sembra, quanto meno, una banalizzazione.

  30. frap1964 dice:

    Effettivamente in alcuni casi estremi si potrebbe anche butta.re là un “qui però sono d’accordo”…

  31. Daniele Minotti dice:

    LOL!!!